Sergnano

Sì alla sovrapressione dei pozzi del gas di "Stogit" già esistenti, è polemica

Il comitato «No Gasaran» sui social ha invitato alla mobilitazione popolare.

Sì alla sovrapressione dei pozzi del gas di "Stogit" già esistenti, è polemica
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Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica autorizza la sovrapressione dei pozzi già esistenti per lo stoccaggio del gas richiesta dalla «Stogit» di Sergnano.

Il Ministero dice sì alla sovrapressione dei pozzi

Dopo aver bocciato il progetto relativo alla creazione dei 38 nuovi pozzi, che nel frattempo si è visto recapitare anche il parere contrario della commissaria europea dell’energia Kadri Simson, il Ministero ha emanato un nuovo provvedimento con cui ha approvato l’istanza della società di aumentare la capacità di stoccaggio del gas della centrale di Sergnano di 350 milioni di metri cubi. Si passerà dunque dagli attuali 2,5 miliardi di metri cubi a 2 miliardi 850 milioni, sufficienti a mandare in sovrapressione i pozzi sergnanesi, e non si possono escludere danni irreparabili al territorio e ai suoi abitanti, gli stessi che si erano voluti evitare con il respingimento del nuovo progetto.

Una contraddizione questa, che ha lasciato tutti sgomenti, soprattutto se si pensa che a metterla in atto sono state due commissioni dello stesso Ministero italiano che dovrebbero deliberare secondo criteri comuni e che invece, nel caso dello stoccaggio del gas a Sergnano, hanno finito per emettere due verdetti in contrasto fra di loro. Da un lato infatti, vi è la decisione di una prima commissione ministeriale di rispedire al mittente il progetto dei 38 nuovi pozzi, garantendo una sua ulteriore valutazione soltanto qualora «Stogit» fornisca nei tempi prestabiliti una documentazione più ampia circa gli studi sul rischio sismico del territorio, sull’impatto ambientale, sulla salute dei cittadini, sull’inquinamento acustico, sulla viabilità e sulla salvaguardia delle aree agricole e delle biodiversità. Al contrario, dall’altro lato, c’è il via libera alla sovrapressione dei pozzi già esistenti da parte di una seconda commissione ministeriale che, prescrivendo il rischio di sismicità indotta, ha di fatto contraddetto quanto affermato dalla precedente.

«No Gasaran» sul piede di guerra

A pagarne le conseguenze purtroppo, sarà nuovamente la comunità sergnanese, che con l’eventuale avvio della sovrapressione sarà costretta ancora una volta ad assistere inerme allo sfruttamento del proprio territorio e a convivere con una costante minaccia ambientale.
Proprio per questo, il comitato «No Gasaran» capeggiato da Enrico Duranti sui social ha invitato i suoi concittadini a dar vita a «una sana mobilitazione popolare», sfruttando anche la nuova bocciatura europea e le motivazioni fornite da parte della Commissione di Simson, che ha affermato:

"L’infrastruttura europea del gas è resiliente e già ben interconnessa, soprattutto grazie a quei progetti considerati nel passato di interesse comune nel settore dell’energia e ai “Progetti d’Interesse Comune” (Pic) ora in fase di sviluppo, nei quali non è incluso l’impianto di Sergnano, verranno eliminate le importazioni di gas russo nell’UE e nella Comunità dell’energia. L’organismo europeo non ha mai attribuito all’impianto cremasco questo status in passato e di conseguenza la Commissione non ne ha finora valutato positivamente il valore aggiunto nell’ambito dell’Unione Europea".

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