Treviglio

Nella culla trevigliese del cooperativismo nasce l'Agricoltura sociale

Il progetto delle Fondazioni Cassa Rurale di Treviglio, Fondazione della Comunità Bergamasca, Fondazione Banca Popolare di Bergamo e di Caritas Bergamasca

Nella culla trevigliese del cooperativismo nasce l'Agricoltura sociale
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La promessa di un sostegno concreto che incarni la ragion d’essere della parola “inclusività” e la premessa di una responsabilità sociale volta alla costruzione del bene comune e alla cura di ciascuno dei membri della nostra comunità, soprattutto di quelli più fragili. Si riassume così l'iniziativa delle Fondazioni Cassa Rurale di Treviglio, Fondazione della Comunità Bergamasca, Fondazione Banca Popolare di Bergamo e di Caritas Bergamasca che congiuntamente ad ottobre hanno dato vita ad un fondo atto a promuovere l’inserimento socio-lavorativo di persone con gravi disabilità o socialmente svantaggiate, in particolare nel mondo dell’Agricoltura sociale. Ora quel progetto diventa realtà con l'assunzione di due educatori professionali.

Closeup shot of an adult and child holding a plant growing out of soil

Agricoltura sociale, si cercano due educatori professionali

Ad oggi, a quattro mesi di distanza dall’annuncio di un’iniziativa così pioniera in termini di promozione di un’economia solidale e di una cultura dell’appartenenza e inclusione, il progetto assume una forma sempre più compiuta grazie alla richiesta di due educatori professionali che apportino un loro ulteriore contributo. Risorsa Sociale Gera D’Adda, partner tecnico del progetto, ha pubblicato infatti un avviso di selezione per il conferimento di tale titolo ad incarico libero professionale, consultabile nella sezione Bandi e Gare del sito www.risorsasociale.it. Tutti gli interessati a prendere parte e a fare la differenza in una realtà che cerca di allargare lo sguardo della società verso nuovi orizzonti, possono presentare la propria domanda entro il 28 febbraio 2023 e candidarsi in base ai titoli formativi professionali posseduti e richiesti dal tipo di bando emesso. Avere così l’occasione di entrare in contatto con ragazzi che custodiscono un immenso valore, seppure nella loro apparente diversa abilità, significa aiutare il mondo attuale del lavoro non solo ad abbattere le barriere di labili pregiudizi, ma anche a diventare i principali promotori di un vero e proprio cambiamento.

Il convegno di Treviglio, a ottobre

Il progetto di Agricoltura sociale nella Bassa bergamasca

Lavorare, costruirsi una professione e guadagnare il proprio reddito, nonostante la disabilità. Non è una sfida facile, quella che centinaia di ragazzi diversamente abili si trovano davanti quando è ora di lasciare la scuola, e di avventurarsi nella vita. E, spesso, a mancare non sono la determinazione o il sostegno delle famiglie, ma una rete sociale ed economica - imprenditori, educatori, sostenitori - che unisca il «fare impresa» con il «fare sociale».

È proprio per tamponare questa lacuna che nei mesi scorsi è nato a Treviglio un progetto pionieristico, che per la prima volta ha visto insieme tre fondazioni e un'associazione mettersi attorno ad un tavolo per progettare un sistema economico e sociale studiato proprio per chi, quando si tratta di entrare nel mondo del lavoro, deve affrontare difficoltà più serie delle persone - virgolette d’obbligo - completamente “abili”. Era ottobre, quando nell’auditorium di Bcc Treviglio si tenne il primo convegno di lancio dell’iniziativa, che ora finalmente prende vita con un bando per arruolare i primi due educatori professionali.
Non è un caso se quell’appuntamento fosse a Treviglio, né se il progetto vertesse in particolare sull’Agricoltura sociale. Nel cuore della Bassa che fu la culla italiana del cooperativismo sociale a inizio Novecento, sta nascendo proprio uno dei più intraprendenti e trasversali esperimenti socio-economici in materia di inclusività.

Perché servono educatori professionali

Dal convegno era emerso che la criticità principale, oltre alle consuete lungaggini burocratiche, per chi oggi volesse praticare Agricoltura sociale nella propria azienda, è la mancanza di risorse - umane ed economiche - per l’affiancamento dei ragazzi diversamente abili nella prima fase dei tirocini, affiancamenti che spesso hanno la necessità di un rapporto uno a uno tra educatori e utenti. Spesso, le spese per gli educatori professionali sono infatti a carico delle stesse famiglie. E quando l’educatore professionale non c’è, l’impegno educativo ricade sugli stessi imprenditori agricoli. Entusiasti, certo, di mettere a disposizione mezzi e know-how tecnico, ma spesso non preparati nella gestione della disabilità. Il risultato è che non sono molte le aziende agricole che si rendono disponibili. Da qui l’idea di costituire il fondo per l’Agricoltura, che sarà gestito operativamente dalla Fondazione Cassa rurale in collaborazione con gli operatori del consorzio Risorsa sociale di Treviglio. E che ora fa un ulteriore passo avanti, tramite l’azienda consortile Risorsa sociale, occupandosi direttamente della messa e disposizione di due professionisti.
Semplice? Tutt’altro. La partita che si giocherà nei prossimi mesi attorno al progetto vedrà coinvolti, oltre ai promotori, anche parecchi enti pubblici come la stessa Regione Lombardia, e decine di piccole e piccolissime imprese agricole bergamasche, spesso a conduzione familiare o cooperativa. Una poderosa rete capillare e complessa. Ma lo spirito è quello dei pionieri della cooperazione trevigliese. Che vive ancora, dopo più di un secolo.

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