Caro Direttore,
vorrei parlare del convegno svolto a Brignano con una visione e racconto “fuori dai palchi”.
Come sa, ne avete dato notizia anche voi, lunedì 27 ottobre, a Brignano Gera d’Adda si è tenuto un convegno sulla sanità, richiamando pubblico e un parterre di tutto rispetto: c’erano l’eurodeputato Stefano Bonaccini, i consiglieri regionali Davide Casati ed Emilio del Bono e la moderazione di Matilde Tura… insomma, la serata prometteva bene… Ma come spesso accade, tra promesse e realtà c’è di mezzo un bel po’ di retorica.
Ebbene l’unico che ha portato un po’ di sostanza è stato Bonaccini mentre gli altri si sono persi in discorsi ideologici e addirittura si è cominciato a puntare il dito contro la sanità privata come se fosse il nemico numero uno, ignorando i problemi più generali condivisi da tutto il sistema sanitario nazionale.
Secondo me il vero nodo non è attaccare il privato, ma guardare ai problemi sistemici. In Italia abbiamo più medici per abitante che in molti paesi europei, ma ci mancano gli infermieri e il sistema è appesantito da burocrazia e liste di attesa quindi invece di fare la guerra ideologica, bisognerebbe rimboccarsi le maniche e ripensare il ruolo dei medici di base, magari facendoli diventare dipendenti del sistema sanitario nazionale, ridurre la burocrazia e rendere più equo il sistema di ticket, legato al reddito per visite, esami ed interventi chirurgici intervenendo con riforme strutturali, non cercando capri espiatori.
Oggi i medici di base impiegano fino al 48% del loro tempo in burocrazia. Se inquadrati nel sistema pubblico e collocati dentro le case di comunità, potrebbero lavorare in gruppo, con orari estesi e personale amministrativo e infermieristico a supporto. In questo modo guadagnerebbero l’appropriatezza delle cure, la qualità dell’assistenza e il filtro dei pronto soccorso, che subiscono il 65% di urgenze a bassa priorità.
C’è un gigantesco spreco dovuto a richieste improprie di visite, esami e farmaci: si parla di 10 miliardi di euro per l’inappropriatezza delle richieste e di un altro 20% della spesa sanitaria nazionale per i farmaci. Il fondo sanitario nazionale si aggira attorno a 140 miliardi: queste cifre non sono dettagli, ma falle strutturali.
Senza una riforma del sistema, più soldi significano solo più domanda. La crisi di sostenibilità economica del SSN è nota sin degli anni ‘80, ed è proprio per rispondere a quella crisi che nacquero strumenti come i DRG e, nel ‘97, la riforma lombarda voluta da Roberto Formigoni. Oggi anche l’Emilia-Romagna, spesso presa a modello, presenta un disavanzo definito “critico“ dalla stessa regione, di oltre 645 milioni per il 2025. La Lombardia vanta un credito di 1 miliardo di euro dalle altre regioni.
E che dire del numero chiuso in medicina? Aprirlo senza riformare università e strutture sarebbe un disastro per la formazione dei medici. Meglio puntare sull’attrattività delle specializzazioni oggi “scoperte“, come la medicina d’urgenza e il pronto soccorso, aumentando le borse di studio fino a 3000 € al mese e le retribuzioni degli operatori del settore.
Mi permetto una stoccata alle liste d’attesa per interventi chirurgici. Nessuno dei relatori li ha citati durante la serata eppure “rappresentano il vero bottino della sanità privata” perché il paziente che si rivolge al privato per una visita rapida viene poi canalizzato direttamente verso la sala operatoria… E il gioco è fatto.
Segnalo inoltre che di grande rilevanza è il problema dell’invecchiamento, che senza i servizi di telemedicina non può trovare risposte adeguate, così pure le lunghe liste di attesa delle RSA.
La legge regionale 6762 del 2022 “regolamenti sulla conferenza dei sindaci“ quali risultati ha prodotto per il territorio attraverso il dialogo dei Direttori Generali?
Direi quindi che la serata di Brignano è stata tanta scena con pochi contenuti, un evento elegante, ma privo di concretezza. Il post celebrativo di Matilde Tura su Fb, tutto entusiasmo e zero proposte, ne è la conferma. Qui però non si parla di passerelle, si parla di vita o di morte e un sistema sanitario che va salvato con lucidità, non con propaganda.
Francesco Gatti