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Il “Barista del cuore”, conosciamo Paolo che mette “in circolo” l’amore per Masano

Per votarlo e fargli scalare la classifica basta ritagliare e compilare il tagliando che trovate sul Giornale di Treviglio e Romanoweek

Il “Barista del cuore”, conosciamo Paolo che mette “in circolo” l’amore per Masano

di Sharon Vassallo

Anche questa settimana, Prima Treviglio vi accompagna alla scoperta del nostro gioco “Barista de cuore”. Siamo andati a conoscere Paolo Macchi, del bar “Il Circolo” di Masano (Caravaggio). Anche lui è tra gli iscritti al nostro gioco e attende i voti dei suoi fedeli clienti per scalare la classifica. Per votarlo e fargli scalare la classifica basta ritagliare e compilare il tagliando che trovate sul Giornale di Treviglio e Romanoweek e consegnarlo al vostro barista del cuore (oppure da noi, in redazione, ci trovate in via viale Vittorio Veneto, 1 a Treviglio).

Il “Barista del cuore”: conosciamo Paolo del “Circolo” di Masano

Con Paolo Macchi non si entra semplicemente in un bar: si entra in un abbraccio di storie, sorrisi e ricordi che profumano di paese. Lui non serve solo da bere; serve compagnia, ascolto e quel calore che, ormai, si trova sempre meno.

Come nasce il Circolo di Masano e quali sono stati i suoi primi anni di attività?

“Il Circolo di Masano è in attività dal 1962 ed è nato come punto di ritrovo per il paese, un luogo dove la comunità potesse stare insieme e condividere momenti importanti. Io ho iniziato a lavorarci dal 1990 al 1999, quando era soprattutto il ritrovo dei ragazzi del paese: organizzavamo tornei, partite, cene e mangiate, e c’era anche una corsa podistica molto conosciuta in tutta la Lombardia. In quegli anni mi affiancava anche la mia ex moglie: ora siamo separati, ma in quel periodo mi ha aiutato molto. Una grandissima persona”.

Cosa l’ha spinta a ritornare al Circolo?

“Sono tornato circa dodici anni fa. Gli ex proprietari erano in difficoltà e mi dispiaceva vedere un luogo così importante per Masano in quello stato. Nonostante avessi altre proposte, sono tornato per tenere vivo qualcosa che aveva valore per il paese. Quando l’ho ripreso gli ho ridato il nome originale, «Il Circolo», com’era conosciuto sin dalla prima apertura, aggiungendo solo il nome di mio figlio”.

In termini di organizzazione, quale impostazione ha voluto dare al locale?

“Ho organizzato tornei di un certo livello, occupandomi sia dell’organizzazione sia dell’abbigliamento sportivo, tutto con l’obiettivo di far conoscere Masano e di creare occasioni per stare insieme. Ho sempre cercato di fare il possibile per mantenere vivo lo spirito del Circolo. La gestione oggi è diversa: il lavoro è diminuito, ma essendo un’attività a conduzione familiare – portata avanti principalmente da me e da mio figlio – senza costi extra per dipendenti riusciamo comunque a difenderci e ad andare avanti. Sto facendo il possibile”.

Che ruolo ha oggi suo figlio nella gestione?

“Anche lui è interessato ai giovani e al loro intrattenimento. Sta preparando una sala dedicata a loro, un nuovo spazio di ritrovo. Piano piano gli sto cedendo il locale, perché comincio a essere stanco. Il locale è un posto per chi rispetta le regole e le tradizioni. Sono contrario all’alcol e al fumo: sono astemio e non fumo. Cerco di contenere i prezzi per dare a tutti la possibilità di consumare e stare in compagnia”.

Una storia che unisce dedizione professionale e un sincero attaccamento alle proprie radici…

“Sì. Sono tornato qui per fare qualcosa per il mio paese. Oggi Masano sembra un dormitorio, con poche attività e poche entrate. Non vorrei che il paese morisse: il mio sogno sarebbe riportare vita e far ripartire tutto. Di difficoltà ne ho affrontate molte. Anche durante il Covid ho tenuto duro: guadagnavo 20 euro al giorno, mi indebitavo, ma non ho mollato. Con pazienza ho ripagato tutto”.

Che atmosfera si vive al bancone?

“Allegria e armonia: dietro al bancone faccio tanti scherzi, mai pesanti, perché voglio che il bar sia un vero ritrovo di amicizia, non un luogo di passaggio. La gente deve sentirsi bene: se non sta bene, resta a casa. Per quanto riguarda me, non sono tanto normale… altrimenti non farei questo mestiere! Sono sincero, senza mezze misure. Non provo invidia né gelosia e la soddisfazione più grande è regalare un sorriso”.

E il rapporto con i clienti?

“Più volte mi è capitato di aiutare i clienti in modo personale: a volte mi sono trovato a fare da papà a qualcuno, a dare consigli, non solo il barista. Inoltre, a me piace stare in compagnia. I miei clienti non arrivano solo da Masano, ma anche da Misano, Caravaggio e da altri paesi vicini. Alcuni mi seguono dal 2001, da quando avevo un bar a Brignano, e altri ancora vengono da Cologno, dove gestivo il Circolo Reduci”.

C’è un sogno che non è riuscito a realizzare?

“Sì: mi sarebbe piaciuto gestire il Circolo Socialisti di Caravaggio, ma non sono riuscito a ottenerlo. Ed ormai, sono consapevole che non potrà più avverarsi”.

Perché dovrebbero votarla come «Barista del cuore»?

“Io sono sempre stato così: se la gente si trova bene e vuole votarmi, va bene. Non faccio niente per ottenere qualcosa in cambio. La cosa più importante è la sincerità. Quando mi chiedono come sto, rispondo: “C’è chi sta messo peggio di me”. Lamentarsi non serve”.