Cultura

Il Miracolo dell'affresco della Madonna che trasuda

Il 19 febbraio 1862 è una data storica importante, che ha dato origine al Santuario sul fiume Oglio a Cividate.

Il Miracolo  dell'affresco della Madonna che trasuda
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Il 19 febbraio 1862 è una data storica importante, che ha dato origine al Santuario sul fiume Oglio a Cividate.

Nasce il Santuario

Il 19 febbraio 1862 è  una data storica cruciale che ha reso Cividate una meta di pellegrinaggio per tutti i credenti, uno degli avvenimenti che ha più segnato la storia di questo paese e che ha dell’incredibile: "l'affresco della Madonna che trasuda" oltre ad essere considerato un miracolo è ciò che ha dato origine a quello che è ora uno sei santuari più belli della Bassa orientale. La storia racconta che l’affresco, prima di essere conservato nella teca rinascimentale attualmente collocata all’interno del santuario, era custodito in un’edicola che fu costruita grazie all’investimento di alcuni nobili locali nel 1689.

La peste

Il motivo di questa caritatevole azione è stato di dare un eterno ricordo a tutti i cittadini morti di pestilenza nel 1630, Cividate era stata duramente colpita da questa piaga, al tempo non c’erano né le conoscenze ne le capacità per gestire un’epidemia e molti cittadini caddero a causa della malattia. Nel 1630, per ricordare gli abitanti del paese morti per la peste, venne costruito in località Campiveri, un Oratorio campestre dove è dipinta l’Addolorata accanto al Crocefisso con i Santi Rocco e Sebastiano. Di questa Cappella ormai non vi è traccia perché inglobata nel nuovo Santuario costruito fra il 1893 ed il 1894. Vi è rimasta, però, una pietra situata a sinistra, a terra nel porfido del sagrato, con una iscrizione latina. Si è salvato anche il dipinto dell’Addolorata, posto poi sull’altare maggiore del Santuario, costruito in seguito ad un fatto miracoloso accaduto il 19 febbraio 1862.

Il miracolo

L’evento che viene considerato un miracolo: «La trasudazione dell’immagine dell’Addolorata». Una bambina di sette anni, Francesca Pagani, recatasi alla vecchia edicola di Campiveri a pregare per il padre e la sorella malati, vide nel recinto dell’edicola due uomini vestiti di velluto nero che leggevano un libro davanti al Crocefisso. La bambina richiamò la loro attenzione ed essi la guardarono amorevolmente. Recitate alcune preghiere, tornò a casa e narrò il fatto alla mamma, che però non lo prese in considerazione. Il giorno dopo alle tre del pomeriggio la bambina ritornò per pregare e notò che l’immagine sacra era coperta di sudore. Meravigliata, fece notare la cosa a due uomini di passaggio i quali, constatato il fatto, esclamarono: "Bambina, è brutto segno". La fanciulla dopo molto tempo vide passare una donna, Maria Bertorelli Cattaneo, e la chiamò per vedere quel che stava accadendo all’affresco. Francesca Pagani convinse poi la mamma a recarsi alla Cappella per vedere la Madonna, il Crocifisso e i Santi che sudavano. Il fatto si ripetè nei giorni successivi sempre dalle ore 15 e alle 17 e si divulgò in modo inspiegabile. L’allora parroco del paese Don Piero Conti, il sindaco Luigi Marchesi e l’ingegnere Enea Rubini esaminarono il tetto e le pareti dell’edicola per trovare se vi fosse qualche spiegazione della presenza di quel sudore: "lucente come la rugiada". I documenti parlarono di guarigioni prodigiose regolarmente registrate e conservate negli archivi. Dopo questo avvenimento grazie alla volontà dei cividatesi e del don Ciriaco Vezzoli venne edificato, solo trent’anni dopo, quello che è l'attuale santuario che tutti conosciamo, costruito poco distante dal luogo in cui si trovava la vecchia edicola.

L'affresco della Beata Vergine che trasudò nel 1862.
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