di Sharon Vassallo
Eccoci pronti con una nuova “puntata”: Prima Treviglio vi accompagna alla scoperta del nostro gioco “Barista de cuore”. Questa settimana siamo andati a conoscere Federica Cornelli del bar “Easy” di Treviglio. Anche lei è tra gli iscritti al nostro gioco e attende i voti dei suoi fedeli clienti per scalare la classifica. Per votarla e farle scalare la classifica basta ritagliare e compilare il tagliando che trovate sul Giornale di Treviglio e Romanoweek e consegnarlo al vostro barista del cuore (oppure da noi, in redazione, ci trovate in via viale Vittorio Veneto, 1 a Treviglio).
Barista del cuore, conosciamo Federica e il suo “Easy”
Dietro a ogni caffè c’è una storia, e quella di Federica Cornelli profuma di passione, scelte coraggiose e relazioni vere. Da quasi vent’anni lavora nel mondo della ristorazione e oggi è uno dei volti di “Easy”, un luogo che per lei non è solo un bar, ma uno spazio di incontri, idee e umanità.
Quando è nata la passione per questo lavoro?
“L’amore… boh, non saprei dire con precisione quando nasce. So solo che ho iniziato a fare questo lavoro a 19 anni, oggi ne ho 37. È sempre stato un lavoretto durante l’università, un secondo lavoro mentre ero in stage.
Non l’ho mai davvero abbandonato, solo per brevi periodi, poi ciclicamente tornava. C’era sempre la necessità di qualcuno, l’occasione giusta… ed è sempre rimasto un secondo lavoro”.
Col passare degli anni la passione si è fatta sempre più forte. Che cosa ti incuriosiva all’inizio?
“Ho sempre fatto più la cameriera che la barista. Mi attirava soprattutto il contatto con la clientela, la gestione stessa ed i rapporti che nascono. Tant’è che le mie più care amicizie, e anche il mio compagno, nascono proprio in quegli anni. I rapporti più importanti che ho oggi sono nati tra i tavoli di un locale, lavorando come cameriera tra colleghi e clienti”.
E da lì nasce poi quello che oggi è Easy?
“Sì. Easy arriva in un momento in cui non ero più al mio posto, non stavo più bene nell’ufficio in cui lavoravo. Mi è arrivata questa proposta di collaborare all’apertura di Easy. L’incoscienza e l’amore sono stati più forti della razionalità, così mi sono buttata a capofitto in un progetto che in realtà doveva nascere prima del Covid. Poi, come sappiamo, marzo 2020 non era proprio terreno fertile. È stato tutto messo in stand-by e se ne è riparlato a maggio 2021, quando mi è stata fatta la proposta di entrare davvero. Mi hanno letteralmente “regalato” questo progetto: con gioie e dolori”.
Non dev’essere facile. Riesci a individuare pro e contro?
“È una domanda difficilissima, perché non so dirti né uno né l’altro. La bellezza e la difficoltà di questo lavoro sono la stessa cosa. Secondo me questo lavoro crea dipendenza. È difficile staccarsi perché ti dà tantissimo: ti dà la conoscenza delle persone, l’approccio a tanta gente, i punti di vista sulle giornate degli altri. Ogni cliente ti dà qualcosa e ogni cliente ti toglie qualcosa. Questo lavoro ti toglie tantissimo, ma ti dà anche tantissimo. È una frase che sembra banale, ma è la realtà. Ti toglie molti momenti di vita quotidiana e sociale che chi lavora in ufficio dalle 8 alle 18 riesce a vivere. Le responsabilità sono diverse. Ma ne vale la pena, anche se il male è un compagno costante”.
Com’è organizzato il bar Easy?
“Il bar apre dalle 7 del mattino alle 23-24, tranne la domenica che apriamo alle 14. Essendo un bar all’interno del cinema, seguiamo il loro servizio: cinema aperto, Easy aperto. Siamo aperti 365 giorni l’anno. Organizziamo serate dal vivo il venerdì sera, laboratori di vario genere, attività sia per adulti che per bambini. Ad esempio questo sabato c’è una merenda creativa per bambini, divisi per fasce d’età. Ogni gruppo farà un’attività a tema natalizio, come creare le palline di Natale. Talvolta invece c’è un laboratorio di ceramica per adulti. Facciamo anche presentazioni di libri una volta al mese. Cerchiamo di fare cultura in modo semplice, proprio come dice il nostro nome: Easy. Crediamo che questo crei integrazione. Sono serate inclusive: non serve essere esperti, basta essere curiosi e avere voglia di aprirsi a mondi diversi”.
Che rapporto avete con i vostri clienti?
“Abbiamo una clientela molto diversa. Di giorno ci sono gli studenti delle superiori, perché siamo di fronte a due scuole. La sera invece arriva una clientela molto più adulta, soprattutto quella del cinema, che ha un pubblico mediamente più grande. Abbiamo anche una clientela quotidiana: circa l’80% delle persone passa da noi ogni giorno. Si crea quindi un rapporto di chiacchiera, di confidenza, un po’ come quello tra colleghi in ufficio. È un rapporto molto vero e quotidiano”.
Avete progetti futuri?
“Le idee in pentola ci sono sempre, siamo quattro teste. Le lasciamo lì, a bollire. Sono in work in progress… prima o poi la pressione farà esplodere qualcosa”.
Perché dovrebbero votarti come “Barista del cuore”?
“Questa è la più difficile, perché non posso parlare solo di me, ma di tutto lo staff. Perché mettiamo il cuore nelle nostre giornate e nel nostro lavoro. È la prima cosa che doniamo insieme al caffè”.