Treviglio e Romano

Ospedali sempre più "aperti": a Treviglio e Romano più tempo per far visita ai ricoverati

Da giovedì 25 aprile i parenti, caregivers e conoscenti dei pazienti ricoverati potranno visitare i loro cari dalle 11 alle 21

Ospedali sempre più "aperti": a Treviglio e Romano più tempo per far visita ai ricoverati
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Da giovedì ci sarà più tempo per far visita ai pazienti ricoverati negli ospedali di Treviglio e Romano. E' quanto deciso, nei giorni scorsi, dalla Direzione Strategica della Asst Bergamo Ovest, per allargare ulteriormente le fasce orarie di visita dei pazienti ricoverati e rendere le due strutture di Treviglio-Caravaggio e Romano di Lombardia sempre più "aperte". Una vera e propria "Liberazione" dopo gli anni delle stringenti limitazioni dovute alla pandemia.

Ospedali sempre più "aperti"

Oggi la fascia oraria di visita è dalle 15 alle 20, ma da giovedì 25 aprile i parenti, caregivers e conoscenti dei pazienti ricoverati potranno visitare i loro cari dalle 11 alle 21. Resterà in vigore l’unica eccezione per l’SPDC (la degenza psichiatrica) che permetterà la visita ai pazienti dalle 16 alle 18 e dalle 19 alle 21.

“È una decisione maturata e condivisa sia con la Direzione sia con gli operatori – spiega il Direttore Generale GiovanniPalazzo – in quanto siamo consci degli indiscutibili benefici, sia psicologici sia clinici, derivanti dall’aver accanto i propri familiari, caregivers e amici durante il ricovero. Con questa azione l’Asst ha anche l’obiettivo di incrementare il processo di "umanizzazione" delle cure nelle proprie strutture. Abbiamo scelto come data il 25 aprile non a caso: giovedì sarà un po’ come una nostra “Liberazione” dalle restrizioni passate dovute alla pandemia”.

Umanizzazione e centralità del paziente

“Eravamo già una delle ASST con la fascia oraria di apertura ai parenti più estesa – prosegue il Direttore Sanitario, AntonioManfredi - ora, con questo ulteriore ampliamento, permetteremo ai nostri ricoverati di mantenere il rapporto sempre più stretto con la propria famiglia, la cerchia delle relazioni ed i caregivers, tutto ciò nell’ottica di centralità del paziente nella sua presa in cura; avere per così tanto tempo al fianco un conoscente sarà un grande sostegno per chi è ricoverato, soprattutto per i pazienti più fragili che richiedono vicinanza e attenzioni continue. Abbiamo coinvolto in questo radicale cambiamento tutto il personale, affinché vi sia il massimo rispetto delle loro necessità organizzative e cliniche, ma auspichiamo che siano anche attori nel coinvolgimento attivo dei familiari nel processo di cura e recupero del paziente”.

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