Lupini Targhe, rinviate a giudizio quattro persone con l'accusa di bancarotta

Per l'azienda di Pognano si ipotizza un ammanco di 20 milioni.

Lupini Targhe, rinviate a giudizio quattro persone con l'accusa di bancarotta
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Continua il processo per l’accusa di bancarotta della “Lupini Targhe”, l’azienda di Pognano, fallita nel 2013, travolta poi da uno scandalo e dalla successiva inchiesta che aveva travolto consulenti e amministratori.

Lupini Targhe, l'udienza

Venerdì si è svolta l’udienza che vedeva sette indagati tra amministratori e consulenti davanti al gup Massimiliano Magliacani. Sono state rinviate a giudizio quattro persone mentre per tre è stato dichiarato il non luogo a procedere. Sul piatto un ammanco di 20 milioni di euro.

A processo consulenti e amministratori

Al processo andranno Vanessa Zaniboni, amministratore unico della "Lupini Targhe" dal 25 febbraio 2010 alla data del fallimento, Luigi Mario Grisa, ritenuto l’amministratore di fatto dell’azienda e consulente per le strategie aziendali, Patrizia Benedetti, amministratore unico di “Open Tecnoclogy Trading (Ott) Italy srl” e legale rappresentante di “Ott Messico” e Marco Cremaschi, consulente amministrativo di “Lupini Targhe” e membro del Cda di “Ott Messico”.

L'accusa di bancarotta

Secondo la Procura, i ricavi della “Lupini” sarebbero stati dirottati sul ramo messicano dell’azienda dopo averlo ceduto alla società “Ott” dove, secondo gli inquirenti, ci sarebbero sempre figure riconducibili alla famiglia Lupini. L’ipotesi della Procura è quindi che il ramo messicano dell’azienda sia stato ceduto a un quarto del suo valore reale, creando un ammanco alle entrate della “Lupini” di oltre 20 milioni di euro.

Non luogo a procedere

Non luogo a procedere invece per i tre membri del Cda della Lupini dal 5 maggio 1999 al 10 giugno 2009, accusati di aver sovrastimato l’immobile, il terreno e alcuni beni della società: Ambra Lupini, la sorella Irene e Sergio Mazzoleni.

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