Tra Bergamo e Varese

Truffa del "concessionario fantasma", sgominata un'associazione a delinquere di sinti italiani

Pubblicavano annunci online per vendere auto a prezzi vantaggiosi, ma poi sparivano con i soldi.

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Pubblicavano annunci online per vendere auto a prezzi vantaggiosi, ma dietro si nascondeva un complesso meccanismo criminale per truffare gli ignari acquirenti. E' così che hanno messo in pratica il loro piano riuscendo a truffare decine di persone interessate ad acquistare l'auto dei loro sogni a un prezzo conveniente.

La truffa del concessionario fantasma

Durante lo scorso week end si è conclusa, con l’esecuzione delle misure cautelari in carcere a carico dei fratelli H. F. classe 1992 e H. P. classe 1990 residenti a Trescore Balneario, un'operazione di polizia giudiziaria da parte dei Carabinieri del Comando provinciale di Bergamo. La Compagnia di Zogno, coadiuvata durante l'esecuzione dal personale del Comando Provinciale di Varese, lo scorso 24 marzo, ha dato esecuzione complessivamente a otto ordinanze cautelari emesse dal Tribunale di Bergamo, di cui tre in carcere e cinque agli arresti domiciliari a carico di persone di etnia sinti di cittadinanza italiana, dimoranti nei comuni di Trescore Balneario, Mornico al Serio, Madone, Fagnano Olona (VA) e Busto Arsizio (VA) indagati a vario titolo per associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di truffa, insolvenza fraudolenta, calunnia, ricettazione, trasferimento fraudolento di valori ed estorsione.

Tutto collegato alla compravendita di veicoli attraverso la costituzione di “concessionari fantasma” che, dopo aver permesso di completare il raggiro, sparivano letteralmente nel nulla.

Indagini iniziate nel dicembre 2019

La complessa attività indagine condotta dai militari della Stazione di Villa d’Almé ripiegata in Sorisole e coordinata dal Sostituto Procuratore Emanuele Marchisio della Procura della Repubblica di Bergamo, si è protratta dal dicembre 2019 al marzo 2021, focalizzandosi sul sodalizio criminale composto principalmente da Sinti italiani con il supporto di altri soggetti di nazionalità italiana, avviata a seguito delle diverse frodi che hanno caratterizzato la brevissima vita del concessionario "Guido l'auto", aperto a Sorisole il 3 dicembre 2019 e
chiuso il 7 dicembre dello stesso anno.

La ricostruzione delle diverse frodi, ben 12, patite dagli ignari clienti dell’autosalone ha tuttavia consentito di far emergere un ben più ampio, e allarmante, spaccato criminale connotato dall’operatività di una vera e propria associazione per delinquere, gravitante attorno alla figura dei due fratelli finiti in manette.

Come funzionava la truffa

La truffa seguiva un iter preciso e ormai collaudato: per prima cosa avveniva la pubblicizzazione dell'annuncio di vendita delle vetture tramite i siti internet subito.it ed autoscout24.it con l'indicazione di un prezzo particolarmente conveniente. Qui l'ignaro acquirente interessato contattava l'autosalone e dopo aver visionato il mezzo versava una caparra confirmatoria, generalmente pagata in contanti. Successivamente veniva richiesto il pagamento anticipato del saldo mediante bonifico su conto corrente con l'indicazione della data di consegna del mezzo alla settimana successiva rispetto a quella in cui era stato effettuato il pagamento.

Poi l'autosalone spariva insieme alle auto e ai soldi

Ovviamente la consegna non avveniva mai. E gli acquirenti truffati che provavano a recarsi all'autosalone lo trovavano già chiuso. A quel punto i titolari sviavano i clienti calunniando altri soggetti indicati come autori della vera truffa. Con la stessa auto, soggetta a più vendite nessuna delle quali andata a buon fine, erano riusciti a guadagnare ben 185.700 euro. Gli stessi autoveicoli venivano poi materialmente e giuridicamente fatti sparire, così come le cifre bonificate sui conti correnti che, non appena incassate, venivano pressoché contestualmente "svuotati" con bonifici soprattutto destinati a banche croate.

Beni per 2milioni di euro

Contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari si è proceduto al sequestro preventivo finalizzato alla confisca, di alcuni veicoli, tra i quali alcuni di lusso come Porsche e Hummer, immobili situati nella provincia di Bergamo, che nel frattempo erano stati intestati a prestanome e conti correnti bancari per un ammontare di oltre due milioni di euro. Oltretutto si tratta di beni, di significativo valore
patrimoniale, di cui gli indagati non appaiono essere in grado di dimostrare la legittima provenienza e il cui valore appare del tutto sproporzionato rispetto alla capacità reddituale degli stessi, pressoché nulla e, tale da non consentirne nemmeno la mera sussistenza.

Sfruttava il Covid per farsi pubblicità

E non si sono fermati nemmeno davanti all'emergenza sanitaria. Anzi, uno degli arrestati ha sfruttato la piaga del Covid per farsi pubblicità, postata su Facebook, nel marzo scorso con un'immagine (vedi sopra), scattata, peraltro, quando il soggetto risultava sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari per tentato omicidio, in relazione ad una sparatoria avvenuta a Trescore Balneario nell’agosto 2017.

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