Ciserano piange Gabriella Lameri, maestra e “angelo custode” dei più fragili. Si è spenta a 74 anni, dopo una breve malattia, circondata dall’amore della sua famiglia. Una famiglia che lunedì, in occasione dell’ultimo saluto celebrato nella chiesa parrocchiale, ha dimostrato di non avere confini, né di età – perché Gabriella ha saputo parlare al cuore di tutti, grandi e piccoli – né di spazio, dalle valli dove era cresciuta alla pianura dove ha vissuto per gran parte della sua vita.
Addio alla maestra Gabry
Nata a Castelleone (Cr), all’età di due anni si trasferisce a Vilminore di Scalve dove il papà, tornato dalla guerra, rileva un panificio. Studia alle “Sacramentine” come internista e a 19 anni vince il concorso iniziando a lavorare al doposcuola della valle. “Non c’era ghiaccio o neve che la potesse fermare – ha raccontato la figlia Cristina – lei doveva arrivare dai suoi bambini”.
La prima cattedra come maestra elementare la porta a Filago, nel 1967. Torna, quindi, a vivere in pianura, stabilendosi prima a Zingonia, poi ad Arcene e infine a Ciserano insieme al marito Valerio Tagliaferri che sposa nel 1976. A Ciserano, dove crescono i figli Cristina e Andrea, Gabriella diventa un vero e proprio punto di riferimento per la comunità.
Il ricordo della sindaca Vitali
Maestra unica fino al 1982, ha visto crescere sette generazioni fino alla pensione raggiunta nel 2007. Tra i suoi alunni c’è anche Caterina Vitali, oggi sindaca, che lunedì durante le esequie le ha rivolto un emozionato saluto.
“Te ne sei andata velocemente e, nel tuo stile, senza tanto clamore e con dignità fino all’ultima ora – ha detto – Ed è giusto raccontare a tutti che persona sei stata. Mite e dolce, già nella tua voce armonica. Per me e per molti tuoi ex alunni sei stata molto di più di una maestra. Letteralmente ci aprivi le porte di casa tua ed è come se entrassimo un po’ a far parte della tua famiglia. Dentro e fuori da scuola sei stata per me e per i miei compagni una guida. Sei stata tra le prime persone a volermi a casa tua, dopo la scomparsa della mia mamma, 18 anni fa, per bere un caffè e verificare che stessi bene. Oggi tanti di noi sono qui e ti abbracciano forte come allora”.
La classe 1967 nel cuore
Tra loro anche la prima classe del 1967 con cui Gabriella ha sempre mantenuto un rapporto profondo seguendoli nei momenti più importanti delle loro vite e che hanno voluto salutarla così: “Grazie per aver saputo donarti a tutti noi che ci affacciavamo timidamente al cammino della vita, con la tua amorevolezza, la tua fermezza di maestra e sempre con quell’impronta materna che ci ha fatto respirare l’affetto che nutrivi per noi e che non è mai venuto meno”.
“Il suo esserci non finiva in classe – ha spiegato la figlia, anche lei maestra elementare – Quando la scuola finiva, per anni, ha organizzato gite e vacanze con le famiglie per consolidare legami e stare insieme. Da quando ho memoria in casa nostra è sempre stato un via vai di suoi alunni, soprattutto i più fragili. Potevano venire quando volevano, cenare e dormire da noi. Aiutare, per mamma, significava esserci, non lasciare soli”.
L’impegno nel Sos
Spinta nel suo agire dall’amore per il prossimo, Gabriella, è stata per anni anche catechista e poi nel 2003 insieme a Rino Assanelli, a Giambattista Donzelli e a una quindicina di famiglie che vivevano la disabilità, ha fondato l’associazione “Sos – Solidarietà orizzonti sereni”.
“Sono stati anni di grandi gioie condivise – ha ricordato commossa Cristina – un tempo pieno di profonda condivisione, di amore incondizionato”.
Quell’amore che l’ha portata ad aiutare i bambini del terzo mondo con la stessa attenzione con cui faceva visita a un’anziana sola, con la scusa di un caffè, solo per accertarsi che stesse bene.
“Mamma era questo, era presenza, trasparenza, sostegno – ha aggiunto – lo è stato per tutti e lo è stato per noi, i suoi figli e i suoi nipoti (Valeria, Leonardo ed Emanuele, ndr) che adorava. Uno degli insegnamenti più grandi che mi ha lasciato è stato quello di guardare sempre all’unicità delle persone, non alle diversità”.