"Soldatini" vince il bando Roche e diventa un "corto" sulla malattia oncologica
La storia scritta da Luca Locatelli che racconta il coraggio di Francesca e dei loro figli
Una scatola piena di speranza, di coraggio e di amore. Ma piena anche di soldatini, quelli che per mesi hanno aiutato mamma Francesca a combattere il cancro scoperto all’improvviso, in un caldo giorno d’estate.
La storia di Francesca
Era il 2 luglio del 2020 quando Francesca Biggio, 40enne di Ciserano, ha sentito quella parola che nessuno vorrebbe mai sentire: tumore. Una forma particolarmente aggressiva che l’aveva colpita al seno e che ora le apriva davanti un lungo e doloroso percorso di cura, all’interno di un protocollo sperimentale del Papa Giovanni XXIII di Bergamo, che si sarebbe concluso, fortunatamente con successo, nel novembre dell’anno successivo.
Il bando Roche
Una lunga risalita dall’inferno fino alla rinascita che ora è racchiusa anche in un racconto, intitolato «Soldatini», risultato vincitore del bando «A fianco del coraggio» promosso per il sesto anno da Roche, gruppo internazionale pionieristico nel settore farmaceutico e diagnostico. La penna è quella di Luca Locatelli, imprenditore 44enne e marito di Francesca che accanto a lei ha vissuto i mesi della malattia fino all’intervento e alla lenta ripresa che, oggi, ha riportato il sorriso sulle labbra della donna a cui è legato dal 1999 e che nel 2010 è diventata sua moglie.
«E’ stata lei a spingermi a partecipare al bando dopo aver visto un post di Carolina Marconi, testimonial del progetto di Roche, sui social - ha raccontato il 44enne - Non avrei mai pensato di classificarmi al primo posto nazionale, ma è stata una grande emozione per tutta la nostra famiglia».
"Soldatini"
Al centro del racconto, già diventato un cortometraggio che verrà trasmesso anche in televisione (ma già disponibile su YouTube), non c’è solo la battaglia di Francesca, la difficoltà ad accettare un corpo che cambia, la paura di perdere ciò che c’è di più caro, ma anche e soprattutto la malattia vista attraverso gli occhi di un bambino. Quel bambino è Tommaso, il primogenito della coppia che oggi ha dieci anni, ma che all’epoca ne aveva solo 6. Accanto a lui la sorellina Gaia di 5 anni che aveva poco più di un anno.
«Soldatini», infatti, nasce dalla metafora che i genitori avevano scelto di utilizzare per far comprendere a Tommaso quello che stava accadendo alla mamma.
«L’aver condiviso con lui tutto quanto ci ha molto aiutato - ha spiegato papà Luca - Non ha mai fatto troppe domande, chiedeva solo quante cellule cattive erano riusciti a sconfiggere i soldatini ogni volta che tornavamo dalle sedute di chemioterapia. Era motivato, però, a viverla ed è riuscito a fare il suo percorso, con i suoi tempi e accettando risposte adatte alla sua età. Credo che nascondere la verità ai propri figli sia un errore: il silenzio non protegge. Non nego che sia stato difficile gestire tutto: il lavoro, i figli, gli impegni e non cedere alla fatica, ma loro sono riusciti a darci tanta forza. E mentre Gaia cresceva e iniziava a capire è stato lui a spiegare alla sorellina cosa stavamo vivendo, con una dolcezza che solo i bambini sanno avere».
L'amore della famiglia
Mentre lo racconta l’emozione è ben visibile sul volto di Luca: «Quel giorno, quando ci comunicarono la diagnosi mi accorsi subito che Francesca non stava più ascoltando - ricorda - E’ stata fisicamente sempre molto forte affrontando la perdita dei capelli e la debolezza del suo corpo con tanta dignità e tanto coraggio, ma psicologicamente è stata dura per tutti. Ogni tanto mi chiedo come abbiamo fatto a superare tutto: ci ha aiutato l’amore e l’unità della nostra famiglia».
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