Arriva la 36esima edizione del festival "Segnali Experimenta"
La presentazione si terrà sabato 4 maggio alla sala conferenze della rocca Albani
Pochi soldi e tante idee: è questa la situazione attuale del festival teatrale urgnanese più longevo e rispettato della provincia di Bergamo, quel “Segnali Experimenta” giunto - in questo 2024 - alla sua 36esima edizione.
"Segnali Experimenta": la storia
"Artisti di ogni tipo hanno consolidato, negli anni, la sua fama e la sua lungimiranza progettuale - hanno fatto sapere gli organizzatori - Ricordiamo fra i tanti: Danio Manfredini, pluripremiato Ubu teatrale, Moni Ovadia, da noi prima del suo exploit al "Piccolo Teatro", Marco Paolini del celebrato "Vajont", il Teatro delle Albe con le famose proposte multietniche, il boliviano Teatro de los Andes di César Brie e Naira Gonzalez ad Urgnano con cinque repliche nel loro primo tour europeo, Aurelio Grimaldi e le sue "Buttane" prima dello scandalo-successo di Cannes, l’osannata clownerie dell’italo-danese Paolo Nani e del cosmopolita Leo Bassi, e poi i Cantieri Teatrali Koreja, il Teatro Tascabile di Bergamo, Alfieri Magopovero, Teatro la Ribalta, Tony Comello, Teatro Ridotto, per finire con l’Odin Teatret, faro indiscusso del teatro di ricerca mondiale. Tutti teatranti passati da "Segnali" nel decennio 1990/2000. A questi si sono aggiunti, in anni più recenti, altri ospiti eccellenti quali il Teatro Persona, Tanya Khabarova, Alexei Merkushev, Fattoria Vittadini, don Andrea Gallo, Kristjan Ingimarsson, Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa, Babilonia Teatri, Teatro Nucleo, Piccolo Parallelo, Antonio Attisani, Mario Barzaghi, Mariano Dammacco, Scena Verticale, Do Theatre e Teatr Novogo Fronta".
Il progetto
Con tali prerequisiti e un simile parterre, dopo aver festeggiato, la scorsa stagione, i “50 Anni” di vita del "Laboratorio Teatro Officina", ente organizzatore con Comune e Pro loco di Urgnano, della manifestazione, è stato decisamente complesso stilare un progetto all’altezza di una tale prestigiosa storia.
"Un mese di lavoro e di contatti serrati con vecchi amici e nuove realtà, centellinando un budget risicato, intorno a tematiche attualissime come la questione femminile, vista con lo sguardo coraggioso di Alfonsina Strada, che corre il Giro d’Italia del 1924, prima e unica donna nella storia, e, con lei, parlare di diritti conquistati e di strade ancora da percorrere o di 'Liberedonne' eroico resoconto sul ruolo della donna nella resistenza e sulle partigiane viste come le prime vere femministe - si prosegue nella nota - Altro tema attualissimo affrontato dal Festival è il binomio guerra-pace trattato nel reading 'Eirene' con riferimenti al conflitto israelo-palestinese e alla segregazione razziale nel Sud Africa e in 'Oltre la linea rossa' mostra fotografica che documenta con grande realismo e cruda efficacia i conflitti nel mondo. La memoria dell’orrore come antidoto alle guerre. Si passa a un teatro civile di ottima fattura con 'Nel tempo che ci resta' sulle vite di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, dove si intrecciano la lotta alla mafia, le vittime, i tradimenti, i pensieri, le vicende personali e pubbliche, la trattativa, l’isolamento, le menzogne, il senso di dovere dei due magistrati, in una ricostruzione di ciò che è accaduto e di ciò che continuerà ad accadere. Dall’attualità ai classici con una pregevole e originale indagine sull’Amleto con 'L’archivio delle anime', riscrittura scenica da William Shakespeare, narrata dal punto di vista del becchino del camposanto. A lui il compito di cancellare le tracce della tragedia, di raccogliere i feticci dei personaggi, di seppellire i loro desideri, i loro pensieri, i loro sogni, di cancellare i segni del loro passare perché la sera dopo li lascino come se non avessero mai percorso quella strada".
Ma non solo.
"Gioiosi e ironici omaggi a Roald Dahl e alle sue corrosive storie per bambini sono invece le due letture 'Versi all’inverso e fiabe rifatte' e 'Piccolini' particolarmente adatte al pubblico dei ragazzi e delle famiglie - si spiega nel comunicato - Si discute di arte come forma salvifica, nel monologo 'Rosmarino' nato durante il primo confinamento da Covid, che racconta le storie di alcuni artisti che l’interprete della pièce ha avuto l’onore di conoscere in gioventù e con i quali ha convissuto durante l’esilio. La proposta è dedicata a loro e parla anche dell’accoglienza e dei diritti umani".
A prologo del Festival è posta invece “La Notte dei sogni” un’originale pratica performativa che prende spunto dalle veglie sonore tipiche di alcune tradizioni mistiche (sufi e tibetane) e dall’esperienza dello sleeping concerto.
"L’intento è quello di esplorare e far vivere in modo collettivo l’esperienza del sogno accompagnato da musiche, azioni rituali e coreografiche che si articola lungo tutta una notte con l’obiettivo di ampliare la percezione del paesaggio sonoro in cui l’evento prende corpo e di sperimentare l’evocazione di ricordi, immagini e suoni nello stato di confine fra veglia e sogno - si prosegue - Un’esperienza comunitaria, un viaggio nel silenzio notturno fra suoni e sogni: un momento che riattualizza una dimensione tribale nel tempo presente; lontano dallo spettacolo e vicino al rito".
C'è anche un'esperienza formativa.
"In parallelo al Festival, per la sezione denominata 'Incontri', è prevista, infine, un’esperienza formativa direttamente gestita dal 'Laboratorio Teatro Officina' dal titolo: 'Laboratorio intensivo gratuito di lettura espressiva - Progetto Roald Dahl' si conclude - L’iniziativa è strutturata su due fine settimana - nei mesi di maggio (10/11/12) e agosto-settembre (30/31/1) di 15 ore l’uno e su una lettura finale pubblica titolata 'Versi all’inverso e fiabe rifatte'. L’incontro di presentazione del laboratorio si terrà il 24 aprile, alle 20.30, nella sala Conferenze della Rocca Albani, dove, unitamente alla Sala dei Satiri, si svolgeranno anche tutte le sezioni del laboratorio medesimo".
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