Didattica a distanza: soddisfatti i genitori del Consiglio dell'Istituto di Trescore
Dopo le polemiche, tanti genitori testimoniano la propria esperienza positiva
Non solo pareri negativi sulla didattica a distanza. I rappresentanti del Consiglio di Istituto dell'Istituto comprensivo di Trescore Cremasco si dicono soddisfatti e smentiscono l'intervista raccolta questa settimana da CremascoWeek a una mamma del paese.
L'altra campana
Un animato batti e ribatti sta interessando in questi giorni il diritto allo studio offerto dalle scuole locali. Alcuni genitori di Quintano hanno sollevato il velo sui problemi che la didattica a distanza sta comportando alle famiglie, ma sembra che la loro esperienza sia isolata. Svariati i genitori ci hanno contattato per riportare la propria esperienza positiva, offrendoci l’opportunità di valutare il grado di soddisfazione generale.
Il comunicato
Pur costretti a fronteggiare una modalità di lavoro del tutto nuova, gli insegnanti sono riusciti a interfacciarsi con gli alunni dando fondo alle proprie doti pedagogiche, alla passione e all’impegno. Questo è il verdetto contenuto in un comunicato che porta la firma di tutti i rappresentanti dei genitori del Consiglio di Istituto (Ines Ogliari, Celeste Zagheno, Moira Intra, Elena Ogliari, Tatiana Durelli, Daniela Intra, Sivia Zanotti, Massimo Dagan). Di seguito riportiamo il testo integrale.
Il titolo è di quelli importanti, che fanno rumore: “I genitori di Quintano bocciano la didattica a distanza: "Il lavoro l'abbiamo fatto noi", di quelli che non passano inosservati. Come rappresentanti dei genitori nel Consiglio di Istituto ci siamo lasciati interrogare dai contenuti del pezzo e abbiamo posto ai vari rappresentanti di classe, delle Scuole dell’Infanzia, delle Primarie e delle Secondarie dell’Istituto una semplice domanda: “Oggi su un giornale locale è apparso un articolo che contesta l’impegno e tutto ciò che è stato fatto per la didattica a distanza. Ve lo inoltro. Mi fareste la gentilezza di scrivere, qui o in privato, cosa ne pensate? Grazie”.
I primi a risponderci fanno parte di un gruppo di genitori, guarda caso di Pieranica-Quintano: ”Premesso che siamo consapevoli del momento che stiamo vivendo… siamo assolutamente convinti nell’affermare che in questa emergenza abbiamo potuto contare sul sostegno di tutti i nostri insegnanti. Sostegno che è andato anche al di là del semplice rapporto alunni-insegnanti. Abbiamo sempre avuto appoggio degli insegnanti che si sono resi sempre disponibili a risolvere ogni problema gli venisse segnalato…”. Scorrendo il tablet si legge di un altro genitore che “Ho tre figli, ciascuno con esigenze diverse. In un caso la DAD non funziona, per un altro è stata un’occasione positiva. I più piccoli hanno bisogno di maggior sostegno, ma questo fa parte del mestiere di genitore. Ho trovato disponibilità da parte degli insegnanti e quando ho avuto difficoltà mi sono relazionata personalmente ed ho ottenuto riscontro.”Più sotto si legge: ”Tolte le difficoltà di adattamento iniziale per alcuni versi per i ragazzi si sta rivelando un’esperienza interessante. Anche per quanto riguarda i più piccoli, pur mancando l’interazione visiva c’è stato impegno da parte di tutti per rendere la situazione la migliore possibile. Ho visto molta dolcezza nelle insegnanti, preoccupazione per le difficoltà”.Insomma le risposte arrivate numerose raccontano un’altra storia, diversa da quella riferita nell’articolo. Che per carità, nessuno afferma che non ci sia stato alcun problema ma da lì ad una bocciatura a caratteri cubitali ce ne passa. Si racconta una storia nata da una situazione di grave emergenza a cui si è cercato da subito di far fronte attraverso gli strumenti immediatamente disponibili e conosciuti per migliorare via via “work in progress” (cammin facendo). Certo le difficoltà e i disguidi non sono mancati, ma non è venuta meno, da parte di insegnanti e genitori, la voglia di costruire e provare a risolvere insieme, come una comunità, con gesti solidali e di aiuto concreto anche fra famiglie, situazioni concrete. Spiace che qualcuno non abbia avuto la possibilità di sfruttare questa occasione per crescere insieme, chiudendosi in stereotipi preconfezionati, come quelli di chi ama distruggere anche le macerie e spargere sale sulle ferite piuttosto che cominciare a costruirci sopra o mantenersi vivo (Guccini dixit).
“In tempi di crisi, gli intelligenti cercano soluzioni, gli imbecilli cercano colpevoli”, così ci ha insegnato il grande Totò. L’esperienza che la Scuola ha proposto ai genitori è quella di un lavoro su di sè, il più difficile e duro, chiedendo a ciascuno di accogliere il proprio punto di partenza per fare qualche passo in avanti insieme. All’inizio, non era una piattaforma vera e propria, bensì il registro elettronico, un primo strumento per far fronte all’emergenza e continuare a far sentire bambini e ragazzi coinvolti in un processo di crescita, nuovo, e del tutto inaspettato. Con la collaborazione dei genitori, che è loro mestiere insegnare ai figli a districarsi nelle situazioni, anche le più ardue. Che cosa accade quando, a causa di un terremoto, cadono le case e tutto intorno è una rovina? Qualcuno comincia ed usa le mani per mettere in salvo il più possibile, altri si bloccano, qualcuno fugge. In attesa che arrivino mezzi maggiormente adeguati e capacità utili per fare il meglio. C’è anche chi aspetta che la manna venga dal cielo e magari, quando è arrivato qualcosa, critica la qualunque (Cettola dixit). Dopo carnevale, quando è stato chiaro che la scuola non sarebbe ripresa, il registro elettronico è diventato le mani di chi sposta le macerie. Insufficiente forse, anche un po’ caotico, ma il più immediato. Ciascuno ha usato le mani al meglio di quanto sapesse fare. Insegnanti e genitori. Intanto un gruppo di insegnanti, non per dovere né per rendiconto personale, ha individuato strumenti maggiormente utili, adeguati allo scopo e, appena la situazione lo ha reso possibile, li ha messi a disposizione di tutti. Tutti hanno ricevuto una formazione, compito non facile. Ed ecco la piattaforma, un nuovo modo di fare Scuola con la disponibilità per i genitori e i ragazzi di usare strumenti nuovi e più adeguati, con l’aiuto dei loro formatori. Disagi? Difficoltà? Intoppi? Certo, più di qualcuno. Ma ciò che abbiamo letto nelle risposte dei tanti genitori che ci sono pervenute, è stata la disponibilità di ciascuno a rendere meno difficile possibile quanto stava accadendo. Nei messaggi ricevuti trovi storie di famiglie che hanno ricevuto strumenti tecnici adeguati allo scopo, di insegnanti che sono stati fino a tarda sera in contatto con i genitori per fare insieme l’accesso alla piattaforma o spiegare come utilizzare gli strumenti informatici. Parole di gratitudine e di comprensione nei confronti dei docenti e della dirigenza scolastica per il lavoro che ci si è dovuti inventare. La frase che ricorre maggiormente nei messaggi ricevuti dice un po’ così: “Con la situazione improvvisa che si è creata e le difficoltà connesse, pensiamo che ciascuno si sia seriamente impegnato per rendere la Scuola e tutto ciò che significa, il meglio possibile”. Sui nostri tablet hanno trovato posto storie personali, di occhi inumiditi dei figli, osservati di sguincio, felici di poter rivedere, anche occasionalmente, amici ed insegnanti attraverso il video. Ecco, i figli, per l’appunto. Se mai Coronavirus fosse stata un’opportunità, avrebbe il sapore di mostrare ai ragazzi e ai più piccoli come, in situazioni di difficoltà c’è qualcuno pronto a dare una mano, disponibile a venire incontro. Che facendo un po’ di fatica in più si possono raggiungere buoni risultati e imparare nuove cose. Che loro, i nativi digitali, se le mangiano due o più piattaforme, i jpeg, i pdf, le videochiamate e quant’altro. No, noi non ci stiamo a tutto il fango buttato addosso all’Istituto Comprensivo di Trescore Cremasco. E con noi tanti genitori, anche di Quintano, che si dissociano da quello che è stato fatto passare come un sentire di tutti i genitori nell’articolo apparso sul giornale. E non ce la sentiamo di bocciare nessuno, nemmeno chi ha avuto il cattivo gusto di non metterci la faccia personalmente nascondendosi dietro un generico “i genitori”, “tutti i genitori” “alcune famiglie”, “numerose famiglie”. Ci spiace l’arroganza di chi ama il gioco della delazione e non riconosce lo sforzo degli altri, di chi preferisce rimanere libero battitore invece di essere comunità che educa e cresce insieme. Chiediamo solo di riflettere e di non usare chi è davvero in difficoltà per esaltare il proprio ego. In questo periodo non se ne sentiva il bisogno.