Stroncato da una rara malattia, la comunità piange il barista Luigi Fusi
Sulla salma è stata eseguita l'autopsia, stamattina, 24 febbraio, i funerali nella chiesa parrocchiale
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Erano tanti stamattina, lunedì 24 febbraio, color che hanno preso parte alle esequie di Luigi Carlo Fusi, 59enne barista di Urgnano. Una rara malattia non gli ha lasciato scampo.
Una rara malattia ha spento il sorriso di Luigi Fusi
Parenti, amici, colleghi, clienti o semplici conoscenti hanno voluto rendere omaggio a Fusi il giorno delle sue esequie. Da barista di professione qual era ormai da decenni, a conoscerlo erano davvero in tanti e chi ha potuto non ha mancato di porgergli l'estremo saluto. Tutti ricordano il suo sorriso e la grande dedizione al lavoro e alla famiglia. Il giorno del decesso risale al 15 febbraio ma è stato necessario attendere l'esecuzione dell'esame autoptico effettuato all'ospedale Sacco di Milano per consentire il rientro a Urgnano. A spegnere il sorriso del barista infatti è stata una rara malattia che lo ha colpito mesi fa e pian piano lo ha stroncato, i medici vogliono vederci chiaro. Ai problemi neurologici e di deambulazione insorti non hanno saputo porre rimedio. Un caso simile a quello recente di Alberto Locatelli, ristoratore di Basella.
Una vita dietro il bancone
Aveva in tasca un diploma di perito elettronico ma Fusi aveva capito ben presto che la sua strada era un'altra: lui amava la gente, la cucina, la convivialità e così negli anni '90 decise di buttarsi nella ristorazione, aprendo un bar in paese, il "Bibendum".
"Lo ha tenuto per una quindicina d'anni, mio fratello aveva un carattere socievole e amava il suo lavoro - ha raccontato con le lacrime agli occhi una delle sorelle, Fulvia - anche se i nostri genitori avevano tutt'altra attività nella vita, si erano messi a dargli una mano. Poi è mancata mia madre".
Chiuso il "Bibendum" Fusi, sposato con Chiara e padre di due figli, Alessandro e Matteo, ha aperto il "California" a Castione della Presolana.
"Nostro padre lì aveva due monolocali e quindi c'era la possibilità aprire l'attività e vivere lì - ha spiegato ancora la sorella - lo ha gestito qualche anno ma per ragioni legate alla famiglia ha poi deciso di fare il dipendente. Il titolare del bar 'Marianna' all'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo era un suo ex compagno delle scuole medie e così ha iniziato questa nuova esperienza: faceva da coordinatore, erano 14 anni che lavorano insieme".
Il calvario in ospedale
Fusi ha cominciato a settembre ad accusare malessere, a non essere più lo stesso, quindi sono arrivati diversi ricoveri in ospedale dal mese di dicembre in poi.
"Aveva difficoltà di movimento e di memoria, cambiava spesso umore - ha raccontato ancora la sorella - gli era stata dapprima diagnosticata una depressione ed era stato ricoverato alla clinica San Francesco di Bergamo, poi sono state avanzate ipotesi legate a patologie come l'Alzheimer e la sclerosi multipla. Sono stati i medici dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, dove siamo stati indirizzati per un consulto nel reparto di Neurologia, a confutarle e a individuare questa rara malattia".
Fusi aveva capito che la situazione era grave, le sue condizioni peggioravano a vista d'occhio.
"In pochi giorni c'è stato un crollo verticale - ha continuato Fulvia affranta - ringrazio il personale del reparto di Neurologia per l'incredibile attenzione e gentilezza nelle cure prestate a Luigi, e i suoi amici e colleghi che non l'hanno mai abbandonato. Lui era un uomo che amava la compagnia, viaggiare, il mare... Gli siamo stati vicini in questi mesi ma non accettava di dipendere dagli altri e quindi alla fine voleva andarsene. Hanno eseguito l'autopsia per fare chiarezza sul male ma non sappiamo ancora l'esito".
Le esequie
In tanti stamattina hanno accompagnato l'amico di tante serate nel suo ultimo viaggio. A celebrare le esequie il parroco don Stefano Bonazzi, che ha ricordato Fusi in una sua visita.
"La prima volta che ci siamo incontrati, quando sono andato a trovarlo nella sua casa prima di essere ricoverato in ospedale, Luigi era steso sul divano, aveva male alla schiena - ha affermato il sacerdote nell'omelia - era presente un uomo che stava sostituendo alcune lampadine fulminate e, quando finalmente la luce ha rischiarato la penombra, ho visto sul suo vivo apparire un sorriso e la gratitudine che provava verso di lui e verso sua moglie pronta a fornire scala e lampadine, nonostante fosse sofferente. Mi ha colpito... Da questo episodio ho colto un momento di speranza, di forza... Per noi cristiani la morte non nega la vita, dà compimento a quella terrena perché siamo chiamati all'eternità: quella luce elettrica oggi è simboleggiata dal grande cero presente in chiesa, a rappresentare Cristo risorto, una luce che in mezzo alle nostre fatiche e ai nostri dolori ci dà speranza, ci illumina, ci orienta nel cammino".
Poi ha concluso con una preghiera.
"Chiediamo che questa luce si apra definitivamente verso il nostro fratello, che con il suo lavoro ha incontrato un sacco di gente, perché possa gustare l'amore del Signore senza veli, ma dia anche conforto e consolazione alla famiglia e a tutti noi".
"Mio marito era un uomo bravo, buono e un padre meraviglioso - ha detto la moglie poco dopo la fine del rito funebre - era lui che si occupava di tutto in casa... Lascia un vuoto incolmabile".
"Era un padre spettacolare - ha aggiunto il figlio Matteo - sempre sorridente, simpatico, solare, gentile, buono... ci mancherà moltissimo".
Il feretro al termine della cerimonia ha proseguito verso il tempio crematorio.
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Urgnano Morto barista Luigi Carlo Fusi, 59 anni
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