Nonni e nipoti, tra distanze imposte e sensi di colpi: "Il governo ci coinvolga"
La richiesta di essere parte attiva nell'organizzazione della Fase 2 è stata affidata a una lettera indirizzata al ministro Speranza.
Il tema è d’attualità più che mai, a pochi giorni dalla pur graduale e parziale ripresa delle attività produttive dopo il lungo lockdown: quando i lavoratori saranno tornati alle loro occupazioni, a chi affidare i bambini che non possono rientrare all'asilo e a scuola, se i nonni dovranno rimanere al sicuro dal contagio? Se lo stanno chiedendo un po' tutti, ma lo Spi-Cgil di Bergamo, il sindacato dei pensionati, ha lanciato anche un appello al Governo perché li coinvolga nelle future decisioni che avranno un'importanza fondamentale per la ripresa del sistema-Paese.
I nipoti torneranno (per forza) dai nonni
“Il problema è urgente e davvero reale, lo sentiamo nelle telefonate che riceviamo da diversi nonni, negli ultimi giorni - spiega oggi Augusta Passera, segretaria generale dello SPI-CGIL di Bergamo - Scopriamo che la maggior parte delle famiglie ha già deciso che non potrà fare altro se non riaffidare i figli ai nonni, mettendo questi ultimi a rischio. Il resto delle persone vive una profonda angoscia, fatta di sensi di colpa, con i figli che si auto-impongono di tenere lontani i nipoti dai nonni e i nonni che si chiedono come essere d’aiuto alla famiglia, soprattutto in questo momento di difficoltà”.
L’idea di una riapertura articolata per fasce d'età è poi “discriminatoria - prosegue la sindacalista - Qui non si parla di insiemi numerici, ma di persone con esigenze fisiche, di movimento, ma anche psicologiche, spesso compromesse dopo questo isolamento. Ciò che serve è chiarezza sui dispositivi di protezione individuale, ma anche su modalità per sottoporsi a tamponi e test”.
I sindacati scrivono al ministro Speranza
Per questo lo SPI-CGIL provinciale ribadisce quanto chiesto unitariamente insieme alle altre sigle sindacali a livello nazionale in una lettera che all'inizio di questa settimana è stata indirizzata al ministro della Salute Roberto Speranza e per conoscenza anche al presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
“Abbiamo chiesto di poter essere coinvolti fattivamente nella gestione e nell’organizzazione, nei limiti delle nostre competenze, della cosiddetta Fase 2 per le tante questioni che riguarderanno da vicino la vita di milioni di anziani - prosegue Augusta Passera - E abbiamo sottolineato quanto ci preoccupi la possibilità che agli anziani sia negata in qualche misura la possibilità di riprendere la propria libertà. Non sarebbe giusto e aprirebbe degli evidenti problemi logistici nonché di costituzionalità”.
"Come SPI-CGIL abbiamo più di due milioni e mezzo di iscritti a livello nazionale, una rete con decine di migliaia di attivisti e volontari a disposizione su tutto il territorio, venti strutture regionali, 109 strutture territoriali e più di 1.500 leghe dove accogliamo chiunque abbia bisogno di supporto. La nostra presenza è ramificata e capillare: per questo abbiamo invitato il Governo a considerare la possibilità di coinvolgerci nel complicato processo di riapertura del paese. Siamo pronti a fare la nostra parte” conclude la sindacalista.
Leggi l'approfondimento sul tema "Fase 2: genitori nel limbo" sul numero del Giornale di Treviglio in edicola domani, 24 aprile 2020.