Un'organizzatissima "casa del sesso" in un appartamento bergamasco: arrestati la maitresse cinese e il proprietario di casa italiano
Un'attività più che florida: il calendario dei turni, per gestire una trentina di clienti al giorno, era stato pianificato fino alla fine del 2026. Sequestrati oltre44mila euro in contanti
Una vera e propria casa chiusa, gestita da una protettrice 46enne cinese , nella quale lavoravano in condizione di semi schiavitù diverse ragazze costrette a prostituirsi. C'era un'organizzazione aziendale, con tanto di turnazioni di lavoro pianificate fino alla fine del 2026, dietro all'attività sgominata questa mattina, martedì 25 giugno, dai carabinieri a Ponte San Pietro. Una macchina perfetta, alla quale lavorava anche il 67enne italiano proprietario dell'appartamento, ora posto sotto sequestro. Oltre a percepire un lauto affitto, si occupava di rifornire l'azienda di profilattici: oltre cinquemila, quelli ritrovati dai carabinieri nei locali del paese dell'Isola. Entrambi - la maitresse e il proprietario di casa - sono finiti in carcere.
Il blitz di stamattina all'alba
Il blitz è scattato nelle prime ore della mattinata, a conclusione di attività di indagine portate avanti dai carabinieri di Bergamo su ordine del G.I.P. del Tribunale di Bergamo. Per entrambi l'accusa è di sfruttamento della prostituzione. Le indagini erano cominciate nell'ottobre 2022, dalle segnalazioni arrivate all'Arma sul sospetto via vai di soggetti all’interno di un appartamento dal quale ogni giorno entravano e uscivano in media una trentina di clienti.
La cinese direttrice dell’attività aveva preso in locazione, in nero, l’immobile da un italiano 67enne, che poi si è scoperto essere complice dell’illecita attività in quanto era a conoscenza di quanto avvenisse all’interno e percepiva un compenso per la locazione ben superiore ai prezzi di mercato. La maitresse 46enne si occupava del reclutamento, tramite piattaforme social, delle ragazze, tutte cinesi. Dei compensi percepiti, il 50% rimaneva nelle tasche della direttrice della casa di prostituzione, che con parte dei proventi corrispondeva il canone di locazione all’italiano. La lista delle cinesi reclutate per l’attività di prostituzione, da appunti rinvenuti dagli inquirenti, arrivava addirittura a coprire tutto l’anno 2026. Il tutto in condizioni terrificanti: le ragazze non uscivano mai di casa e per circa 20 ore al giorno non facevano altro che prostituirsi, "sotto le indicazioni perentorie della direttrice dell’attività" spiega l'Arma in una nota.
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Nella calza oltre 31mila euro in contanti
Dopo le prime indagini sono scattate le perquisizioni. Nel dicembre dello scorso anno, in particolare, i carabinieri avevano saputo che nell'organico della casa chiusa vi sarebbe stato un cambio: stava per entrare in servizio una nuova ragazza. Fermata la giovane che in quel mese era in attività, i carabinieri hanno deciso di perquisirla, trovandole addosso - all’interno di una calza a rete che aveva legata attorno alla vita - oltre 31mila euro in contanti.
La seconda perquisizione, il mese dopo, ha portato al sequestro di altri 13mila euro in contanti.
Le indagini sul proprietario di casa
Anche l’italiano proprietario dell'appartamento, dal canto suo, aveva un ruolo attivo nel racket. Si preoccupava di far pervenire profilattici e beni di prima necessità (a gennaio 2024 sono stati rinvenuti circa 5.000 preservativi). Da qui l'ordinanza di arresto per entrambi, e il provvedimento di sequestro preventivo per l'appartamento di Ponte San Pietro.