La sezione della Lega di Martinengo in affanno prova a ripartire mettendo in campo l’artiglieria pesante. E qualcuno non lesina critiche taglienti verso chi ha abbandonato la nave, suggerendo persino le dimissioni dal Consiglio comunale a chi è stato eletto con il simbolo del Carroccio.
La Lega serra i ranghi
“La Lega a Martinengo c’era, c’è e ci sarà” hanno detto all’unisono domenica scorsa la vicesegretaria ed europarlamentare Silvia Sardone, la senatrice Daisy Pirovano, l’assessore regionale alle Infrastrutture e Opere pubbliche Claudia Maria Terzi, il consigliere regionale Giovanni Malanchini , il segretario provinciale della Lega di Bergamo Fabrizio Sala e la collega di Brescia Roberta Sisti, intervenuti tutti insieme con un maxi comizio a sostegno della sezione, dimezzata. Prima la sconfitta elettorale dell’Amministrazione Seghezzi, uscente, e poi le dimissioni in blocco dello scorso giugno da parte di cinque suoi membri (Mario Seghezzi, Monica Mazzoleni, Alessandro Colombani, Alessandro Galli e Simone Merisio migrati nell’associazione Patto per il Nord) hanno messo a dura prova il Carroccio. L’incontro nella ex biblioteca di piazzale Orisio, condotto dallo storico militante Simone Ratti e dall’ex consigliere di maggioranza Omar Bassani, preceduto da un gazebo in piazza Maggiore, ha voluto dare un segnale forte di presenza alla cittadinanza ma anche di continuità con il passato “bossiano” e le rivendicazioni autonomiste, che i vecchi leghisti non hanno dimenticato anche dopo la svolta centralista di Matteo Salvini, evidenziato dal rispolvero del vessillo della Lega lombarda accanto a quello della Lega Salvini Premier. E con cotanto parterre di ospiti ci si sarebbe attesi il pubblico delle grandi occasioni ma così non è stato: o qualcosa non ha funzionato nella promozione dell’appuntamento oppure la strada da fare per riaccendere gli antichi entusiasmi è ancora lunga. Presenti peraltro il sindaco Pasquale Busetti, l’assessore ai Servizi sociali Franca Frazzi e, un po’ a sorpresa, anche l’esponente forzista della minoranza Marco Ratti guidata da Seghezzi, almeno all’inizio.

Ratti: “Via al nuovo corso”
“Oggi si inaugura il nuovo corso – ha affermato – lo diciamo a chi pensava erroneamente che bastasse sventolare agli otto Cantù la dissoluzione della Lega di Martinengo perché lo fosse davvero. A costoro ricordiamo che qui le radici sono forti, i nostri natali, come sezione, risalgono agli albori della Lega. Ciò detto, corre doveroso ringraziare il vicesegratario di sezione reggente Omar Bassani che ha detto un grosso “no” alle facili lusinghe profferte da quelle ingrate ed ingorde sirene, pronte a barattare l’anima, a tradire il mandato ricevuto dagli elettori per perseguire la propria rendita di posizione. Grazie anche a Luca Asperti, storico militante e tutto fare che oggi dal gazebo sta guidando le nuove leve”.
Bassani: “La Lega c’è”
“Contrariamente a quello che alcuni hanno dichiarato la Lega a Martinengo c’è – ha rimarcato l’unico superstite dell’ex maggioranza leghista – La sezione continuerà ad accogliere le istanze dei cittadini, farà attività politica sul territorio. Momentaneamente siamo una forza extra consiliare ma nonostante ciò raccoglieremo le segnalazioni e le criticità, sempre pronti a metterle all’attenzione dell’Amministrazione comunale. Il nostro sogno è l’autonomia per la Lombardia”.
Sala: “Coerente dimettersi anche dal Consiglio comunale”
“Eravamo un’Amministrazione uscente, la sconfitta ha sempre mille padri ma occorre fare autocritica – ha asserito – credo che Martinengo sia stato uno dei Comuni che ha ricevuto più contributi regionali, quindi l’Amministrazione non è stata in grado di far capire le opere che ha realizzato. Solo quelle comunque non bastano, un sindaco della Lega è tale quando sta in mezzo alla gente e accoglie le istanze dei cittadini. Dare la colpa agli altri non è mai bello né giusto, lo dicono i fatti: io sono stato eletto quando la Lega era al 3% come quando era al 38. Si parla della politica “nazionale” di Salvini: ma io ho vinto nel mio paese con una lista monocolore col 78%. Quello che conta nei Comuni sono le persone, la credibilità che si sono costruite negli anni. La Lega è una famiglia e chi non si riconosce più nei suoi valori è giusto che lasci, però la coerenza dice anche che se si è stati eletti con quel simbolo ci si dovrebbe anche dimettere dalla carica. Ma non succede quasi mai e così oggi la Lega in Aula non è più rappresentata. Comunque noi siamo l’unico vero partito del territorio, il problema è che ci rompiamo le scatole tra noi. Essere al governo in una Lega nazionale comporta qualche boccone amaro ma è lì che si riesce a incidere per i nostri territori: si parla di autonomia differenziata e federalismo fiscale grazie a noi”.
Sardone: “Portiamo le istanze del territorio nelle istituzioni”
“Siamo qui a dimostrazione che la Lega c’è, chi è eletto nelle istituzioni c’è anche per Martinengo – ha spiegato – Siamo pronti a portare le istanze di questo territorio dove sediamo. Non so se altri possono dire lo stesso e opere per cui oggi si tagliano nastri hanno ricevuto risorse portate dalla Lega. Oggi non siamo in Consiglio comunale ma può essere un’opportunità per pungolare l’Amministrazione e farsi conoscere tra i cittadini: gli avversari per me sono i comunisti, non altri. Siamo gli unici di centrodestra in Europa a votare contro Ursula Von Der Leyen. Ci mettiamo la faccia. Siamo gli unici accanto agli agricoltori e contro l’islamizzazione del Paese”.
Pirovano: “Pensare al territorio e non agli interessi personali”
“La Lega mi ha insegnato cosa vuol dire amare la nostra terra – ha detto – non siamo nemici da chi la pensa diversamente da noi ma di chi si approfitta della nostra gente e non rende giustizia ai ceti più fragili. Non dirò mai una parola contro chi ha lavorato tanti anni con noi e poi ha fatto scelte diverse: dobbiamo pensare a cosa proporre più di loro. Magari in futuro si troveranno punti in Comune. Siamo diventati un partito nazionale ma forse è arrivato il momento di tornare ancora più di prima sui territori. La Regione ha dato una grossa mano ai Comuni ma non basta dare tanti soldi e fare numerose opere, contano l’amore e il senso di giustizia sociale. I nemici sono il clientelismo e la mancanza di meritocrazia. Occorre pensare al territorio e non agli interessi personali… anche in queste zone purtroppo ci si è abituati alla mentalità “dell’amico dell’amico” e arrivando a Roma si finisce per staccarsi dai territori, si vedono le cose in grande e si guarda meno il piccolo. Ripartiamo da Martinengo, può essere l’inizio di un percorso: dobbiamo tornare a parlarci di più”.
Terzi: “Bisogna essere leghisti anche nei momenti difficili”
“Mi fanno un po’ arrabbiare quelli che, dopo l’esplosione del nostro partito, adesso si lagnano perché registriamo percentuali più basse – ha evidenziato – Noi ci abbiamo messo la faccia quando eravamo al 3.9%. Facile fare i leghisti quando si è al 34% e basta Salvini in tv a raccattare migliaia di voti, bisogna essere leghisti anche nei momenti difficili, anche quando dopo una grande esperienza amministrativa il partito non riesce a riconoscere subito un’altra posizione… Non abbiamo rappresentanti in Consiglio? Non ci ferma, non siamo quelli che si fanno vedere solo per le elezioni. Teniamo duro e ricordiamoci quello che abbiamo: siamo alla guida della Regione e di Ministeri importantissimi, per fortuna nel governo ci sono i nostri ad arginare il centralismo. Come diceva Bossi dobbiamo diffondere il verbo della Lega al bar, la nostra forza sono stati passaparola e lavoro concreto. Davanti a noi sfide elettorali ma soprattutto l’autonomia vera e la questione della gestione dei fondi europei”.
Malanchini: “Chi se n’è andato poteva farlo anche quando aveva un posto comodo”
“Quando qualcuno ci crede nelle Lega, gli ostacoli li vede ma poi li supera e la costanza di Bassani nel portare avanti il verbo leghista è un esempio anche per noi, che tutti i giorni ci troviamo a combattere nelle istituzioni – ha sottolineato – Qualcuno se n’è andato ma la linea politica è la stessa di cinque anni fa: poteva andarsene anche allora, quando aveva un posto comodo e non adesso, scoprendo che non gli piace più. Si stava nella Lega con il 34%, forti di un entusiasmo che noi abbiamo ancora ma che forse qualcuno non ha più: si poteva restare anche adesso a combattere tutti assieme le nostre battaglie. Probabilmente sono rimasti i guerrieri e chi se n’è andato non ha così tanta voglia di lottare. È importante essere qui oggi perché è la chiara dimostrazione che la Lega è rimasta l’unica vera comunità politica presente sul territorio: un movimento che organizza feste e gazebo con i militanti e che ha creato un clima interno attraverso il quale ogni membro è importante: con un sms sono qui al tavolo gli eletti nelle diverse istituzioni e segreterie, a disposizione. Siamo in una zona che ha visto uno sviluppo economico grande negli ultimi anni: la Lega c’è quando c’è da parlare di agricoltura, della casa. A Martinengo non deve ripartire, non si è fermata, si è fermato qualcun altro che ne faceva parte: scelte libere, le rispettiamo. Decisioni che replicano quelle di altri che nel tempo hanno sbattuto la porta e che sono finiti come sappiamo. Sul successo di questa operazione ho la mia idea… Andiamo avanti a parlare di cose concrete, come l’autonomia e la gestione dei bandi a livello territoriale”.
Sisti: “Abbiamo allargato i nostri confini”
“I leghisti sono abituati a costruire non a distruggere, senza mai mollare – ha osservato – crediamo nel federalismo, anche al nostro interno, ma qualcuno ha pensato con lungimiranza che per poter contare il progetto dovesse distendersi a tutta l’Italia. Ci siamo presi la briga di guardare oltre i nostri confini, cercando di portare la nostro fianco chi sa governare con i nostri valori: responsabilità verso i cittadini e capacità di mantenere le promesse. Chi ha preso qualche altra direzione c’è anche a Brescia e alla prossima tornata elettorale sarà un problema perché noi siamo abituati a unire, a fare rete e portare a casa risultati, mentre chi è arrabbiato fatica a vedere i suoi vecchi amici come persone che in realtà condividono lo stesso percorso, ma non faremo battaglie. Siamo la Lega Lombarda, siamo Martinengo, Umberto Bossi, Roberto Maroni e anche Matteo Salvini. Appuntamento a Pontida”.