Romano

Una "tortura" legalizzata: polemiche sulla proposta degli anti-abortisti

La proposta dei gruppi "Pro-life": obbligare le donne che intendono abortire a osservare il feto e ad ascoltare il battito del suo cuore

Una "tortura" legalizzata: polemiche sulla proposta degli anti-abortisti
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Obbligare le donne che hanno intenzione di interrompere una gravidanza a osservare il feto e ad ascoltare il battito del suo cuore attraverso la prima ecografia. Così che, inducendo ulteriori sensi di colpa in un momento già estremamente delicato, tornino sui loro passi e decidano di non abortire.

La proposta dei gruppi "Pro-life"

È questa la proposta che diversi gruppi "Pro-life", anche in Bergamasca, vorrebbero imporre per legge alle donne italiane, in un panorama in cui il diritto all'interruzione volontaria di gravidanza è pesantemente minato dall'enorme numero di medici obiettori di coscienza che rendono pressoché inaccessibile, in molti ospedali, una libertà garantita dalla legge. La proposta di legge di iniziativa popolare si chiama "Un cuore che batte", e sia a Treviglio (settimana scorsa) che a Romano nell'ultimo weekend ha portato all'organizzazione di diversi banchetti di raccolta firme, generando ovviamente vigorose proteste e polemiche.

A Romano in particolare l'appuntamento era direttamente nella chiesa parrocchiale, domenica mattina e pomeriggio.
Nel dettaglio, il progetto di legge caldeggiato da "Ora et labora - In difesa della vita" e da "ProVita e Famiglia" punta a modificare la legge 194 del 1978, aggiungendo un comma al primo articolo.

"Il medico che effettua la visita che precede l'interruzione volontaria della gravidanza (...) è obbligato a far vedere, tramite esami strumentali, alla donna intenzionata ad abortire, il nascituro che porta nel grembo e a farle ascoltare il battito dello stesso".

Una violenza psicologica

Un obbligo ai limiti della violenza psicologica, insomma, senza motivazioni di natura medica, che punta direttamente a minare il diritto all'autodeterminazione delle donne facendo leva sulla fragilità che spesso, comprensibilmente, accompagna la decisione di interrompere una gravidanza, pur entro i limiti temporali che la legge 194 già prescrive.

Officina 24058: "Ingiustificato e crudele accanimento"

A poche ore dall'avvio della raccolta firme a Romano, sulla vicenda è intervenuta Officina 24058, il "laboratorio politico" del centrosinistra romanese in vista delle elezioni comunali 2024.

"Si tratta dell'ennesimo attacco al diritto all'aborto, alla salute riproduttiva, fisica e psicologica, e alla libertà di scelta delle donne - scrivono in una nota - L'applicazione della legge 194 è già ampiamente ostacolata a causa dell'elevato numero di medici obiettori che a nostro parere non dovrebbero poter operare in strutture pubbliche. Nello specifico, la modifica proposta introduce un ingiustificato e crudele accanimento, che si può comprendere solo come un tentativo di colpevolizzare le donne facendo loro violenza psicologica".

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