Il Pd in presidio davanti al San Marco per una sanità pubblica e di qualità
Accesso alle cure, finanziamenti, medicina territoriale: questi i temi portati dai dem venerdì pomeriggio davanti alìl'ospedale
Un presidio rapido, sotto la pioggia battente, ma denso di idee e obiettivi per una sanità che torni a essere pubblica. A organizzarlo, venerdì pomeriggio, davanti all'ingresso del Policlinico San Marco di Zingonia, è stata una delegazione del Pd regionale accolte sul territorio dal segretario provinciale dem Gabriele Giudici.
Sit-in del Pd per la sanità pubblica
Dopo i presidi del M5S contro l'attivazione del servizio di ambulatorio ad accesso libero, ribattezzato "Pronto soccorso a pagamento", anche il Partito Democratico ha portato la sua battaglia per una nuova sanità pubblica anche a Zingonia. Una protesta che, come ha sottolineato il consigliere regionale Jacopo Scandella "non è contro la singola struttura o servizio, ma contro la mancanza di programmazione di Regione Lombardia". Presenti al sit-in anche il consigliere Davide Casati insieme a Paola Bocci, Roberta Vallacchi, il capogruppo dem nella Commissione Sanità Carlo Borghetti e il capogruppo del Pd regionale Pierfrancesco Majorino.
"Siamo qui per portare avanti un'idea di sanità che guardi alla cartella clinica delle persone e non all'ampiezza del portafogli - ha esordito Giudici - che sia pubblica e che non punti al profitto. Una sanità di qualità oggi rappresentata da medici e infermieri che ogni giorno si fanno in quattro, ma che non viene rappresentata dall'organo politico che dovrebbe coordinare la sanità regionale".
A difesa del Servizio sanitario nazionale
"Oggi un lombardo su nove rinuncia a curarsi, è un dato inaccettabile - ha commentato Pierfrancesco Majorino - Non si può continuare a dire ai cittadini che se vogliono farsi curare devono pagare. Si colpisce al cuore dei principi con cui ormai 45 anni fa è nato il Sistema sanitario nazionale, una straordinaria riforma che l'Europa intera ci invidia e che viene mortificata da un'azione che separa la popolazione in cittadini di serie A e di serie B".
"Dobbiamo garantire il carattere universalistico del Servizio sanitario nazionale - ha aggiunto il capogruppo del Pd - Se uno ha pagato le tasse per tutta la vita perché dovrebbe pagare per farsi curare in tempi certi o con modalità accettabili? E' sbagliato, bisogna cambiare radicalmente. Pubblico e privato devono convivere, ma è l'interesse pubblico che deve determinare le scelte".
E' Scandella, poi, a tornare sul tema dell'accessibilità alle cure.
"Curarsi non deve dipendere dalla capacità reddituale - ha evidenziato - Per anni si è investito sulle prestazioni più remunerative, così facendo si sono ampliate le differenze anche tra i territori. Oggi siamo qui, ma non è una battaglia contro una struttura o un servizio, ma in difesa di un principio".
L'ambulatorio diretto è chiuso
Il riferimento è al servizio di ambulatorio ad accesso diretto che il Policlinico San Marco, struttura afferente al Gruppo San Donato, aveva attivato in estate in via sperimentale. Pur non trattando le emergenze - l'accesso era riservato ai classici codici verdi e bianchi - era stato subito ribattezzato "pronto soccorso a pagamento" e già nelle settimane successive erano iniziato i sit-in di protesta. Un servizio a pagamento, 149 euro per una visita, che però è già stato sospeso.
"Il Policlinico San Marco di Zingonia precisa che non è mai stato attivato alcun Pronto Soccorso privato - hanno fatto sapere dalla struttura - Il servizio, chiamato “ambulatorio ad accesso diretto”, aperto sperimentalmente la scorsa estate, è stato chiuso".
Poche parole per lasciarsi indietro, forse, le tantissime polemiche che hanno seguito la sua apertura.
"Nei prossimi mesi andremo a discutere e approvare in Aula il nuovo piano socio sanitario che è scaduto dieci anni fa - ha aggiunto Casati - Siamo andati avanti senza un documento per anni, aprendo ospedali dove non serviva e chiudendoli dove invece ce n'era bisogno concentrandosi laddove c'era ricchezza. E' un sistema ormai al collasso che aumenta la disuguaglianza e il rischio maggiore è che stiamo diventando indifferenti a questa situazione, si stiamo abituando ad andare avanti così, tiriamo fuori il 100 euro e in qualche modo ci si cura".
E poi il tema della sanità territoriale.
"Abbiamo ospedali di eccellenza, ma un territorio sguarnito di guardie mediche e medici di base - ha continuato Casati - E' una professione non più attrattiva, senza dimenticare il tema della neuropsichiatria infantile e quello della disabilità che ha subito un taglio di 10 milioni (centinaia di euro al mese destinati ai caregiver) su un bilancio di 32 miliardi. E' vergognoso che non si siano voluti trovare i soldi necessari".
Problemi decennali
I problemi della sanità lombarda, certo, non sono nuovi. Su questo ha voluto portare l'attenzione il capogruppo dem in Commissione Sanità Borghetti.
"Le lunghe liste d'attesa non sono di ieri, la carenza di medici è iniziata anni fa, l'assistenza domiciliare quasi a zero è così da 25 anni - ha sottolineato - Sono gli stessi che governano dal 1995 e non hanno messo in pista politiche che diano risposte. Allora bisogna cambiare il modo in cui si programma il Servizio sanitario nazionale e il modo in cui si distribuiscono i soldi perché quando la struttura privata riceve soldi pubblici allora deve anche offrire tutte le prestazioni, invece sceglie cosa fare. Negli altri Paesi ci si cura tramite assicurazioni oppure non viene garantito niente: non possiamo perdere la tradizione del Sistema sanitario nazionale solo perché ci siamo assuefatti a un sistema che non funziona".