Legambiente festeggia per lo stop alla logistica al Santuario di Caravaggio: "Dalla Diocesi un vento di brillante modernità"
Scongiurata la realizzazione di un nuovo polo da 126mila metri quadrati accanto al tempio di Santa Maria del Fonte.
"Un vento di brillante e fresca modernità". Così il circolo di Legambiente Oglio e Serio ha celebrato la decisione della Diocesi di Cremona, di opporsi alla realizzazione di un nuovo polo logistico a poche decine di metri dal Santuario di Caravaggio. L'associazione ambientalista ha commentato così ieri la netta presa di posizione - che risale a circa un mese fa - del rettore del Santuario don Amedeo Ferrari, di chiedere ufficialmente lo stralcio del progetto dal Pgt del Comune di Misano, scongiurando la realizzazione di un nuovo polo da 126mila metri quadrati accanto al tempio di Santa Maria del Fonte.
Cosa c'entra la Curia di Cremona con la logistica?
La Diocesi di Cremona è infatti proprietaria di una parte della grande area lungo la strada provinciale Rivoltana, dove dovrebbe sorgere il cosiddetto "Atp1". In particolare, è di proprietà della Diocesi una quota pari a 35mila metri quadrati, circa un quarto del totale. Ad opporsi al progetto, risalente al Pgt del 2011 approvato dall'Amministrazione comunale leghista già all'epoca guidata dalla senatrice Daisy Pirovano, erano stati circa un mese fa sia lo stesso rettore che l'Istituto diocesano per il sostentamento del clero, con due identiche proposte per la variante generale del Pgt misanese. Nelle quali si chiede, di fatto, lo stralcio dal documento urbanistico delle previsioni edificatorie, proponendo che l’intero ambito produttivo venga sottoposto a vincolo come "aree agricole di salvaguardia", con la finalità di tutela dell’ambiente e dei beni culturali del territorio. E, in particolare, salvaguardare il Santuario di Caravaggio da nuove edificazioni che potrebbero sorgere a poco più di 500 metri - in linea d’aria - dal tempio mariano. Il timore è che l’area sia appetibile per un nuovo insediamento della logistica che andrebbe a danneggiare l’ecosistema della zona e il reticolo idrico.
"La vicinanza di un nuovo comparto produttivo di 162mila metri quadrati a poco più di 500 metri dal Santuario, ancora da urbanizzare, non giustifica per nulla la sua localizzazione - è scritto nella proposta alla variante generale al Pgt misanese - Al contrario crea una situazione di forte discontinuità dell’ecosistema e del paesaggio rispetto ai luoghi vincolati circostanti; pertanto si chiede che il succitato ambito produttivo venga incluso come area agricola di salvaguardia ambientale".
A rischio l'ambiente rurale del Santuario
Da tutelare, inoltre, ci sarebbe la percezione visiva dei luoghi e dei loro tratti tipici che un intervento di trasformazione con finalità produttive, consistente per tipologia e volumi, rischia di alterare irreparabilmente. Lo sfruttamento del territorio di questi ultimi anni ha portato anche ad un abbassamento delle falde acquifere, con la scomparsa di zone umide e rogge, un fenomeno che rischia di compromettere le attività agricole a valle del Santuario.
La battaglia, quindi, contro l’ambito At1b di Misano prosegue dopo che negli anni è stato oggetto di un ricorso al Tar promosso da Legambiente che aveva portato, nel 2018, ad un pronunciamento del Tribunale amministrativo che aveva parzialmente accolto alcune rimostranze su quella che doveva essere la nuova zona produttiva a nord del paese. Il Comune si era appellato al Consiglio di Stato che ad aprile dello scorso anno ha ribaltato la sentenza del Tar, ritenendo del tutto legittime le scelte urbanistiche operate nel 2011 dall’Esecutivo di allora, ancora a guida leghista con il sindaco Daisy Pirovano.
Legambiente festeggia
"Una mossa di questo tipo arriva come un vento di brillante e fresca modernità – commenta il circolo di Legambiente - rispetto al decadente grigiore delle autorizzazioni di questi recenti anni per lastricare di cemento e asfalto centinaia di ettari del fertile suolo della Bassa Bergamasca. Mai in questi anni la Provincia di Bergamo ha opposto una eccezione al consumo di suolo a favore della logistica – continuano gli ambientalisti - Addirittura, Legambiente è impegnata in un ricorso al Tar perché la Provincia non hai mai chiesto una semplice valutazione di impatto ambientale. La stragrande maggioranza dei sindaci della Bassa bergamasca ha regolarmente accettato l'insediamento di un polo logistico, in alcuni casi persino più di uno, senza preoccuparsi del destino complessivo del territorio".