Sematic, interrogazione urgente per chiedere il sostegno del Governo
I parlamentari bergamaschi hanno chiesto l'apertura di un tavolo di crisi dopo il confronto tra le parti in Regione a difesa dei 211 lavoratori che rischiano il posto di lavoro.
Sematic di Osio Sotto, interrogazione urgente dei parlamentari bergamaschi per chiedere il sostegno del Governo.
Sematic, interrogazione urgente
"Depositata dai parlamentari bergamaschi di PD, Lega, FI, M5S, Cambiamo e gruppo Misto l’interrogazione urgente al Ministro dello sviluppo economico per la difficile situazione che stanno vivendo i lavoratori della Sematic di Osio Sotto. L'impegno di tutti i parlamentari orobici raccoglie le serie preoccupazioni espresse dai lavoratori, dalle rappresentanze sindacali e delle amministrazioni locali territoriali in seguito all'annuncio di un consistente trasferimento della produzione dell'azienda in Ungheria. Con l'interrogazione si chiede al Governo un sostegno per scongiurare l'ipotesi di esuberi con l'apertura di un tavolo di crisi, che può avvenire solo successivamente all'attivazione del confronto tra le parti interessate da avviare presso Regione Lombardia".
La storia dell'azienda
L’azienda Sematic produce componenti per ascensori (porte e cabine), è un'attività storica nata nel 1959 a Osio Sotto grazie alla famiglia Zappa ed è passata nel 2013 ad un Fondo di investimento che a sua volta, dopo un anno, l’ha rivenduta al Fondo che detiene la proprietà del Gruppo Wittur con sede in Baviera.
Ad aprile 2019 la Direzione ha comunicato la volontà del Gruppo di delocalizzare alcune linee di prodotto nello stabilimento Wittur in Ungheria, con la conseguenza di determinare 60 lavoratori in esubero rispetto ai 365 dipendenti. Grazie alla mobilitazione di lavoratori e sindacati ed all’interessamento di tutte le istituzioni
territoriali dal sindaco di Osio Sotto a quelle provinciali, regionali e nazionali, l’azienda ha modificato in parte la sua decisione, mantenendo ad Osio Sotto buona parte dei prodotti che si intendeva delocalizzare in Ungheria.
Il primo tentativo di delocalizzazione
Nel 2019, utilizzando fuoriuscite volontarie con incentivi all’esodo (pre-pensionamenti e non solo) e dimissioni di lavoratori che, vedendo la situazione incerta, avevano trovato altre collocazioni, la forza lavoro è scesa a 297 dipendenti. Il 3 settembre 2020, in un incontro presso la Confindustria di Bergamo convocato per discutere del rinnovo del contratto integrativo aziendale, la Direzione di Gruppo ha comunicato due decisioni già assunte: il trasferimento di circa cento impiegati di varie funzioni presso il nuovo centro di ricerca e sviluppo Wittur sito in Seriate (BG) e trasferire il 65/70 per cento della produzione nello stabilimento sito in Ungheria.
Al momento l’esubero di personale verrebbe gestito utilizzando la cassa integrazione per emergenza Covid-19, aperta con comunicazione del 4 settembre 2020 per 211 dipendenti, con utilizzo a partire dal 9 settembre e per una durata iniziale di nove settimane ed eventuale rinnovo di altre nove.
"Intervenga il Governo"
"Stante il timore che, esaurita la cassa integrazione, l’Azienda possa procedere con i licenziamenti, i lavoratori, sostenuti dalle rappresentanze sindacali, hanno chiesto alla Direzione di rivedere tale scelta, che comporterebbe un impatto sociale disastroso - si legge nel testo dell'interrogazione - a seguito dell’incontro del 3 settembre è iniziata la mobilitazione dei lavoratori con sciopero a oltranza e presidio davanti ai cancelli fino al 7 settembre, data dell’incontro presso la Provincia di Bergamo con associazioni sindacali e rappresentanti regionali e parlamentari. La Sematic mantiene comunque bilanci positivi, seppur con calo del fatturato negli ultimi 3 anni, calo motivato non solo da condizioni di mercato generali ma anche da strategie industriali della nuova gestione del Gruppo, quali per esempio: l’allocazione di produzioni e di commesse in stabilimenti a più basso costo del lavoro con margini di profitto più alti".
Al Governo, i parlamentari bergamaschi hanno chiesto l'apertura di un tavolo di crisi dopo il confronto tra le parti in Regione a difesa dei 211 lavoratori che rischiano il posto di lavoro.