Morì in piscina: l'autopsia sulla piccola Fatou Sarr lascia domande senza risposta
Il decesso sarebbe avvenuto per immersione, non per «classico» annegamento ma non si saprà mai se soccorsi più celeri l’avrebbero salvata
L’esito dell’autopsia sul corpicino di Fatou Sarr è arrivato mercoledì 11 settembre. E se capire meglio quello è accaduto quella maledetta mattina di giugno non può in nessun modo lenire il dolore per la sua perdita, chiarisce, almeno in parte, la dinamica dell’incidente. Alcune domande restano però senza risposta.
Fatou Sarr e la morte sul fondo di una piscina
Un referto che tutti aspettavano con ansia quello dell’anatomopatologo dottor Matteo Marchesi dell’ospedale Papa Giovanni XXIII, incaricato dalla Procura di Bergamo, ed è arrivato mercoledì sera. Ma se il documento precisa dal punto di vista medico il come l’11enne si sia spenta, in modo così improvviso e assurdo, allo stesso modo non dà risposte alla domanda se le cose sarebbero potute andare diversamente, qualora in quella tragica mattina fosse stata soccorsa prima. Tra le righe del referto, si legge che circa la causa della morte «i dati clinici, autoptici e istologici, pur nella loro aspecificità, potrebbero accordarsi con l’ipotesi di un’inalazione d’acqua e l’eventuale scatenamento di riflessi nervosi cardiocircolatori inibitori». In sostanza la morte sarebbe sopraggiunta non per annegamento «classico» ma per immersione. Tuttavia si aggiunge che «i dati clinici e quelli patologici sono parziali e aspecifici dunque il giudizio diagnostico è da esprimere in termini dubitativi».
"Nessun errore fu commesso" ma la bambina poteva essere salvata con un soccorso più rapido?
La perizia esclude chiaramente che durante i soccorsi possano essere state praticate manovre non corrette, infatti «le valutazioni cliniche e l’esame autoptico sono risultati negativi per lesioni traumatiche cinetico-meccaniche», ma il tecnico scrive che «non è possibile accertare che un soccorso ancor più rapido di quello che vi fu avrebbe potuto impedire l’esiziale decorso clinico-patologico».
Il legale di don Andrea Piana: "Sono fiducioso circa la posizione del mio assistito"
Il bagnino che era sul posto è un minorenne di 17 anni, quindi la sua posizione è stata stralciata dall’indagine in corso e affidata alla Procura del Tribunale per i minorenni di Milano. Nel registro degli indagati oltre a lui c’è don Andrea Piana, il vicario e responsabile dell’oratorio «San Luigi» che quel giorno aveva accompagnato la comitiva del Cre all’«Acquaneva», difeso dall’avvocato Rocco Lombardo.
"Prendo atto delle conclusioni a cui si arriva dopo l’esame autoptico - ha commentato il legale - ma tutto è ancora al vaglio della Procura. Tuttavia sono fiducioso circa la posizione del mio assistito, che è sempre stato estremamente collaborativo, il 24 luglio si è presentato davanti al pm per fornire la sua versione dei fatti. Siamo sereni in attesa che la Procura prenda delle decisioni. Ribadiamo la nostra vicinanza alla famiglia della bambina e alla comunità".
L'incidente in piscina il 17 giugno
L’allarme in codice rosso era scattato poco prima delle 11 all’«Acquaneva» di Inzago, quando la bambina era stata vista sul fondo della piscina utilizzata anche dagli adulti, profonda 1,60 metri. Era distesa a faccia in giù, impossibile sapere da quanti minuti. Il primo a intervenire era stato un giovane animatore, subito aiutato da un bagnino che aveva cominciato le manovre di rianimazione. Fatou, infatti, era già in arresto cardiocircolatorio. Immediato il trasporto in elisoccorso e poi il ricovero nel reparto di Terapia intensiva pediatrica all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo in condizioni critiche.
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