Vaccini Covid-19, i numeri in Lombardia e in Italia. Calvi: "Mancano informazioni certe"
In Lombardia somministrate finora il 30% delle dosi consegnate.

Una settimana di passione e polemiche, culminata nientemeno che con il siluramento dell'assessore alla Sanità Giulio Gallera. E' partita, sì, ma non benissimo la campagna vaccinale anti Covid-19 in Lombardia: mentre nel resto d'Italia le Sanità locali hanno messo la quarta non appena le prime dosi del medicinale di Pfizer sono arrivate nei rispettivi freezer ospedalieri, in molte strutture ospedaliere lombarde la situazione è sembrata, a inizio settimana, piuttosto confusa. Se le prime fiale sono arrivate in Regione il 27 dicembre dicembre, la percentuale di quelle effettivamente inoculate era all'inizio della settimana tra le peggiori in Italia, pari a circa il 3% delle consegne.
In Lombardia somministrate solo il 30% delle dosi
Ora il dato è migliorato: siamo al 30%, ma restiamo tra gli ultimi in classifica. Con un dato che è poco più della metà della media nazionale (dati del Ministero della Salute aggiornati a oggi, 9 gennaio 2020.
Ma scarseggiare sono soprattutto informazioni certe non solo circa le forniture, che dipendono dal Commissario straordinario per l'emergenza, ma anche sull'organizzazione della medicina territoriale e sul coinvolgimento dei medici di base. Ne abbiamo parlato con il sindaco di Rivolta Fabio Calvi, primo cittadino e medico che per mesi è stato in prima linea, nella sua doppia veste, contro il Coronavirus.
In qualità di medico e amministratore, come giudica la situazione relativa alla somministrazione del vaccino in Lombardia?
Non mi sembra che tutto stia andando per il meglio, senza alcuna voglia di fare polemiche. In realtà non abbiamo ancora nessuna notizia precisa, come amministratori, sulla tempistica delle vaccinazioni Covid, se non quelle legate alle indicazioni di massima diffuse dai giornali e dalle strutture sanitarie.
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