Cavernago

Omicidio a Cavernago, uccide il padre a coltellate: "Una tragedia annunciata"

Il sindaco Togni: "Il nostro ordinamento non dà strumenti e abbandona le famiglie a loro stesse in situazioni difficili da gestire"

Omicidio a Cavernago, uccide il padre a coltellate: "Una tragedia annunciata"
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Negli ultimi sei mesi aveva dato diversi segnali di instabilità, ma nonostante gli sforzi per aiutarlo, è stato tutto inutile. E oggi, 4 agosto, nell'appartamento di via Verdi a Cavernago, dove viveva con il padre, si è consumata la tragedia.

Uccide il padre a coltellate

L'allarme è scattato nel primo pomeriggio di oggi, venerdì, poco dopo mezzogiorno secondo quanto hanno riferito alcuni vicini di casa. I carabinieri, che ora stanno effettuando i rilievi all'interno dell'appartamento di via Verdi, dovranno ricostruire con esattezza quanto accaduto in quei pochi attimi prima della tragedia. Ciò che è chiaro è che a colpire a morte Umberto Gaibotti, 64 anni, è stata la mano del figlio 30enne, Federico, ex gestore di un negozio di tattoo e piercing a Martinengo, che da tempo aveva problemi di tossicodipendenza.

L'aggressione sarebbe scattata al culmine dell'ennesima lite, iniziata in casa e proseguita poi in giardino. Lì, le urla dell'uomo hanno attirato l'attenzione dei vicini, i primi poi a dare l'allarme. Sul posto è giunta un'ambulanza insieme ai carabinieri di Bergamo, ma per il 64enne non c'è stato nulla da fare. Il figlio, invece, è stato fermato e traferito in caserma.

Una tragedia annunciata

Una tragedia annunciata. A definirla così è il sindaco di Cavernago Giuseppe Togni da qualche mese a conoscenza della situazione delicata della famiglia.

"In questi ultimi sei mesi il ragazzo ha dato segnali di instabilità dovuti a problemi di tossicodipendenza - ha spiegato - In diversi casi si è dovuti intervenire con un Tso e si stava valutando l'inserimento in una comunità di recupero. Si erano già verificati dei momenti in cui era andato fuori controllo, ma quella di oggi è una tragedia. Una tragedia annunciata".

Il 30enne viveva con il padre, separato dalla moglie che vive a Seriate e con cui il ragazzo aveva vissuto per un po' di tempo.

"Famiglie lasciate sole dal sistema"

"Il nostro ordinamento è claudicante sul tema - ha aggiunto Togni - alle famiglie che vivono queste situazioni difficili non vengono forniti strumenti adatti. Gli stessi ricoveri in neuropsichiatria durano dai 7 ai 15 giorni, ma non risolvono il problema. L'inserimento in comunità, poi, è un percorso volontario e difficile da gestire. Le famiglie vengono abbandonate a loro stesse. Noi facciamo il possibile, ma questi sono temi che devono essere affrontati a livelli più alti. Le famiglie non devono rimanere sole. Davanti a queste tragedie si resta davvero molto male".

Stando a quanto emerso, il giovane ha raggiunto in tarda mattinata la grande villa di famiglia, al 7 di via Verdi, una zona residenziale di Cavernago non distante dalla chiesa parrocchiale.  Qui, il padre viveva da solo.  Tra i due è scoppiata una lite, prima in casa e poi in giardino, che è presto degenerata: il 30enne ha colpito il padre, che è rimasto esanime a terra. Diversi vicini di casa hanno riferito di aver sentito le urla della furiosa lite, e hanno quindi allertato i carabinieri e il 112. All'arrivo dell'ambulanza, però, non c'era più più niente da fare.  L'omicida è quindi stato arrestato.

Il "giallo" della donna in Bmw

Al vaglio dei carabinieri la figura di una conoscente di Federico, convocata alla casa di via Verdi dal trentenne nella giornata dell'omicidio. Giunta con la sua Bmw X1, lasciata in mezzo alla strada di fronte all’abitazione, sia  stata colta da un malore dopo il delitto e poi è svenuta. È stata stabilizzata e portata all’ospedale Papa Giovanni XXIII. Da chiarire il suo eventuale coinvolgimento nella vicenda.

Aveva lasciato da poco una comunità di recupero

I familiari avevano a lungo cercato di aiutare Federico, di recente anche riuscendo a farlo ospitare in una comunità di recupero del Bresciano, da dove però nei giorni scorsi era uscito.

 

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