Dietro al bancone di Casa Levante a Calcinate da 24 anni, Virna Radavelli ha solo 39 anni ma la sua storia professionale è già lunga e intensa. Una passione nata subito dopo gli studi in una scuola sala-bar diventando la sua strada. È lei la prima barista a raccontarsi per il «Barista del cuore», il nostro gioco dedicato ai baristi della Bassa che ci accompagnerà fino all’inverno. Per votarla e farle scalare la classifica basta ritagliare e compilare il tagliando che trovate sul Giornale di Treviglio e Romanoweek e consegnarlo al vostro barista del cuore (oppure da noi, in redazione, ci trovate in via viale Vittorio Veneto, 1 a Treviglio).
Barista del cuore: intervista a Virna Radavelli
Virna, come è iniziato il suo percorso?
«Avevo 18 anni, e credevo di poter spaccare il mondo… In realtà, era una truffa. Quell’esperienza mi ha segnata: ho dovuto rimediare per anni a quell’errore, nato dall’entusiasmo e dalla voglia di inseguire un sogno. Poi ho deciso di far mio il sogno di qualcun altro. Così è iniziata davvero la mia avventura da barista».
Si percepisce che ne parla come se fosse qualcosa di suo…
«Si, penso che sia proprio per questo che scelgono di lavorare con me. La mia brutta esperienza iniziale ha rafforzato il legame con i luoghi dove poi ho lavorato. Sono rimasta 18 anni nello stesso bar: mi è dispiaciuto andar via, ma per una questione di orari era inevitabile. Sono mamma di due bambine e avere le festività libere mi permette di godermi la famiglia. Per questo, quattro anni fa, ho iniziato a lavorare all’attuale bar Casa Levante».
Un bar in una stazione di servizio, ma che voi state cercando di trasformare…
«Esatto. Apriamo alle cinque del mattino per dare i giusti servizi a chi lavora, ma ci piace l’idea di offrire qualcosa di diverso. È una strada trafficata: arrivano turisti e gente di passaggio, che poi spesso si fermano anche ad acquistare prodotti locali e non».
Qual è il rapporto con i clienti?
«Direi buono. Non piaccio a tutti, ma quando mi hanno proposto di partecipare a questo concorso, molti clienti non hanno esitato a incoraggiarmi. Con persone che incontri una o due volte al giorno nasce inevitabilmente un rapporto di stima e rispetto».
Ha un ricordo particolare legato a questo lavoro?
«Ricordo un bambino che veniva a far colazione tutte le domeniche nel bar precedente. Quando ha saputo che andavo via, mi ha regalato una piccola coppa con inciso: “Alla miglior barista”. Sono queste piccole attenzioni che ti riempiono il cuore e ti fanno sentire fiera di ciò che fai».
E guardando avanti, quali sono i suoi progetti?
«Vorremmo ampliare il bar trasformandolo anche in uno shop. Stiamo partecipando a masterclass ed eventi, per conoscere nuovi prodotti food e beverage. Ci piacerebbe proporre specialità italiane che raccontino le tradizioni regionali. Già ora lavoriamo con prodotti sardi e pugliesi e sotto Natale realizziamo box personalizzate. Insomma, vogliamo unire la nostra esperienza da bariste con la passione per la scoperta e la vendita di eccellenze italiane»
Perché dovrebbero votarla come «Barista del cuore»?
«Mi alzo tutte le mattine alle quattro e lo faccio con la voglia e la passione che ho sempre avuto per questo lavoro. Cerco costantemente di migliorarmi. Mi affascina conoscere, per poi raccontare e accompagnare il cliente non solo in un momento di relax, come l’aperitivo, ma anche nell’acquisto di un prodotto. E magari perché, in fondo, non mi hanno mai vista senza sorriso».