Cultura

Dalla disabilità ci si può rialzare, a Verdellino si accende “Una luce nel buio”

Pomeriggio di emozioni e riflessioni, in biblioteca a Verdellino, per la presentazione del libro di Roberto Serramazza

Dalla disabilità ci si può rialzare, a Verdellino si accende “Una luce nel buio”

Parlare di disabilità, senza cadere nei luoghi comuni e nelle frasi fatte, non è semplice. Ma sabato, nella biblioteca di Verdellino,  Roberto Serramazza, l’autore del libro “Una luce nel buio – La disabilità vista con gli occhi del disabile”, ci è riuscito. La presentazione del libro, curato dalle scrittrici Teresa Giulietti e Linda De Santi, è stata l’occasione per accendere i riflettori su un tema complesso, per raccontare cosa non è la disabilità: non è invincibile, ad esempio, e come sostiene l’autore – che convive con la sua disabilità da oltre vent’anni – “ci si può rialzare”. 

Un “viaggio” per conoscere la disabilità

C’è un messaggio di speranza tra le pagine del libro che vuole raccontare la disabilità attraverso gli occhi di chi la vive ogni giorno. Un messaggio che sabato pomeriggio è arrivato con forza e autenticità emozionando i tanti presenti. A moderare la presentazione, promossa in collaborazione con la Pro loco Verdellino-Zingonia e il patrocinio del Comune, è stato Alessandro Zucchet che ha accompagnato il pubblico attraverso un “viaggio” tra testimonianze e riflessioni.

Ad aprire i lavori è stato il sindaco Silvano Zanoli che ha portato i saluti istituzionali dell’Amministrazione e definito il libro dell’autore – e amico – Roberto Serramazza “un racconto, testimonianza diretta e monito, narrato con semplicità e stile”.

“Storie di vita, di solidarietà e di frustrazioni che plasmano a volte inesorabilmente la vita delle persone con disabilità che tutti i giorni si scontrano con burocrazie, malintesi, commiserazioni e altro – ha commentato a margine – Un pomeriggio denso di emozioni, di testimonianze con differenti profili e sensibilità”.

Storie di vita

Il libro racconta, con linguaggio accessibile e coinvolgente, il percorso di vita dell’autore e quello degli altri quattro coprotagonisti del libro. Tra le pagine, infatti, emergono anche le storie di altri quattro verdellinesi: Francesco, un uomo che “ha saputo ribaltare le aspettative“ e Giuseppe, che vive sulla sedia a rotelle, al secondo piano di un condominio senza ascensore ed è costretto a vivere nella drammatica realtà dell’isolamento forzato. Poi ancora la storia di Denis che racconta come un incidente può cambiare il corpo di una persona, ma non di certo il suo vigore e la sua anima e infine quella di Ivan che tocca le corde profonde dell’esistenza umana e riguarda la disabilità che sopraggiunge a causa di una drammatica fatalità. Un racconto che ci ricorda anche che gli imprevisti possono essere robustamente combattuti con l’amore familiare.

Tombolini: “Necessario un rapporto franco, oggettivo e consapevole”

Storie di vita quotidiana che hanno offerto l’occasione per portare la riflessioni su diversi piani. Ad intervenire, infatti, è stata anche l’avvocato Miriam Campana, consigliera provinciale di Bergamo con delega alle Pari opportunità. Non solo. A portare la sua testimonianza diretta è stato anche Claudio Tombolini, presidente dell’Associazione Disabili Bergamo, che in maniera diretta e chiara ha sottolineato come debba essere sempre più necessario un rapporto franco, oggettivo e consapevole nei confronti delle varie disabilità, “smettendo di nascondersi dietro falsi buonissimi, scelte di comodo, furberie comportamentali che nulla hanno a che vedere con la necessità di un coinvolgimento completo dei disabili nei contesti sociali”.

Spunto interessante anche da parte di don Roberto Trussardi, direttore della Caritas bergamasca, a cui l’autore ha affidato la prefazione del libro, relativamente allo stigma sociale che colpisce i soggetti che vivono in povertà e che spesso, anche se per cause diverse, vengono ghettizzati e considerati a loro volta “disabili”.

Non poteva poi mancare l’arte che attraverso la musica e la poesia ha toccato i cuori dei presenti. Le note di “Quello di cui sono fatta io”, interpretata dalla cantante Rose ha colpito per l’energia e l’intensità toccante del testo, mentre a chiudere sono state le poesie di Luisella Traversi Guerra.