Cultura

Nell’ex asilo di via Polidoro Caldara un ciclo di affreschi del ‘600 e opere di Trento Longaretti

Svelata la scoperta avvenuta durante l'intervento di riqualificazione: dipinti dell’artista trevigliese al primo piano ed episodi della vita di San Francesco al piano terra

Nell’ex asilo di via Polidoro Caldara un ciclo di affreschi del ‘600 e opere di Trento Longaretti

Nell’ex asilo e orfanotrofio sito in via Polidoro Caldara a Caravaggio scoperto un prezioso ciclo di affreschi sulla vita di San Francesco, che risale al 1600, e inediti dipinti del trevigliese Trento Longaretti realizzate nel Dopoguerra.

La scoperta di un “tesoro”

Un nuovo piccolo grande “tesoro” che si somma al già vasto patrimonio storico-artistico caravaggino, che sarà presentato oggi, venerdì 3 ottobre, alle 18.30, nella sala consiliare del Palazzo comunale. Il sindaco Claudio Bolandrini lo aveva annunciato qualche settimana fa, mantenendo però segreta l’entità del suggestivo ritrovamento avvenuto durante i lavori di ristrutturazione in corso nell’ala ovest dello stabile. Dove, ricordiamo, è in corso un intervento di riqualificazione e risanamento conservativo finanziato con le risorse del Pnrr per servizi sociali, disabilità e marginalità sociale, ottenute dall’azienda consortile “Risorsa Sociale Gera d’Adda” di cui Caravaggio fa parte. Verrà infatti realizzato un complesso composto da alcune piccole unità abitative e da un alloggio a uso collettivo di maggiori dimensioni: due unità per quattro posti dedicate ad anziani autosufficienti; due unità per quattro posti destinate a prima abitazione per l’emergenza abitativa; quattro unità per 11 posti per persone con disabilità; un posto per l’assistenza. Sono previsti complessivamente 20 residenti. L’alone di mistero sull’entità della scoperta finora ha suscitato una certa curiosità, che potrà essere appagata dai dettagli che verranno resi noti nella conferenza, ma è già chiaro che si tratta di opere di grande valore.

Opere di Longaretti al primo piano

“La decorazione pittorica e a stucco del complesso monumentale si caratterizza per una variegata tipologia di interventi artistici, di secoli diversi, che si allineano a quelli che sono stati i diversi impieghi dell’edificio – ha spiegato Federico Troletti, storico dell’arte e consulente per restauri e l’’Art Bonus’ – Alcune porzioni risultano già a vista, in quanto le sale non hanno subito radicali stravolgimenti. Ci si riferisce a buona parte dei dipinti di quella che era la cappella della preghiera al primo piano, utilizzata dalle ultime suore che hanno abitato il convento. In questo ambito le indagini preliminari hanno permesso di ipotizzare che, al di sotto delle pitture murali firmate dal trevigliese Longaretti, persistono altre decorazioni”.

Nel progetto di riqualificazione dell’edificio è previsto che questa sala rimarrà ad uso comune, quindi le opere recuperate saranno visibili.

“Si tratta per la maggior parte di dipinti del XX secolo di soggetto sacro – ha chiarito Troletti – I lavori di recupero, di consolidamento e integrazione dureranno circa quattro mesi, in quanto si è in presenza di una superficie decorativa assai estesa. Il costo stimato è di 28mila euro”.

Affreschi del 1600 al piano terra

Gli affreschi sono distribuiti nelle fronti delle sette lunette presenti nel portico che collega le varie stanze e che sarà accessibile al pubblico anche esterno alla struttura.

“I voltolini in stucco necessitano di un consolidamento degli elementi strutturali con, a seguire, la pulitura delle incrostazioni e sovrapposizioni di materiale avvenute durante i decenni – ha proseguito lo storico dell’arte – Alcune porzioni dovranno essere ricostruite con tecniche e materiali tradizionali. Il tutto completato con la stuccatura e il risarcimento delle lacune. Il restauro completo, comprensivo delle protezioni delle superfici, prevede un costo di 35mila euro e una tempistica dai due ai tre mesi di lavoro”.

Le lunette corrispondono alla copertura del corridoio che sarà restaurato completamente.

“Sulle lunette sono già stati condotti dei saggi stratigrafici per avere prova della presenza di dipinti e per permettere la programmazione del restauro – ha precisato ancora Troletti – Da quanto emerso si deduce che gli affreschi siano da attribuire a un’unica maestranza, probabilmente bergamasca, attiva nel convento verso gli anni venti del Seicento. Il restauro prevede la rimozione totale di tutte le ridipinture che si sono aggiunte durante il tempo, il ripristino e consolidamento degli intonaci e il fissaggio, ove ritenuto a rischio, della pellicola pittorica la quale, tuttavia, per quanto emerso dai saggi, pare ancora ben coesa e non oggetto di picchiettatura. Le parti mancanti, una volta verificata la consistenza quantitativa, saranno integrate ad acquarello mediante la tecnica a rigatino”.

Probabilmente un unico ciclo di opere.

“In attesa della rimozione totale degli strati che oggi celano gli affreschi, si avanza l’ipotesi che i dipinti delle lunette dovrebbero far parte di un unico ciclo ritraente vari episodi della vita di San Francesco d’Assisi – ha concluso – Il singolo intervento di restauro per ogni lunetta-arcata prevede un costo di 16mila euro e un tempo di esecuzione ipotizzabile in un mese o due”.

L’appello del sindaco

La scoperta è di quelle importanti, ma per far emergere le opere in tutta la loro bellezza servono risorse. Lo sa bene il sindaco, che fa appello ai privati perché si sviluppi una forte sinergia come quella che ha permesso di riportare all’antico splendore il complesso di San Bernardino.

“Dopo aver condiviso la scoperta con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio si è deciso di comune accordo di procedere al recupero di queste preziose vestigia del passato per concedere alla comunità intera la possibilità di tornare a fruire della loro bellezza, da tempo nascosta e addirittura dimenticata – ha commentato – La riqualificazione con finalità sociale e inclusiva di un edificio storico da tempo dismesso e la riscoperta e la valorizzazione del patrimonio storico e artistico custodito nei secoli sono gli obiettivi che il progetto di rigenerazione urbana intende perseguire. Per vincere questa sfida, ambiziosa e affascinante, oltre che fare affidamento sulle competenze professionali delle maestranze coinvolte nei lavori, tramite lo strumento dell’”Art Bonus”, torniamo a rivolgerci con fiducia ai mecenati contemporanei: la speranza è che la loro generosità e l’amore per l’arte, che hanno consentito alla chiesa di San Bernardino di ritrovare la sua originale bellezza, restituiscano alla comunità l’ex convento dei francescani. Per Caravaggio sarebbe la miglior forma di celebrazione dell’ottavo centenario della morte di San Francesco d’Assisi“.

I Francescani a Caravaggio

“A Caravaggio erano presenti tutti gli Ordini che si ispiravano alla regola di San Francesco – ha spiegato il professor Francesco Tadini, storico locale ed ex dirigente dell’istituto comprensivo ‘Mastri Caravaggini’ – agli inizi del Quattrocento i Conventuali con la chiesa di San Francesco, poi nel 1481 gli Osservanti con quella di San Bernardino, sostituiti nella seconda metà del Cinquecento dai Riformati e, infine, i Cappuccini, nel convento di San Pietro che era posto nell’attuale via Brignano. I Conventuali si erano stabiliti nel borgo nel 1401, costruendo la chiesa e il convento a lato dell’attuale via Polidoro Caldara. In un altare laterale aveva sede la Confraternita della Santa Concezione, cioè dell’Immacolata, di origine molto antica ma istituita formalmente nel 1616. Il convento venne soppresso nel 1786 entro le riforme dell’imperatore Giuseppe II d’Austria. Ai primi dell’Ottocento tutto il complesso passò in proprietà alle famiglie Ramazzotti e Mangoni. Nel 1840 per testamento di Santo Ramazzotti fu istituito l’orfanotrofio femminile nell’ala occidentale del convento. Più tardi l’Amministrazione comunale collocò l’asilo “Umberto I” nell’ala orientale. Con la soppressione la chiesa fu demolita e le strutture murarie adattate alle nuove funzioni civili”.