Cronaca

Settimana corta o lunga? La scuola si interroga sul futuro e i docenti chiedono un confronto

Il dibattito sull’orario scolastico infiamma l’Istituto Comprensivo “G.B. Rubini” di Romano. Professori e famiglie divisi tra efficienza organizzativa e qualità dell’apprendimento.

Settimana corta o lunga? La scuola si interroga sul futuro e i docenti chiedono un confronto
Pubblicato:
Aggiornato:

Il dibattito sull’orario scolastico infiamma l’Istituto Comprensivo “G.B. Rubini” di Romano. Professori e famiglie divisi tra efficienza organizzativa e qualità dell’apprendimento.

Una scelta che divide: la parola alle famiglie (che sono divise)

Sabato a scuola o a casa? È questa la domanda che anima i corridoi e le aule dell’Istituto Comprensivo “G.B. Rubini” di Romano, dove da giorni si discute sulla possibilità di adottare, a partire dall’anno scolastico 2026-2027, la cosiddetta “settimana corta”, che eliminerebbe le lezioni del sabato. Il conto alla rovescia è partito con una comunicazione ufficiale della dirigente scolastica Ludovica Paloschi, che ha chiesto alle famiglie di esprimersi tramite un sondaggio sulla rimodulazione dell’orario settimanale. Una consultazione partecipata che ha immediatamente acceso il dibattito all’interno della comunità scolastica. Da un lato, diversi genitori – rappresentati all’interno del Consiglio d’Istituto – vedono nella settimana corta un’opportunità di semplificazione organizzativa, maggiore tempo libero per le famiglie e uniformità con altri istituti del territorio. Ma solo una parte dei genitori. Infatti è emerso che fuori dal Consiglio d’Istituto le famiglie non sono totalmente concordi con il cambio organizzativo da sei a cinque giorni. Anzi, queste famiglie, che hanno una posizione decisamente diversa rispetto genitori rappresentanti nel Consiglio d’Istituto, hanno chiesto a più riprese, un confronto prima di votare digitalmente, lamentando una mancanza d’ informazioni e un cambio in itinere, basta pensare agli studenti che quest’anno hanno iniziato il percorso formativo, che rivoluzionerebbe l’intera vita familiare. Inoltre , la questione educativa resta sullo sfondo, come sottolineato da una parte del corpo docente che ha deciso di intervenire con fermezza e chiarezza.

I docenti si mobilitano: “La qualità dell’istruzione è in gioco”

A prendere una posizione netta sono stati alcuni insegnanti della Scuola Secondaria di I grado dell’IC “Rubini”, che hanno diffuso un documento articolato in difesa della settimana lunga. Il testo, circolato tra colleghi e famiglie, nasce da una riflessione condivisa da chi ogni giorno vive il rapporto diretto con gli alunni e osserva da vicino le dinamiche scolastiche. In apertura, i docenti lamentano l’assenza di un reale confronto tra scuola e famiglie:

“Non vi è mai stato un reale confronto sul tema dell’orario scolastico” – si legge – “nonostante questo sia da mesi al centro di discussioni”.

Un recente sondaggio interno tra i soli insegnanti della Secondaria conferma l’orientamento: compresi i docenti primaria, è l'80% che ha votato in Collegio Docenti per la settimana lunga. Le motivazioni? Molteplici e ben argomentate. Tra le criticità della settimana corta vengono elencati il sovraccarico giornaliero di ore, la riduzione della qualità dell’istruzione, maggiori difficoltà per studenti con bisogni educativi speciali, minore tempo per il consolidamento delle competenze, ostacoli alle attività extra-curricolari e problemi logistici legati all’uso degli spazi e dei materiali scolastici.

Educazione o convenienza? Al centro, il benessere degli studenti

Nel loro appello, i docenti si rivolgono direttamente anche ai rappresentanti dei genitori, sottolineando come molte delle ragioni addotte a favore della settimana corta appaiano legate più a esigenze personali o di convenienza che non a reali considerazioni pedagogiche.

“La percezione che emerge  è che le motivazioni non mettano al centro gli studenti, i loro bisogni e le loro fatiche. Il timore è che una scelta così significativa venga presa con leggerezza, senza consultare in modo ampio e diretto tutte le famiglie, molte delle quali - raccontano gli insegnanti -  hanno chiesto chiarimenti in occasioni informali, lamentando una mancata informazione ufficiale".

In conclusione, il documento difende il modello attuale:

“La settimana lunga garantisce un migliore equilibrio tra carico didattico, apprendimento e benessere. Alleggerire ulteriormente i percorsi scolastici rischia di compromettere la qualità dell’istruzione e il futuro formativo degli alunni”.

Il dibattito è tutt’altro che chiuso. In attesa della conclusione del sondaggio, una cosa è certa: la scuola, oggi più che mai, è chiamata a interrogarsi su ciò che davvero significa educare. E a farlo coinvolgendo tutti, in un confronto aperto, responsabile e rispettoso.

Commenti
Lascia il tuo pensiero

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Seguici sui nostri canali