Passa da Dalmine la puntata di questa settimana de “Il Barista del cuore”, il gioco targato Netweek dedicato ai baristi della Bergamasca, realizzato in collaborazione con Confcommercio Bergamo e con i colleghi di PrimaBergamo.
Partecipare è semplice: ogni settimana, fino a gennaio 2026, racconteremo sulle nostre pagine (virtuali e cartacee) l’uomo o la donna dietro al bancone dei locali che voi lettori candiderete. Il vostro o la vostra barista preferita, insomma, quello o quella che scalda le vostre colazioni o i vostri aperitivi. Allo stesso tempo, pubblicheremo ogni settimana il coupon che già vedete qui accanto: acquistando il giornale in edicola, i clienti affezionati lo possono ritagliare, compilare con il nome del loro barista o bar del cuore, e poi consegnarlo in redazione, o nei punti di raccolta allestiti nei bar degli stessi concorrenti. Per aggiungersi alla lista dei giocatori o per avanzare una candidatura, basta scriverci una mail a redazione@giornaleditreviglio.it.
Il “Barista del cuore”: Alessandro Micheletti, del “Cielo”
Il “Cielo Cocktail Bar” di Dalmine è diventato negli anni un punto di riferimento per chi ama la miscelazione di qualità e l’atmosfera autentica di un locale nato dalla passione. Dietro al bancone c’è Alessandro Micheletti, bartender che ha trasformato una semplice curiosità in una professione fatta di dedizione, ricerca e continua voglia di migliorarsi.
Quando è iniziata la tua avventura nel mondo del bartending?
“È iniziato tutto nel 2019, quindi ormai sono quasi sette anni. La mia passione nasce dal fascino di vederlo fare: osservando altri baristi e la sicurezza che mostravano dietro al bancone, ho sentito nascere in me interesse e desiderio di imparare. All’inizio era un secondo lavoro, svolto solo nei weekend, ma con il tempo è diventato il mio impiego principale. Dal 2021 è la mia occupazione a tempo pieno”.
Come descriveresti il tuo lavoro?
“È un rapporto di amore e odio. Ci sono molti compromessi: quando gli altri escono, tu sei al lavoro; quando gli altri si divertono, tu sei nel pieno della serata. Ma è anche un mestiere bellissimo: stare con la gente, farli stare bene, condividere momenti. È sicuramente un lavoro sacrificante, ma profondamente gratificante”.
Che tipo di rapporto hai con i clienti?
“La nostra è una clientela orientata verso una mentalità da cocktail bar, e questo fa davvero la differenza. C’è curiosità, apertura e voglia di scoprire. Questo mi permette di proporre novità, sia nei gusti che nelle tecniche di miscelazione, e di vedere come vengano accolte sempre con interesse e partecipazione. È un aspetto che mi piace particolarmente, perché rende ogni serata diversa e stimolante”.
Su cosa è impostato il Cielo Cocktail Bar?
“Quando ho iniziato, ero il terzo barman, insieme a Luca Galizia e Carmine Liguori, un nome importante in questo ambiente. Con il tempo, loro hanno intrapreso altre strade, e oggi la gestione del banco bar è affidata completamente a me. Questa responsabilità mi diverte e mi stimola ogni giorno: mi occupo degli ordini, dell’organizzazione del banco e della drink list, curando ogni dettaglio per garantire un servizio coerente con l’identità del locale. Un altro aspetto importante è la collaborazione con la cucina, che propone principalmente pizza. Questo legame tra bar e cucina ci permette di creare un equilibrio tra mixology e food, offrendo un’esperienza completa, pensata per valorizzare ogni momento della serata”.
Qual è il tuo momento preferito della serata al bar?
“Probabilmente dalle dieci e mezza in poi, quando il locale prende davvero vita. È il momento in cui inizi a interagire con la clientela del banco, quando si crea quell’energia speciale che rende unico questo lavoro”.
Il tuo cocktail preferito?
“Resto un amante dei grandi classici della miscelazione. La nostra drink list è pensata per essere semplice, sia a livello di gusto che visivamente, per andare incontro a diversi palati. Non vogliamo appesantire con lavorazioni complesse, ma raccontare, attraverso il sapore, ciò che si desidera far percepire”.
Perché dovrebbero votarti come Barista de cuore?
“Perché c’è tanta voglia, tanta ricerca, tanto studio e tanto impegno. Ogni giorno cerco di offrire la migliore versione di me a chi entra nel bar. Ho studiato per fare questo lavoro: non sono nato dietro al bancone, ma mi sono formato attraverso vari corsi. Credo che la formazione sia una delle fasi fondamentali. C’è chi pensa che si impari solo dietro al banco, ma secondo me non è proprio così”.