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Il “Barista del cuore”, conosciamo Iris, “in prima linea” al “Caffè degli artisti”

Iris Gaspani ha l’energia di un doppio espresso. La mattina dietro al bancone tra cappuccini e chiacchiere, e il pomeriggio rincorre libri e sogni

Il “Barista del cuore”, conosciamo Iris, “in prima linea” al “Caffè degli artisti”

di Sharon Vassallo

Una nuova puntata, anche questa settimana, con il nostro “Barista de cuore”. Siamo andati a conoscere Iris Gaspani, del Caffè degli artisti di Treviglio. Anche lei è tra gli iscritti al nostro gioco e attende i voti dei suoi fedeli clienti per scalare la classifica. Per votarla e farle scalare la classifica basta ritagliare e compilare il tagliando che trovate sul Giornale di Treviglio e Romanoweek e consegnarlo al vostro barista del cuore (oppure da noi, in redazione, ci trovate in via viale Vittorio Veneto, 1 a Treviglio).

Barista del cuore, ecco Iris Gaspani

Iris Gaspani ha l’energia di un doppio espresso. La mattina è al Caffè degli Artisti di Treviglio, tra cappuccini e chiacchiere, e il pomeriggio rincorre libri e sogni.

Ciao Iris, parlaci un po’ di te e di come sei arrivata al Caffè degli Artisti…

“Ho vent’anni e lavoro al Caffè degli Artisti, in via San Martino a Treviglio. È un posto a cui sono molto affezionata: a gennaio saranno due anni che ne faccio parte. Avevo appena lasciato la pizzeria dove lavoravo quando la mia migliore amica, che già era lì, mi ha detto che cercavano personale. Così ho colto l’occasione”.

Cosa ti ha spinto a scegliere il mondo della ristorazione?

“Mi piace stare a contatto con le persone, ascoltarle e farle sentire a proprio agio. È questo che mi spinge ogni giorno a dare il meglio. Avevo già lavorato nella ristorazione, ma il bar è diverso: il ritmo è più veloce, il contatto diretto, e sei sempre in prima linea. È impegnativo, ma anche la parte più bella del mio lavoro. Preparo gli ordini, faccio la cassa e, se serve, do una mano in sala. Però il mio posto è dietro il bancone, quello è il mio spazio”.

Lavori di giorno e di sera la scuola, riesci a conciliare tutto?

“Durante la settimana lavoro dalle nove fino alle undici o undici e mezza, mentre nel weekend gli orari cambiano un po’. Mi alzo presto, verso le cinque, per andare in palestra, poi passo al bar e, finito il turno, lavoro al FabPoke durante la pausa pranzo. Nel pomeriggio studio e la sera frequento la scuola serale. È un ritmo intenso e a volte faticoso, ma sono riuscita a trovare un equilibrio. Mi piace avere le giornate piene, mi fa sentire viva e motivata, e ho obiettivi chiari: voglio concludere gli studi e costruire passo dopo passo il mio futuro”.

Come ti immagini tra cinque anni?

“Tra cinque anni mi vedo più realizzata, con nuovi traguardi raggiunti e tanti sogni ancora da inseguire. Vorrei continuare a studiare, ampliare le mie conoscenze e magari trovare una strada che unisca ciò che amo fare con quello che sto imparando. La ristorazione mi ha dato tanto, e credo che, in qualche modo, continuerà ad accompagnarmi anche nel futuro”.

Com’è il tuo rapporto con i clienti?

“Mi trovo molto bene: è un rapporto genuino e spontaneo. A volte, se il momento lo permette, mi siedo con i clienti per scambiare due chiacchiere. Mi piace ascoltare le loro storie, condividere piccoli momenti, come quando un cliente mi insegna qualche parola in dialetto e finiamo a ridere insieme”.

Com’è l’ambiente di lavoro al Caffè degli Artisti, tra il titolare e le tue colleghe?

“Con Sergio, il titolare, ho un rapporto di grande rispetto: mi ha insegnato molto, soprattutto all’inizio, e mi ha sempre supportata con pazienza e fiducia. E poi ci sono le mie colleghe – Raffaella, Angela e Martina – che mi hanno accolta come una di famiglia, mi sostengono ogni giorno e riescono sempre a strapparmi un sorriso anche nei momenti più intensi. È un ambiente davvero unito e sereno, dove si lavora tanto ma con leggerezza, complicità e voglia di fare bene”.

Perché pensi che dovrebbero votarti come «Barista del cuore»?

“Credo di meritare il voto non solo perché mi impegno ogni giorno e porto con me un forte senso del dovere, valore che devo a mia mamma, che è sempre stata un grande esempio, ma anche per la genuinità e la premurosità con cui mi rivolgo alle persone. Prima di essere una barista, sono una persona. E penso che questo si senta: cerco di offrire non solo un buon caffè, ma anche un piccolo momento di gentilezza. Perché questo lavoro non è solo tecnica o velocità, ma anche empatia e attenzione verso chi hai davanti”.