Urgnano

Si è spenta a 101 nonna Sara, siciliana che adorava la polenta

La decana aveva raggiunto i figli residenti in paese 24 anni fa, per prestare le migliori cure al marito colpito da ictus. Ieri, martedì 19, i funerali.

Si è spenta a 101 nonna Sara, siciliana che adorava la polenta
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Sara Pesce, decana del paese, si è spenta serenamente domenica 17 settembre, a 101 anni, tra l’affetto dei suoi cari.

Addio nonna Sara

Nonna Sara dalla Sicilia era arrivata ad Urgnano 24 anni fa, ambientandosi così bene da adorare la più tipica delle pietanze bergamasche: la polenta.

"Noi siamo originari di Adrano, in provincia di Catania, dove si faceva la polenta macinando fave e ceci secchi - hanno raccontato i figli Nicola, 83 anni, e Tino, 78, con la moglie Pina, da più di cinquant’anni residenti in paese - le piaceva e quando è arrivata qui ha assaggiato quella di mais e se ne è innamorata. La mangiava quasi tutte le domeniche".

Del resto il feeling con la Bergamasca era già scritto nella sua data di nascita: il 13 dicembre 1921, il giorno di Santa Lucia.

"Venne ad abitare vicino a noi insieme a mio padre, quando fu colpito da un ictus, ma nonostante la riabilitazione al policlinico San Marco di Zingonia non si riprese e morì quattro mesi dopo - ha spiegato Tino - La mamma rimase a vivere nella casa di via Pascoli, era una donna forte, i suoi 101 anni li ha festeggiati al ristorante, circondata da noi figli, dai nove nipoti e i 13 pronipoti, fino a mezzanotte. Fino a Pasqua è stata bene, poi è cominciato un declino e nelle ultime quattro settimane purtroppo si allettata, le gambe non la reggevano, ma non aveva perso il suo vigore: avrebbe voluto scendere subito da quel letto".

I figli l’hanno accudita amorevolmente, fino all’ultimo giorno.

Sara Pesce
Festa al ristorante per i 101 anni di nonna Sara

 

"Una donna forte"

"Quando andavo a trovarla e capitava di discutere mi diceva che lei era la mamma e che quella era casa sua - ha sorriso Nicola - comandava lei. Amava sedersi fuori sul balcone, chiunque passasse la salutava, era benvoluta".

In Sicilia una vita da casalinga, dedita alla famiglia, mentre il marito faceva il mezzadro in un’azienda che coltivava ulivi e mandorle con l’aiuto dei due figli, prima che partissero per andare a lavorare in Svizzera e poi in Lombardia.

"Papà era partito in guerra l'anno dopo il matrimonio - hanno ricordato ancora i familiari - La mamma raccontava sempre delle bombe che piovevano dal cielo, delle fughe nelle campagne, della fame... raccoglievano i fichi d’india, li facevano seccare al sole e d’inverno li mangiavano con il pane".

Una vita dura ma che non l’ha fiaccata, né nel corpo né nello spirito. I funerali sono stati celebrati ieri, martedì e la salma è stata tumulata nel cimitero cittadino.

Leggi tutta l'intervista sul Giornale di Treviglio - Romanoweek in edicola venerdì 22 settembre.

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