Caravaggio

Dopo 34 anni si conclude l’avventura tra i fiori di Lisetta e Monica Vicario

Dopo 75 anni, inoltre, chiude "Ferri M. & C. Elettromarket"

Dopo 34 anni si conclude l’avventura tra i fiori di Lisetta e Monica Vicario
Pubblicato:
Aggiornato:

Due negozi storici chiudono a Caravaggio, ma se a "Vicario Fiori" subentra un'altra fiorista, Ferri Elettromarket abbassa la serranda dopo 75 anni.

Dopo 34 anni "Vicario Fiori" saluta

Una vita tra i fiori e ora la meritata pensione. Dopo 34 anni dietro il bancone Monica Vicario e mamma Lisetta Cassis salutano gli affezionati clienti e cessano l’attività del negozio "Vicario Fiori", che cambia volto: subentra Donata Perego.
Una storia di passione e amore per le piante iniziata per caso, anzi no, per una felice intuizione del compianto Battista Vicario, titolare un’agenzia di pompe funebri che ci aveva visto lungo. Perché non abbinare all’attività anche un negozio di fiori? E così ha acquisito i locali di via Banfi in vendita, indicando alla figlia la strada maestra.

"Io mi ero diplomata da poco in ragioneria ma seduta in un ufficio tutto il giorno proprio non mi ci vedevo e così ero a casa - ha spiegato Monica -. Mio padre arrivò e mi disse che aveva preso un negozio di fiori. Una decisione che si è rivelata azzeccata perché ho scoperto un mondo che mi affascinava e me ne sono subito innamorata. Non ne sapevo niente però, conoscevo a stento la margherita, la rosa e forse il garofano... Così mi iscrissi a dei corsi che promuovevano Confesercenti e Confcommercio e mi lanciai nell’impresa, affiancata da mia madre".

Una lunga cavalcata iniziata il 13 febbraio del 1990 che si concluderà il primo febbraio, con il subentro di un’altra fiorista.

"Ho 60 anni, alla pensione ci sono quasi arrivata e mia madre ne ha quasi 87 - ha raccontato -, sarebbe stato bello continuare l’avventura lavorando insieme a mia figlia, che mi ha sempre aiutato in negozio e come me ama questo lavoro, ma si è laureata e ha trovato un’occupazione che le piace quindi è giusto che continui il suo percorso. C’è sempre un inizio e una fine per tutto, con mio marito, che è in pensione, abbiamo deciso di chiudere lo scorso ottobre. Ci godremo un po’ la vita, bisogna capire quando è il momento di lasciare e voltare pagina. Chi subentra è una fiorista che ha bisogno di maggiore spazio e in questi giorni stiamo tinteggiando i locali per consegnarglieli".

Ripercorrendo tre decenni di intenso lavoro, che richiede impegno anche e soprattutto durante le festività, Monica tradisce emozione.

"Se ci avessi pensato troppo forse non avrei chiuso - ha ammesso scherzando - amo tantissimo questo lavoro anche se si sta sempre in piedi e con una temperatura di al massimo 15 gradi. Non ci si annoia di certo, fuori e dentro il negozio, ci sono sempre le piante da curare, cimitero e funerali da seguire, acquisti da fare, oltre ai clienti da servire. Certo non mi sembrerà vero quando andrò a trovare mia madre, che abita sopra il negozio, vedere qualcun altro dietro il mio bancone... Sarà dura ma la vita è così, si cambia. In questi giorni abbiamo ricevuto tanti attestati di affetto e stima da parte dei clienti, non credevo così tanti, e questa è la nostra soddisfazione più grande".

E ai saluti pubblicati anche sui social, hanno risposto in tantissimi, confermando quando il negozio fosse entrato nel cuore dei caravaggini.

"Ferri Elettromarket" conclude la sua lunga storia

Giù dopo ben 75 anni la serranda di "Ferri M. & C. Elettromarket". Un’attività storica, passata dal padre ai figli, che da martedì è cessata. Il negozio in via Folcero era un vero e proprio punto di riferimento per i caravaggini, ma purtroppo i titolari hanno deciso che è arrivato il momento di scrivere la parola fine. Nessun commento, hanno preferito salutare solo di persona i tanti clienti che negli anni hanno permesso all’attività di vendita e riparazione degli elettrodomestici di crescere. Ma la notizia ha suscitato un certo scalpore sui social, e in tanti hanno sollevato il tema della morìa di attività commerciali che spegne i centri storici, un po’ ovunque.

"Mi dispiace... ma se le persone anziché acquistare on line acquistassero di più nei negozi di paese e se le tasse e spese varie che si devono sostenere fossero molte meno forse non si deciderebbe di chiudere", ha commentato qualcuno.

"Per tanti, tanti anni è stato un riferimento per i caravaggini. La chiusura continua di queste attività commerciali storiche è il segno della disgregazione sociale della città", ha scritto qualcun altro.

"Queste continue chiusure senza subentri, hanno una nota di nostalgia, di malinconia, si perde sempre qualcosa, ci si impoverisce di tutto, 50 anni fa, avevamo tutto, miseria anche, ma tante attività commerciali, ospedale, tanti medici, ricovero per anziani, due cinema... meno male che resistono almeno le scuole", dice qualcun altro.

"Il problema non è fare due passi, i costi online sono inferiori rispetto a un negozio e ormai siamo orientati al risparmio perché soldi non ce ne sono o sono comunque pochi", ha osservato un altro caravaggino ancora.

Del resto quando la Bassa ha deciso di accogliere la Brebemi non poteva che prospettarsi un futuro di logistiche e centri commerciali, e se i consumatori continuano a scegliere l’E-commerce la tendenza non potrà invertirsi. Qualità, assistenza, rapporti umani, vitalità di città e paesi che si stanno perdendo. Occorre interrogarsi sul futuro che si vuole costruire.

Seguici sui nostri canali