La tragedia

Nell’inferno di Marrakesh tra le macerie del terremoto

La testimonianza di Amine Bahi, 35enne brignanese di origine marocchina (da poco residente a Ciserano

Nell’inferno di Marrakesh tra le macerie del terremoto
Pubblicato:

E’ ancora sotto shock Amine Bahi, 35enne brignanese di origine marocchina (da poco residente a Ciserano). Ora è al sicuro, assieme alla sua compagna, nella casa della sua famiglia a Casablanca. Venerdì della scorsa settimana ha vissuto in prima persona la tragedia del devastante terremoto che ha colpito la zona a sud-ovest di Marrakesh, città turistica da quasi un milione di abitanti dove Bahi aveva deciso di trascorrere alcuni giorni.

L'incubo del terremoto

"Non potrò mai dimenticare quel boato e la gente che correva ovunque in preda al panico. E’ stato tremendo".

Il 35enne Amine e la compagna si trovavano nella centralissima piazza Jamaa el Fna, una delle più famose e frequentate dell'intera Africa.

"Eravamo seduti ad assistere a uno spettacolo di alcuni artisti di strada - ha raccontato - C’erano come sempre migliaia di persone che passeggiavano e chiacchieravano tranquillamente. Poi, all’improvviso, si sono alzati in volo centinaia di uccelli. Neanche il tempo di capire il perché di questo comportamento, che la terra ha cominciato a tremare in un boato spaventoso".

Immediatamente si è sparso il panico: la gente ha cominciato a correre come fosse impazzita. Persone che venivano travolte, urla e pianti.

"E’ stato terribile, sembrava di essere in un film catastrofico - ha proseguito il suo racconto il 35enne - C’erano tanti bambini che piangevano perché nella foga avevano perso di vista i genitori, gente rimasta a terra ferita dopo essere stata schiacciata dalla folla. Fortunatamente dove eravamo noi non ci sono stati crolli, se non qualche calcinaccio, ma a una cinquantina di metri da noi è crollato un minareto. E poi, polvere ovunque".

Impossibile descrivere il terrore di quegli attimi.

"La polvere era ovunque ed era impossibile anche accendere la torcia del cellulare per orientarsi: la luce creava uno schermo bianco davanti agli occhi, peggiorando la situazione. Mi sono chiesto se stessi camminando su macerie che avevano travolto persone...".

Passati i primi minuti di smarrimento, Bahi e la compagna si sono recati verso la città vecchia dove avevano preso alloggio in un hotel.

"Se all’esterno gli edifici avevano tutto sommato retto - ha spiegato il 35enne - nella parte storica abbiamo notato diverse case gravemente danneggiate, con grosse crepe strutturali. Oltre ad auto posteggiate letteralmente schiacciate dalle macerie. Ovviamente ci hanno poi spiegato che l’area era inagibile e ci hanno invitato a lasciare la zona. Abbiamo quindi passato la notte svegli, tra la strada e una terrazza all’aperto".

La salvezza a Casablanca

Il mattino successivo la coppia si è recata alla stazione e abbiamo preso il primo treno per Casablanca, che dista circa 250 chilometri da Marrakesh. Qui ha potuto finalmente riabbracciare i propri cari, che ovviamente erano rimasti col fiato sospeso quando avevano saputo del terremoto che aveva colpito l’area.

"A Casablanca il sisma si è sentito leggermente - ha raccontato ancora il 35enne - Ma quanto successo a Marrakesh è niente rispetto alla regione a sud. Solo quando siamo tornati a casa abbiamo capito di essere davanti a una catastrofe. Sono crollati dei veri e propri pezzi di montagna. Ci sono villaggi che ancora non sono stati raggiunti. I soccorritori stanno facendo di tutto per aiutare le persone, ma la situazione è drammatica. E’ un incubo, quello che sta vivendo il Marocco".

Impressionante, continua Bahi, la solidarietà dei cittadini di Marrakesh dopo il sisma.

"Il giorno dopo, fuori dal riad, alcune strade erano già state completamente ripulite - ha spiegato - Ho visto centinaia di persone al lavoro, già da pochi minuti dopo il terremoto, per cercare a mano eventuali dispersi sotto le macerie, per tutta la notte. Quello che ho imparato è che quando accadono tragedie come questa, in momenti di così grande avversità, l’umanità si dimostra unita e senza colore: i marocchini hanno dimostrato una forza eccezionale in questo momento".

Resterà lo spavento, inchiodato all’anima.

"Qualche giorno dopo il sisma eravamo in spiaggia, quando abbiamo sentito il rombo del motore di un quad che si stava avvicinando. Sono saltato in aria, terrorizzato: la mente è tornata subito a quel boato infernale del terremoto, un rumore che non dimenticherò mai".

Solidarietà dalla Bassa

La Bassa si mobilita per inviare aiuti. Migliaia di vittime e sfollati, numerosi edifici sono crollati, le infrastrutture e le strade hanno subito pesantissimi danni ed è complicato raggiungere i villaggi più isolati. La rete internazionale di Caritas si è subito messa in moto per portare aiuto alla popolazione in gravissima difficoltà, ed è in atto un costante monitoraggio per valutare gli interventi più urgenti attraverso donazioni in denaro per finanziare le attività di primo intervento e di accompagnamento post-emergenza.

"Vicinanza concreta e solidale insieme all’affetto e alla preghiera per le persone che stanno patendo questa calamità, per i loro cari che sono in apprensione, per tutta la comunità marocchina che vive con noi - recita l’appello lanciato dalla Caritas interparrocchiale di Romano - È possibile sostenere gli interventi di Caritas Bergamasca e della Diocesi di Bergamo, attraverso donazioni, i riferimenti si possono trovare sul sito web della Caritas diocesana di Bergamo".

Tra le iniziative messe in atto c’è quella dell’Unione Musulmani che ha sede in via Papa Giovanni Paolo II 34 a Romano che, attraverso i propri canali, conta di far arrivare in Marocco beni materiali che servono agli sfollati per affrontare i primi episodi di emergenza.

"Abbiamo lanciato una raccolta a sostegno delle famiglie colpite - ha detto Adil Lachguer -Stiamo raccogliendo beni di prima necessità come cibo in scatola, vestiti, tende da campeggio, sacchi a pelo, pannolini e omogeneizzati. Per donare basta chiamarmi al 3394081630, e dei volontari saranno pronti in sede per raccogliere i beni. Noi attraverso i nostri canali faremo arrivare in tempi brevi i materiali alle persone che ne hanno estremo bisogno”.

Lachguer però ha voluto lanciare un altro appello per poter continuare a raccogliere aiuti.

"In questi giorni ci ha colpito la vicinanza e la solidarietà dei romanesi nei nostri confronti - ha detto - Abbiamo ricevuto tante chiamate di persone che hanno voluto prima sincerarsi sulle nostre famiglie in Marocco e poi per donare aiuti. Per ora la nostra sede riesce ad accogliere tutti i beni dati ma se il trend è questo avremo bisogno di altri spazi. Mi rivolgo ad Enti come la Croce Rossa e Caritas chiedendo se hanno spazi da poter mettere a disposizione per la raccolta dei materiali, in modo da riuscire a inviare più aiuti possibili".

Seguici sui nostri canali