Cronaca

Silenzi visibili: quando l’arte rompe il muro dell’indifferenza

L'arte che trasforma il ricordo in azione e invita a guardare la violenza di genere senza distogliere lo sguardo.

Silenzi visibili: quando l’arte rompe il muro dell’indifferenza

L’installazione per la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne nel sottoportico di Palazzo della Ragione a Romano dal 21 al 30 novembre 2025.

Una ferita che ritorna

Ogni anno il 25 novembre torna come un richiamo doloroso, una cicatrice collettiva che ancora pulsa. È un momento che non si limita a riemergere nel calendario: si impone. Chiede attenzione, pretende ascolto, esige comprensione. E, come accade ormai da tempo a Romano, il Circolo “Il Romanino” sceglie di rispondere attraverso la voce che conosce meglio: quella dell’arte. Un linguaggio capace di insinuarsi dove le parole non arrivano, di imporsi con la delicatezza di un gesto o la violenza di un simbolo, di accendere riflessioni che superano il tempo dell’evento e continuano a vibrare nella memoria di chi le accoglie. La violenza contro le donne resta un dramma attuale, un fenomeno che macchia la cronaca quasi quotidianamente. Troppe le vittime, troppi i nomi che si aggiungono a un elenco che dovrebbe soltanto diminuire. In questo contesto, ricordare non basta più: serve prendere posizione, trasformare il lutto in consapevolezza, l’indignazione in responsabilità.

“Silenzi visibili”: attraversare il dolore

Per l’edizione 2025, il Circolo ha voluto dare forma a questa esigenza con una nuova e potente installazione: “Silenzi visibili”. Firmata dalle artiste Elena Locatelli e Daniela Donghi, l’opera non si limita a mostrare: obbliga a vedere. È un’architettura di memoria e denuncia, costruita da nastri rossi che riportano i nomi delle donne uccise nel corso dell’anno. I nastri non delimitano solo uno spazio: lo trasformano in esperienza. Il visitatore entra in una spirale che è insieme percorso e prigione. Ogni passo è un incontro con una storia spezzata, ogni sguardo uno schianto contro la realtà. La lunghezza dei nomi non è una scelta estetica ma una condanna collettiva: siamo ancora qui, a contare. E uscire non è semplice. Perché dalla violenza non si esce mai da sole. Il cammino verso la luce è un gesto lento, pesante, voluto. È il modo che Locatelli e Donghi hanno scelto per rendere lampante ciò che spesso resta sommerso: la violenza non è solo un fatto privato, è un fallimento sociale, una responsabilità condivisa.

“Il nostro grazie – afferma il neo presidente Giacomo Valentini – va alle due artiste che hanno dato voce, attraverso questa installazione, a un dolore che non può e non deve essere taciuto. La loro opera prende ispirazione da un recente lavoro esposto alla Triennale di Milano, ma qui diventa un messaggio profondamente radicato nella nostra comunità”.

Valentini estende poi i ringraziamenti alle donne del Circolo, che hanno disseminato il messaggio attraverso le proprie opere esposte nei negozi aderenti all’associazione Negozi di Romano. Un pensiero speciale va all’ex presidente Maria Pia Virgolini, motore dell’organizzazione, e all’Amministrazione Comunale, rappresentata dal sindaco Gianfranco Gafforelli, che ha sostenuto il progetto con convinzione e presenza.

Quando l’arte diventa azione

Silenzi visibili non è una semplice installazione. È un invito alla responsabilità, un atto di presenza collettiva. È l’occasione per riconoscere che dietro ogni cifra si nasconde un volto, una storia, una vita che meritava futuro. L’opera non parla solo alle emozioni: le trasforma in partecipazione. Mostra come l’arte, quando incontra l’impegno civile, possa farsi ponte, denuncia, spazio comune in cui l’indifferenza non trova posto. Qui il silenzio non è assenza: è materia viva, da attraversare e comprendere. È il punto di partenza per costruire parole nuove, gesti nuovi, politiche nuove.

“Perché ricordare non basta. Serve guardare. Serve ascoltare. Serve, soprattutto, scegliere. – afferma Valentini – E da Silenzi visibili si esce cambiati: un po’ più consapevoli, un po’ meno soli, certamente incapaci di fingere che quella spirale non ci riguardi. Un passo alla volta, un nome alla volta, un impegno alla volta. Solo così il silenzio smette di essere complice e diventa voce. E quella voce può, finalmente, cambiare il futuro”.