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A un anno dalla fondazione Patto per il Nord fa il bilancio (positivo), presto sarà partito

Il segretario federale Grimoldi tra gli imprenditori: "Tanti i delusi dalla Lega che vogliono tornare a parlare delle istanze del Nord"

A un anno dalla fondazione Patto per il Nord fa il bilancio (positivo), presto sarà partito

Il segretario federale di Patto per il Nord, Paolo Grimoldi, sbarcato a Urgnano a novembre del 2024, torna tra la gente della Bassa, stavolta in visita ad alcune aziende di Martinengo. Con lui l’ex consigliera regionale Monica Mazzoleni e l’ex sindaco Mario Seghezzi.

Paolo Grimoldi in visita alle aziende

Era il 13 ottobre 2024 quando a Vimercate (MB) nasceva Patto per il nord, un’associazione culturale che intendeva proporsi come il sindacato del Nord, riunendo le voci autonomiste e federaliste della ex Padania, che continuano a ispirarsi alla lezione di Umberto Bossi e Gianfranco Miglio. Oggi, 13 ottobre 2025, a un anno esatto, sono in tanti ad essersi avvicinati a quello che sarà presto un partito, in antitesi alla nuova line apolitica decisa da Matteo Salvini. Il primo congresso federale, che si svolgerà il 15-16 novembre, sarà a Treviglio.

L’intervista

Il bilancio di questo primo anno di attività è positivo?

“Sicuramente sì. Il 13 ottobre 2024 avevamo presentato il progetto ma poi attivamente siamo partiti a fine novembre e in questi mesi abbiamo fondato gruppi in 53 province in Lombardia, Veneto, Trentino, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Umbria.  A Brescia a breve un altro primo cittadino in carica aderirà a Patto per il Nord. Con noi c’è già un discreto numero di sindaci, in particolare ha un forte valore simbolico l’adesione di Giorgio Taveggia, ex sindaco di Meda, il primo a essere eletto con il 51%  tra le fila del Carroccio. A breve diventeremo un partito, l’iter burocratico è avviato, il più è fatto: abbiamo già ottenuto la detrazione fiscale in caso di donazione”.

Come mai il segretario federale di nuovo nella Bassa bergamasca?

“Qui abbiamo avuto un forte sviluppo e sono tanti i delusi dalla Lega Premier Salvini che si avvicinano a noi, chiedendo di conoscere questa nuova realtà. Non stiamo promettendo nulla a nessuno se non di tornare a parlare di Nord, nulla contro il resto d’Italia ma ci sono nodi che vanno risolti qui. E ci stanno cercando, molte aziende già ci sostengono. A differenza della Salvini premier, che tra posti di potere, nomine, CdA, presidenze e quant’altro, ha la possibilità di inquadrare e tenere parecchia gente attraverso uno stipendio, noi non abbiamo niente, solo la forza delle nostre idee. Del resto lo si è visto a Pontida: tolta la galassia di qualche centinaio di persone che lavora in ambito politico cos’è rimasto della ‘Fu Lega’? Niente. Non c’è più un progetto politico e si vive col potere di elargire posti ma presto o tardi l’effetto di questa ‘morfina’ finirà”.

Perché il primo congresso si terrà proprio a Treviglio?

“Treviglio è la città in cui è stato montato il primo gazebo. Abbiamo invitato esponenti di tutti i partiti e abbiamo ricevuto conferma della presenza anche di un leader nazionale. Questo certifica che siamo una realtà con la quale dialogare”.

Quali i punti cardine della vostra battaglia politica?

“Stiamo battendo su tre temi in particolare, in primis la sicurezza con il Comitato Bergamo-centro, perché l’immigrazione incontrollata porta a una maggiore criminalità sui nostri territori e quindi è necessario intervenire con risorse adeguate e leggi che consentano di espellere chi non rispetta le nostre leggi. In secondo luogo il caro-vita: complice anche la situazione internazionale, si fatica ad arrivare a fine mese e non è possibile che il 50% delle buste paga finisca in tasse. E poi la sanità: in Lombardia si è arrivati a un anno di attesa per sottoporsi a visite ed esami e il 40% della popolazione si rivolge ai privati. Non siamo pregiudizialmente contrari a questi ultimi, ma non si comprende perché allora si debbano pagare tasse così alte. Senza contare che, chi ha lavorato una vita oggi si trova con una pensione da fame, ma i contributi versati, grosso modo dai lavoratori del Nord, servono a pagare anche le pensioni di vecchiaia a chi magari ha lavorato in nero o ha fatto altro… Serve qualcuno che rimetta al primo posto i nostri territori, chi lavora e chi ha lavorato”.

Centrale per voi è il no al ponte sullo stretto di Messina, perché?

“La nostra gente si trova a sborsare quattrini perché sono aumentate le tasse, le accise, i caselli autostradali e i sei euro in più sulla Tari vanno allo Stato, eppure non ci sono soldi per le opere urgenti mentre si trovano 14 miliardi di euro per finanziare il ponte… Non sono contrario all’opera di per sé ma non la ritengo prioritaria. L’Anac ha affermato che, non essendoci il progetto esecutivo, da 14 i miliardi saliranno a chissà quanti e al Sud in questo in momento quello che serve davvero è un intervento sugli acquedotti e sul sistema fognario. Senz’acqua non si fanno nemmeno le gallerie per realizzare altre opere, peraltro, perché i macchinari ne hanno bisogno per funzionare. A Nord oltre ai tre temi segnalati sono necessari investimenti sulla viabilità, invece sono stati tagliati 430 milioni di euro destinati alle strade provinciali di competenza Anas. Quale opera degna di nota si sta realizzando nella nostra regione che, concluse le Olimpiadi invernali, cambierà la vita dei lombardi? Nessuna. Penso al progetto definitivo e già finanziato della metropolitana tra Milano e Monza, che però non vede aprirsi il cantiere; alla necessità di finire di finanziare la Tv Milano-Venezia; alla realizzazione della Nuova Cremasca che interessa la Bassa bergamasca orientale: sono andato a Cremona qualche mese fa e c’è da farsi il segno della croce; e poi il raddoppio della corsie della Paullese, la Cremona-Mantova… per citare solo alcune opere”.

A Martinengo dopo l’addio di storici militanti, la Lega ha messo in campo l’artiglieria pesante. Qual è il vostro pensiero?

“O Seghezzi, Mazzoleni e gli altri hanno un enorme carisma e grandi risorse economiche al punto da mettere in scacco il secondo partito al Governo, oppure quest’ultimo, avendo tradito il Nord, ha lasciato una prateria aperta e chi è rimasto coerente con le idee che professava raccoglie la delusione che c’è sul territorio. Non si ricorda un Bossi che abbia aumentato i caselli autostradali per finanziare il ponte sullo stretto di Messina… Quello che stanno facendo è semplicemente una rincorsa per cercare di mettere una pezza al disastro che hanno creato”.

Sempre a Martinengo, tra Lega e sindaco riavvicinamento in corso, come lo giudicate?

“La città ha conosciuto l’ex sindaco Seghezzi e la sua squadra per come sono e continueranno ad essere: quello che è stato detto lo si sta facendo e quello che è stato fatto lo si tiene sotto controllo, per fare in modo che vada avanti. Quanto alle scelte che compiono gli altri non entro nel merito. Si possono definire di comodo? Saranno loro a doverle giustificare”.

Come si pone Patto per il Nord di fronte alle elezioni che tra un anno e mezzo vedranno coinvolti numerosi Comuni?

“Inizieremo a raccogliere le firme, presenteremo la nostra lista e poi dialogheremo con tutti, nessuna preclusione nei confronti di nessuno. Che sia Pd, FI, FdI, centristi, saremmo tutt’orecchi e disponibili ma chiederemo di mettere i puntini sulle ‘i’ sulle istanze del Nord. Il problema semmai è di chi non vorrà parlare con noi”.

E se si proponesse la Lega?

“Sul territorio i leghisti già vorrebbero dialogare con noi, a parte qualcuno che antepone le questioni personali a quelle politiche, tuttavia Salvini, attraverso una delibera del congresso federale, ha stabilito, in sostanza, che se l’argomento è il Nord non si può discutere con la Lega. Il problema non è nostro, che non abbiamo mai cambiato idea, ma il tradimento di Salvini che ha posto il veto sui territori”.