Luci a festa in paese per le Anime Giustiziate
A Covo sono andati in scena i tradizionali tre giorni di celebrazioni per ricordare i tre giovani messi a morte a fine ‘700.
A Covo sono andati in scena i tradizionali tre giorni di celebrazioni per ricordare i tre giovani messi a morte a fine ‘700.
Anime Giustiziate
Un fatto storico molto curioso, noto per lo più solo ai covesi, ma che si appresta ed essere oggetto di una trasposizione teatrale, al fine (anche) di divulgare quanto avvenne a fine 700. Si sta parlando del caso delle Anime Giustiziate. Sono in molti quelli che passeggiano per le vie principali del paese, via Trieste e De Micheli, note anche col nome "I Terai", ma solo in pochi sanno che quel luogo fu in passato sede di uno spettacolo atroce. A ricordarlo c’è solo un cartello con l’emblematica scritta "Anime Giustiziate". Già dal nome si può comunque intuire cosa accadde.
La vicenda
Nell’agosto del 1798 tre giovani uomini, Bossi di Chiaravalle, Taglia di Romano e Raselli di Calcio, spinti dalla fame, pensarono di intrufolarsi nella corte della famiglia di Alessandro Fassina per racimolare qualcosa di prezioso da rivendere. I tre furono però sorpresi dalla giovane Teresa Capranelli che, derubata dei suoi orecchini, lanciò un urlo, allarmando il vicinato. Una pattuglia di gendarmi francesi colse quindi i tre fuggitivi nelle campagne. Per loro fu deciso il massimo della pena, la condanna a morte per decapitazione, ma lì, sul patibolo, i tre chiesero scusa alla cittadinanza di Covo. Chiesero inoltre di poter ricevere i Sacramenti. Questa ammissione di colpa e il conseguente pentimento furono sufficienti ai covesi per perdonare i tre ladri, tant’è che da quel giorno sono oggetto di "culto" e venerazione per il nobile ravvedimento morale, avvenuto in punto di morte.
Le celebrazioni
Tre, così come il numero dei ladri, sono i giorni dedicati alla “Festa delle Anime Giustiziate” rispettivamente il 7, 8, 9 agosto di settimana scorsa. Tre giornate dedicate interamente alla preghiera per i santi-ladri. Per Covo questa celebrazione è importantissima, perché è simbolo anche dell’attitudine covese al perdono e alla misericordia, qualità che la Giustizia spesso non comprende. La pluricentenaria venerazione dei tre ladri era seguita anche con l’esibizione dei teschi dei giustiziati, a riprova dell’autenticità del fatto storico. Eppure dagli anni 80 circa del 900, i tre teschi sono scomparsi nel nulla. Ancora oggi si sta cercando di capire dove siano andati a finire. Secondo alcuni la sparizione non deve essere stata frutto del caso. Tra le ipotesi più accreditate, c’è l’antipatia rispetto alla venerazione di tre santi che propriamente non lo sono, se non de facto. E questa disapprovazione arriverebbe direttamente dal clero locale che, sempre secondo i più, avrebbe voluto occultare il fatto, nascondendo forse l’unica prova concreta (oltre evidentemente ai documenti storici) che certificava la storia dei ladroni. Infatti non esistono quadri, opere o comunque qualcosa che possa tenere viva nella mente dei posteri una tradizione così antica e sentita nel paese. Tradizione che il Comune ha voluto tramandare con un’opera pubblica, una piazzetta, costruita proprio sul luogo dove avvenne la decapitazione in via De Micheli.