Test sierologici Ats, i sindaci: "Priorità ai soggetti fragili, ma gratis e in tutta la Provincia"
Le richieste per proteggere i bergamaschi più a rischio nel caso di una seconda "ondata" di Covid-19.
Continuare con i test sierologici, concentrandosi sui soggetti più fragili dal punto di vista clinico e sociale. Ma in una logica "provinciale" e "senza distinzione di territorio e di possibilità". Questa la posizione del Consiglio di rappresentanza dei sindaci, che ha scritto ieri ad Ats Bergamo in merito al dibattito sulla distribuzione dei test sierologici, in vista di una possibile seconda ondata della pandemia nei prossimi mesi.
QUI la lettera del Consiglio dei sindaci
Le richieste dei sindaci: "Avanti con i test sierologici"
Nella lettera del Consiglio, di cui fa parte anche il primo cittadino di Treviglio Juri Imeri come presidente dell'Assemblea dei Sindaci del Distretto Bergamo Ovest, si chiede ad Ats di "continuare nelle prossime settimane l’effettuazione di test sierologici, in modo trasversale e in dimensione provinciale, concentrandosi in particolar modo sui soggetti che potrebbero essere più vulnerabili ad un eventuale ritorno pandemico, tendenzialmente persone fragili, prevalentemente anziani over 65 e che presentano più di una patologia, cioè la categoria di persone che ha pagato il prezzo più alto nella diffusione del Covid 19 sul nostro territorio".
Finora, la campagna di test sierologici di Ats aveva invece riguardato in modo massiccio soprattutto le zone attorno al focolaio di Alzano-Nembro.
Sedicimila i soggetti più a rischio
Sono circa 16mila i soggetti su cui concentrare l'attenzione, secondo uno studio del Servizio epidemiologico di Ats che ha elaborato i dati incrociando i soggetti con fragilità clinica rilevante e quelli con fragilità socio assistenziali.
"Dagli esordi dell’emergenza Covid-19, il Consiglio di Rappresentanza ha richiesto ad ATS e a Regione Lombardia la possibilità di disporre di una maggiore quantità di test sierologici e di tamponi, allo scopo di poter mettere in sicurezza i cittadini, soprattutto i più fragili, le comunità locali e il variegato mondo dei servizi alla persona - scrivono i sindaci - Chiarito che l’obiettivo del test sierologico è quello di effettuare un’indagine riferita al possibile contatto avvenuto con il virus al fine di comprenderne l’estensione e la diffusione sul territorio e che il tampone per la ricerca di RNA virale verifica lo stato infettivo attuale, il Consiglio di Rappresentanza ha sempre seguito questa linea: proporre il test sierologico alle categorie di popolazione che si ritiene opportuno indagare ai fini di un’indagine epidemiologica che permetta di verificare cosa è accaduto alle persone più esposte e poterle così proteggerle in vista di un’eventuale seconda ondata; prevedere il tampone rinofaringeo per le categorie di popolazione operative e a contatto con le persone, cioè coloro che rivestono ruoli operativi di cura e assistenza e chi svolge attività di front-office, dal momento che il tampone permette di rilevare nell’immediato la possibile infettività del soggetto indagato.
Screening di massa? "Nulla osta", ma costi eccessivi
I sindaci hanno espresso anche un certo scetticismo sull'applicabilità di operazioni di "screening di massa" a pagamento, messe in campo da Regione Lombardia a maggio (e poi corrette con un prezziario calmierato).
"Per il Consiglio di Rappresentanza, naturalmente, nulla osta ad iniziative di screening massivo della popolazione" spiega. "Queste singole iniziative, però, richiedono la disponibilità di risorse significative di cui non tutti hanno la possibilità di disporre, sebbene rappresentino un approfondimento epidemiologico rilevante. Riteniamo che tali indagini possano avere significato in una logica epidemiologica e di sanità pubblica ma, per il ruolo di rappresentanza che riveste, il Consiglio conferma la richiesta di assumere come priorità di azione di ATS la messa in sicurezza delle categorie fragili, in particolare quelle citate in precedenza, senza distinzione di territorio e di possibilità".
Tamponi per utenti e operatori dei servizi socio-assistenziali
Sul fronte invece dei cosiddetti tamponi molecolari, il Consiglio ha spiegato che è in corso di valutazione un accordo operativo con Ats, Fondazione della Comunità bergamasca e altri enti, "per una partnership pubblico/privato finalizzata ad aumentare la capacità di somministrazione di tamponi molecolari ad utenti, operatori, famigliari e volontari dei servizi in ambito sociale e comunale, al fine di aumentare il livello di sicurezza rispetto all’emergenza COVID-19 per coloro che rivestono ruoli operativi nel tessuto comunitario locale".
Medici sul territorio mancanti
Il Consiglio ha inoltre scritto ad Ats per chiedere un incontro sul tema della carenza di medici di famiglia sul territorio: un problema serio, destinato ad acuirsi nelle prossime settimane e mesi a causa di nuovi pensionamenti di professionisti in tutta la Bergamasca.