L ’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia e l’Amministrazione comunale di Treviglio celebrano il coraggio della Guardia di Finanza con la mostra “Volti e storie di finanzieri nella Guerra di Liberazione e nella Resistenza”.
Inaugurata venerdì 7 novembre presso lo Spazio Meno Uno, la rassegna si basa sui racconti di militari delle Fiamme Gialle che negli anni della seconda guerra mondiale si sono uniti alla lotta partigiana per liberare l’Italia dall’occupazione nazifascista.
La presentazione del sindaco Imeri
“Con questa mostra – ha esordito il sindaco Juri Imeri durante la conferenza stampa di presentazione, a cui hanno presenziato anche gli studenti delle scuole del territorio, il vicesindaco Pinuccia Prandina, il parroco don Zaccaria Bonalumi, il commissario capo della Polizia di Stato Daniele Bena, il comandante della stazione dei Carabinieri di Treviglio Luca Bencivenga e il comandante della Polizia locale di Treviglio Giovanni Vinciguerra – celebriamo il ricordo di una guerra che sembra molto lontana alle nuove generazioni, ma che in realtà è avvenuta in un periodo molto vicino a noi. Si tratta di un tuffo nel passato che si protrae nel presente, perché ancora oggi esistono popolazioni chiamate a difendere territorio e diritti, che arrivano a sacrificare la vita pur di proteggere un confine e ripristinare la pace”.

Le parole della presidente Ravaglia
Un credo, quello di combattere in nome della libertà individuale e collettiva, che mosse anche i tanti finanzieri protagonisti della mostra.
“La Guardia di Finanza – ha fatto sapere Ornella Ravaglia, presidente ANPI Treviglio – fu l’unico corpo che partecipò alla Resistenza fin dal primo giorno, sostenendo il movimento partigiano. Visitando la mostra, si avrà modo di conoscere la storia di tanti finanzieri che seppero fare la scelta giusta, per consentire a tutti noi di vivere oggi in un mondo libero”.
Gli esempi portati dal capitano Chiodelli e dal colonnello De Santis
Tanti gli esempi citati tra gli agenti che preferirono la lotta armata piuttosto che mettersi al servizio della Repubblica Sociale Italiana.
“Diedero vita a formazioni autonome, come la banda ‘Fiamme Gialle’ capeggiata dal generale Filippo Crimi o la banda ‘Buratti’ guidata dal brigadiere Mariano Buratti, che purtroppo fu barbaramente ucciso – ha ricordato Davide Chiodelli, capitano della Guardia di Finanza di Treviglio – Ma Buratti non fu l’unico. Si stimano più di 5mila finanzieri morti, tra caduti in battaglia, condannati a morte o deceduti per stenti e sevizie. Questi servitori dello Stato hanno pagato un prezzo altissimo per la loro fedeltà alla patria e ai valori democratici. Ricordarli non è solo un atto di memoria storica, ma tiene viva l’importanza di valori fondanti della nostra Repubblica, quali libertà, giustizia e senso del dovere, che ancora oggi guidano il nostro corpo”.
Gli stessi valori sono stati evidenziati dal colonnello Sergio De Santis, presidente della sezione di Bergamo dell’Associazione Nazionale Finanzieri d’Italia.
“Questa mostra – ha aggiunto – permette di avvicinare i giovani di oggi a una storia recente dell’Italia che è stata fondamentale per l’istituzione della nostra democrazia. All’interno di questa storia, la zona del Comasco e del Varesotto fu importante perché qui i finanzieri fornirono aiuto a coloro che volevano attraversare il confine per rifugiarsi in Svizzera. Tra loro, ricordiamo il tenente Giorgio Cevoli, il finanziere scelto Salvatore Corrias e il finanziere Giulio Massarelli“.

La testimonianza di Giovanna Ezzis
Più a sud invece, in quel di Teramo, il finanziere Antioco Ezzis si distinse tra i partigiani combattenti che liberarono la città dai nazifascisti.
“Le azioni di Antioco nella Resistenza – ha sottolineato la figlia Giovanna Ezzis – sono cadute nel logorio perché nessuno le ha raccontate e testimoniate con la dovuta documentazione, ma sono degne di memoria perché ancora una volta la storia ha visto il corpo della Guardia di Finanza protagonista non solo al Nord ma anche al centro, in Abruzzo, con i suoi finanzieri in prima linea, artefici della lotta per la libertà. Nessuno di questi militari si è mai lamentato, anzi i disagi e le difficoltà patite hanno rafforzato lo spirito che è proprio delle Fiamme Gialle”.
Il racconto di Cenati sulla Liberazione di Milano
Uno spirito questo, che non è mancato neppure al generale Alfredo Malgeri, che guidò la Liberazione di Milano.
“Malgeri – ha chiosato il dottor Roberto Cenati – era il comandante della caserma ‘5 Giornate’ e con il maggiore Egidio Liberti predispose un piano di insurrezione che prevedeva l’occupazione della Prefettura di Milano. Si trattava di impresa ardua, perché i fascisti su Milano erano circa 12mila, mentre i finanzieri di Malgeri soltanto 430. Ma nella notte tra il 25 e il 26 aprile 1945 ebbero comunque la meglio”.
