Caravaggio

Prevedini: "Centro storico in agonia? Inutile negarlo, bisogna cercare soluzioni"

S'infiamma il dibattito sulla sofferenza dei negozi di vicinato

Prevedini: "Centro storico in agonia? Inutile negarlo, bisogna cercare soluzioni"
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"Inutile negare l’evidenza, farlo è arroganza". Il consigliere leghista Giuseppe Prevedini interviene con il suo solito stile franco nel dibattito suscitato la scorsa settimana dal Giornale di Treviglio sulla sofferenza del centro storico di Caravaggio, dove altre tre attività a dicembre abbasseranno la serranda, tra cui due negozi di vicinato di lungo corso.

L’assessore al Commercio Cattelani: "In città rispetto al 2023 abbiamo nove attività in più"

L’Amministrazione comunale non ritiene che il centro storico cittadino sia in particolare difficoltà e diffonde un report che parla di saldo positivo delle attività, che però riguarda tutta la città.

"Nel corso dell’anno sono state 11 le attività commerciali che hanno aperto da zero - ha affermato l’assessore al Commercio Juri Cattelani - tra queste tre attività di acconciatori o estetisti, sei di vendita al dettaglio e due attività di ristorazione. Cinque i subentri. Tutto ciò a fronte di un totale di sette chiusure, perlopiù nel commercio fisso. Abbiamo quindi nove attività in più rispetto al 2023 a livello di negozi, e non delle numerosissime attività che scelgono Caravaggio come sede legale». Poi ha precisato: «Sono avvenute nel corso dell’anno diverse chiusure di attività storiche, ma la stragrande maggioranza ha cessato per il pensionamento dei titolari, che dopo una vita di lavoro si sono concessi il meritato riposo. In centro hanno comunque aperto tre negozi alimentari, uno di fotografia e uno di restauro mobili".

Il problema del ricambio generazionale è infatti uno dei temi sollevati dai commercianti del centro.

"Vidalengo e Masano che, sulla carta, dato il numero minore di abitanti, dovrebbero affrontare difficoltà maggiori, invece fioriscono - ha affermato - E poi abbiamo introdotto la De.Co che mira a potenziare l’attrattività delle attività storiche locali. Inoltre dal 2016 si è fatta la scelta di fermare l’arrivo di nuovi supermercati, l’unica eccezione è l’Iperal, per consentire il recupero di un’area degradata. E non manca il sostegno all’associazione commercianti, che ha avuto dal Comune finanziamenti per 50mila euro per le proprie attività, oltre che un costante supporto tecnico".

Il consigliere Prevedini: "Che a Caravaggio i negozi di vicinato stiano calando è un dato di fatto"

"Innanzitutto non facciamo confusione, differenziamo i negozi di vicinato del centro storico dalle attività commerciali che si trovano all’esterno e dalle attività artigianali che non vendono o somministrano prodotti ma offrono prestazioni di manodopera, come estetisti e acconciatori - ha precisato il capogruppo della Lega - e dal punto di vista di questi negozi di vicinato che a Caravaggio stiano calando è un dato di fatto: se si vanno ad analizzare i numeri, sono numerosi quelli che negli ultimi anni hanno chiuso e quelli che aprono hanno durata breve, un anno o due, e poi o subentra un altro che finisce allo stesso modo o si abbassa la serranda definitivamente. Invece di negare la lunga agonia del centro è bene sedersi a un tavolo e cercare una soluzione".

Poi l’ex sindaco ha fatto una riflessione.

"Forse la maggioranza dovrebbe prendere in esame la viabilità, gli arredi urbani, le manifestazioni e attività ludiche che possano attirare in centro anche gente da fuori città, che garantiscono insomma delle opportunità ai commercianti che investono sul territorio - ha osservato - Si possono pensare anche agevolazioni fiscali, per esempio esenzioni dall’Imu per un determinato periodo per chi apre nel centro storico. La mia non vuole essere una critica perché la situazione in cui versa Caravaggio non è diversa da quella della maggioranza delle città: forse l’unica ad andare in controtendenza è Treviglio. Anche lì non è più come un tempo ma resiste meglio anche perché sono aumentati gli abitanti e con essi i servizi. Nei prossimi anni dovrebbe aumentare di tre o quattromila unità, rispetto ad altri centri della provincia che rimarranno delle stesse dimensioni o vedranno ridursi la popolazione. Possono contare inoltre su una associazione di commercianti molto forte e iniziative ogni settimana".

Il presidente dei commercianti Cattaneo: "Qualcosa si muove ma bisogna migliorare"

Il presidente dell’associazione commercianti "Caravaggio Viva" ritiene che la situazione in fondo non sia allarmante.

"Qualche attività nuova in centro ha aperto - ha detto Milvio Cattaneo - Più qualche subentro e qualche attività artigianale. Qualcosa si muove ma certo bisogna rendere la città più attrattiva. Supermercati e commercio on line sono una realtà".

I commercianti che ritengono che il centro soffra hanno diverse opinioni sulle cause di quanto sta accadendo ai negozi di vicinato.

"Si sono creati due poli commerciali che hanno tagliato le gambe al centro - ha affermato una barista - la gente si è abituata bene: se non trova il parcheggio a due passi non si ferma. E sappiamo che Caravaggio ha un problema in questo senso: quello nuovo è pronto ma quando aprirà?".

"È cambiato il modo di vivere della gente - ha affermato un’altra - una volta girava di più a vedere le vetrine ma oggi va al centro commerciale, al caldo o al fresco".

"La verità è che la città paga la scelta fatta in passato di aver portato le banche in centro al posto dei negozi che c’erano prima o di qualche servizio" ha osservato un’edicolante.

Un negozio aperto da oltre 60 anni chiuderà

Intanto un’altra attività storica in centro, il negozio di abbigliamento "Ba.Se." in via Mangone, annuncia la chiusura. Non c’è una data però perché il titolare, Giancarlo Segalli, sta cercando di vendere da due anni, senza riuscirci e dipinge un quadro a tinte fosche.

"Il centro sta morendo non solo per la mancanza di ricambio generazionale o per la presenza di supermercati - ha spiegato - la gente non compra, punto. Ci sono meno soldi e la merce la trovano ovunque ormai. Inoltre i costi di gestione aumentano, penso alle utenze per esempio. Ho 62 anni e appena possibile me ne vado in pensione: avrei dei figli che potrebbero proseguire l’attività, ma sono io stesso ad averli consigliati di trovare un impiego da dipendenti nelle diverse catene presenti sul territorio. Con il negozio non si vive, nessuno aiuta quindi... Ho messo in vendita lo stabile, l’appartamento al primo piano è già stato acquistato, mancano un locale e i muri del negozio".

Un’attività che in città esiste da oltre 60 anni.

"Non conosco molto bene la storia ma a cominciare pare fosse stata mia nonna Lucia Baruffi, poi hanno continuato mio padre Giuseppe e mia mamma Giuseppina Fratelli, Pina e Pino. Io nel negozio ci sono cresciuto, abitavo qui sopra, poi mi sono sposato e ho cambiato casa. Mancato mio papà sono andato avanti io, con l’aiuto dei figli".

Non vede un futuro Segalli.

"All’angolo tra via Mangone e via Moriggia c’è un altro negozio di abbigliamento: si sono susseguite quattro o cinque gestioni in pochi anni... - ha detto sconsolato - un altro, sempre qui, ha aperto e chiuso due volte. Bisogna considerare le attività che riescono ad andare avanti, non quelle che aprono. Ne possono aprire anche centomila ma se l’anno dopo chiudono...".

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