Una storia di maschere: il sindaco "pop", il medico geniale e la violenza sulle pazienti
Chi è Giovanni Sgroi? Il sindaco del "Tavolo per le pari opportunità" che diceva di credere "non solo per dovere" alle battaglie delle donne

Ironia macabra, non c'è che dire. Ma a quasi una settimana dall'arresto per violenza sessuale del suo leader e fondatore, la lista civica "Rivolta dinamica" ha ancora in bella vista sulla propria pagina Facebook un post celebrativo dell'8 marzo. È l'ultimo post pubblicato e parla "dell'importanza della lotta per i diritti femminili e per l'emancipazione delle donne". "Bravo sindaco, così si fa con le donne!" è il commento (black humor, certo: tagliente ma inappuntabile) di una cittadina. Eppure è così: lo sgomento delle prime ore è diventato presto una rabbia disillusa, a Rivolta d'Adda come un po' in tutto l'Alto cremasco e in tutta la Bassa bergamasca.
Il sindaco "pop" dalla doppia morale
La gravità delle accuse, puntuali e circostanziate secondo i magistrati, si scontra con la scoperta di quella micidiale doppia morale, che da sempre contraddistingueva il "re taumaturgo" di Rivolta. "Mi ha salvato la vita, non può essere vero" scrive qualcuno. Ma chi è davvero Giovanni Sgroi? Il chirurgo più brillante di Treviglio, certo: lo dicono tutti, peccato che abbia lasciato l'ospedale. Il politico candidato alle Europee con l'amico Cateno De Luca, e la sua coreografica lista "Libertà", che raccontava la sua epopea professionale e la sua discesa in campo politico come le due facce dello stesso identico "spirito di servizio". E poi il sindaco della rinascita, così affabile e "pop" da aver conquistato tutti quanti a colpi di sorrisi e di progetti urbanistici più o meno azzeccati.
"Non sono un rivoluzionario, ma Rivolta non può nascere, vivere e morire attorno alla sua piazza" prometteva dal palco del confronto pubblico organizzato da CremascoWeek tre anni fa. Nessuno avrebbe immaginato che nella stessa persona convivessero il bianco e il nero. L'eroe del popolo, ma anche il medico lascivo e umidiccio che toccava le pazienti nel suo studio. "Sue" pazienti, doveva pensare. E suo anche il loro corpo. E no, ormai è chiaro: non c'entra nulla l'erotismo, né l'attrazione sessuale. È ancora una volta un esercizio di potere, quello che trasuda delle terrificanti testimonianze delle vittime raccolte dai magistrati. Era patriarcato al cubo, quello al governo di Rivolta: potere esercitato per il gusto di poterlo fare, facendo leva sulla vulnerabilità e sulla fiducia che ogni paziente ripone nel suo medico, in un ambulatorio. Eppure era sempre lui - correva l’anno 2021 - a chiamare CremascoWeek. Aveva una paziente, ci disse, che era vittima di abusi. Avrebbe voluto raccontare la sua storia per sensibilizzare la cittadinanza contro la violenza, e cercava un giornale che volesse raccontare la sua storia. Una segnalazione come tante, troppe, sempre uguali.
Una storia di maschere: cosa c'è di vero?
Ancora, più in piccolo. Il sindaco che chiamava "amore" le colleghe consigliere in Consiglio comunale, in paese strappava fino a poche settimane fa soltanto qualche risatina. In fondo è un brav'uomo, si pensava. Scherzava. I paladini del "politicamente corretto", quotidianamente massacrati da quelli del "non si può dire niente", meriterebbero forse delle scuse. Oggi quelle parole hanno per tutti un peso del tutto diverso. È inevitabile, per quanto sia bello ripeterci che i processi non fanno fatti sui giornali. Quella doppia identità - l'eroe taumaturgo e il violentatore seriale - è il vero centro di questa storia di maschere. Il gancio al viso più forte, per chi abbia conosciuto il sindaco e l'abbia stimato.
Cosa c'era di vero? Come puoi istituire il "Tavolo per le pari opportunità" del tuo paese, e al tempo stesso finire arrestato con queste accuse? Il "Tavolo". Va premesso: è, e resta, una bellissima cosa: che viva e cresca, anche e soprattutto dopo quel che è successo. Ma le parole del sindaco a CremascoWeek, quando presentò al pubblico quel progetto, sono ancora una volta la cristallizzazione di quel doppio, forse persino la sua immagine più grafica. Era il 25 novembre 2022, Giornata mondiale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Sgroi: "Gli eventi progettati con le varie associazioni ci vedono in prima fila con forte convinzione e non per puro dovere istituzionale". Su la maschera. Giù la maschera. Questa storia è tutta così.
Davide D’Adda