Si tuffa nell'Oglio e muore annegato: ancora una vittima del fiume
Tragedia a Paladù nel pomeriggio di martedì 10 giugno: la vittima è un 45enne cingalese residente a Chiari. Un'altra vita spezzata nel tentativo di sfuggire al caldo torrido.

Tragedia a Paladù nel pomeriggio di martedì 10 giugno: la vittima è un 45enne cingalese residente a Chiari. Un'altra vita spezzata nel tentativo di sfuggire al caldo torrido.
Il tuffo nelle acque proibite
Un tuffo per trovare refrigerio nel caldo afoso di un pomeriggio di inizio estate si è trasformato in tragedia. È successo martedì 10 giugno, intorno alle 17.30, lungo il fiume Oglio, in località Paladù: un tratto particolarmente frequentato durante l’estate nonostante il divieto permanente di balneazione. A perdere la vita è stato Rodrigo Warnakulasuriya Priyanda Madukumar, un uomo di 45 anni di nazionalità cingalese, residente a Chiari. Secondo quanto raccontato da un testimone, l’uomo si sarebbe tuffato nelle fredde e insidiose acque del fiume, probabilmente sottovalutando la forza della corrente. In pochi istanti è stato trascinato via e inghiottito dall’Oglio, scomparendo alla vista. È bastato un attimo, uno solo, e il fiume si è ripreso ciò che nessuno può controllare: la sua forza imprevedibile.
Due ore di ricerche disperate
L’allarme è scattato immediatamente. Sul posto sono accorsi i Vigili del fuoco di Chiari, i sanitari della Rovato Soccorso, due pattuglie dei carabinieri e l’elisoccorso del 118. Alle operazioni hanno preso parte anche i volontari della Protezione civile e un elicottero dei carabinieri, che ha sorvolato la zona tra Urago, Calcio, Roccafranca e Torre Pallavicina. Per due lunghe ore le squadre di soccorso hanno perlustrato le rive e le acque del fiume, sperando che l’uomo fosse riuscito a mettersi in salvo più a valle. Ma ogni minuto che passava lasciava meno spazio alla speranza. Alla fine, nel tardo pomeriggio, il corpo senza vita di Madukumar è stato recuperato. La tragedia si era ormai consumata, lasciando dietro di sé solo dolore e interrogativi.
Una strage silenziosa e il peso dell’ignoranza culturale
Quella di martedì non è che l’ennesima tragedia estiva lungo le sponde dell’Oglio e del vicino lago d’Iseo. Solo pochi giorni prima, sabato, a Villachiara, cinque persone erano rimaste intrappolate su un isolotto per via dell’innalzamento improvviso del livello dell’acqua. Erano state salvate per miracolo da tre squadre speciali dei Vigili del fuoco, supportate da un elicottero. Troppo spesso, però, questi episodi hanno un esito ben diverso. E un dato emerge con drammatica chiarezza: la maggior parte delle vittime è straniera. Persone che non hanno familiarità con i pericoli di fiumi come l’Oglio e che, complici l’afa e la mancanza di alternative, si avventurano in acque che sembrano tranquille ma non lo sono mai.
"A frequentare i fiumi sono soprattutto non italiani- spiegava già mesi fa Giacomo Passera, ex presidente del nucleo Sommozzatori di Treviglio - Chi è nato qui ha una memoria culturale fortissima dei pericoli: ci hanno insegnato da piccoli che in certi posti non si nuota".
Ma chi arriva da lontano questa eredità non ce l’ha. Ed è per questo che nei Comuni in riva all'Oglio già oggi circolano opuscoli informativi sulle zone balneari e quelle vietate del fiume, con la speranza di non dover più piangere nuove vittime.