Il caso

Minacciata e picchiata: l'incubo dei bulli su una bambina di 11 anni

Insulti, minacce e botte: per Paola (nome di fantasia) è stato un anno di inferno. Quattro le denunce sporte dai genitori contro il "branco"

Minacciata e picchiata: l'incubo dei bulli su una bambina di 11 anni
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Bullizzata per un intero anno dentro e fuori dalle mura scolastiche: aggredita, picchiata, minacciata e isolata. E’ l’inferno che si è trovata a vivere, suo malgrado, un’undicenne di Verdellino che qui chiameremo Paola (nome di fantasia). A settembre varcherà le porte di una nuova scuola, dove potrà trovare la serenità che tutte le ragazzine e i ragazzini meritano, per vivere al meglio l’esperienza scolastica. Ma la madre non si arrende e intende portare avanti la battaglia iniziata lo scorso autunno e proseguita nei mesi con la presentazione di quattro denunce e altrettanti referti medici del Pronto soccorso.

"Mia figlia ha subito di tutto e ci vediamo costretti a cambiarle scuola e a ricominciare tutto da capo - si è sfogata la mamma - Quello che più mi fa arrabbiare è la mancata presa di posizione della scuola che davanti a episodi gravissimi, non ha mai attivato i protocolli anti bullismo".

Un anno di inferno

Siamo nella Zingonia di Verdellino, la stessa che sabato ha tenuto a battesimo una mostra sui suoi 60 anni, dal buio alla luce, dal sogno al degrado fino alla rinascita. La stessa Verdellino che denuncia, da tempo, il livello di maleducazione dei suoi abitanti più giovani che si sono distinti più volte per atti di vandalismo se non addirittura di vera e propria criminalità.

"La scuola, io credo, prima ancora di insegnare la storia e la matematica dovrebbe insegnare l’educazione - ha sottolineato la mamma di Paola - Dovrebbe affrontare con determinazione questi episodi, condannarli, ma soprattutto intervenire affinché non capitino più".

Nel caso di Paola - ma non sarebbe l’unica ad aver subito angherie ripetute - i problemi sono iniziati in estate, lo scorso luglio.
La prima denuncia, sporta il 5 ottobre, passa in rassegna alcuni episodi avvenuti tra il 18 e il 22 luglio, prima in biblioteca dove Paola è stata aggredita da una 12enne uscendone con cinque giorni di prognosi e poi in oratorio dove, in gruppo, l’hanno trascinata dietro a un cespuglio iniziando il pestaggio interrotto solo dall’intervento della madre. Inizia la scuola, e nonostante Paola sia in un’altra classe, continua a subire comportamenti intimidatori da parte del gruppo - almeno una decina tra ragazze ragazzi, italiani e stranieri - che consistono nei classici atteggiamenti da bulli come volerla escludere dal contesto sociale, isolandola dai coetanei, con la continua ricerca del confronto verbale che in alcune occasioni è sfociata nell’aggressione fisica.

E’ il 2 aprile quando Paola, all’uscita da scuola, viene seguita dal gruppo: prima le strappano il giubbotto dalle mani per gettarlo nella spazzatura, poi gli insulti, le minacce, uno sgambetto e la situazione degenera. Paola riesce a chiamare la madre al telefono, ma nel frattempo la prendono per i capelli trascinandola dietro a un camper parcheggiato e continuando a colpirla. Non solo. Qualcuno tra i presenti filma tutto e il video in pochi giorni viene diffuso attraverso WhatsApp e i social.

Dopo il pestaggio Paola non sta bene e i genitori la portano al Pronto soccorso dell’ospedale di Ponte San Pietro da dove viene dimessa con sette giorni di prognosi per i colpi e le escoriazioni su gambe, braccia e nuca.
Scatta quindi una nuova denuncia e dopo aver recuperato foto e video dell’accaduto la mamma trasmette tutto anche alla scuola.

"Ti fucilo in bocca"

Una situazione che mette fortemente alla prova l’11enne che durante l’anno ha avuto bisogno di un supporto psicologico. Pochi giorni dopo, il gruppo è ancora lì ad aspettarla, questa volta, fuori dalla palestra dove Paola fa sport. La accerchiano e di nuovo insulti, minacce e spintoni fino all’intervento del padre e dei carabinieri.
Un’escalation di violenza che a maggio ha il suo culmine. La minacciano ancora: "Ti riempiamo di botte", "sei un cane", "puzzi", sono quelle che possiamo riportare. Le altre ben più pesanti usano un linguaggio che non dovrebbe appartenere a nessuno, men che meno a ragazzini appena 12enni.

Paola, che può contare sul sostegno della sua famiglia che non l’ha mai lasciata sola, nonostante sia provata dalla situazione, non ha smesso di combattere e sorridere. Nemmeno davanti ai messaggi minatori - "ti fucilo in bocca", "sparati" le hanno scritto - e al "tiro al bersaglio" che si scatena sui social sfociando nel pericolosissimo cyberbullismo. La cronaca purtroppo riporta sempre più spesso casi dove giovanissimi cedono sotto il peso degli insulti che minano un’autostima che si sta costruendo negli anni già difficili dell’adolescenza.

Pochi giorni prima della fine delle lezioni, in occasione di una festa interculturale Paola viene avvicinata da due ragazzine che insistono per convincerla ad avere un confronto con un’altra studentessa. Lei, però, nota nelle mani di una di loro una bomboletta di spray al peperoncino (che a scuola non sarebbe mai stata ritrovata, ndr) e si allontana spaventata rivolgendosi agli insegnanti.
Lo stesso giorno, più tardi, la discussione si riaccende nei pressi della sua abitazione: anche in questo caso è stato poi necessario l’intervento dei carabinieri finito con l’ennesima denuncia.

La mamma: "Serve più vigilanza"

La famiglia, assistita dall’avvocato Amelia Samà, ha chiesto più volte un intervento della scuola che, però, ha risposto negando che all’interno dell’edificio scolastico si fossero verificati episodi di bullismo, mentre si sarebbero registrati, piuttosto, episodi di diverbi e litigi fra gli studenti, dovuti a difficoltà di carattere relazionale. Dopo gli ultimi episodi di maggio il dirigente scolastico Eugenio Mora ha informato l’avvocato della famiglia di aver fornito ampia testimonianza e documentazione alla Tenenza dei carabinieri di Zingonia sui fatti accaduti.
Al contempo, però, ha voluto difendere l’operato della scuola informando la famiglia di quanto fatto per cercare di far vivere l’anno serenamente a Paola.
Note disciplinari, colloqui mirati e in alcuni casi anche l’attivazione di percorsi di educazione alle relazioni con il supporto della psicologa della scuola.

"Abbiamo chiesto alla scuola maggior attenzione - ha aggiunto la mamma di Paola - La bambina mangiava vicino all’insegnante, per evitare problemi in mensa, ma serve personale di vigilanza all’entrata e all’uscita di scuola".

Nonostante i fatti più gravi siano accaduti all’esterno della scuola, dall’Istituto comprensivo è partita la richiesta alla Tenenza di Zingonia di maggior sorveglianza soprattutto negli orari più sensibili.

"Non si possono chiudere gli occhi di fronte a fatti del genere - ha concluso la mamma - Mi sono sentita dare consigli come “tienila a casa gli ultimi giorni”, “cambiale scuola”, e nonostante siamo stati costretti a farlo, non voglio far cadere tutto nel silenzio. Ci sono altre famiglie in silenzio che attendono che passino gli anni. Lottiamo anche per loro".

Commenti
Roki

E' ora di finirla con l'impunibilità di questi ragazzini che si credono tutto. Sia adeguata ma l'uso di ragione per attuare fatti incresciosi ce l'hanno, giusto?? e allora paghino per quel che fanno. Ormai le famiglie, sappiamo tutti che non esistono più esistono convivenze del momento, con tutto il rispetto di quelle sane e ben strutturate, genitori tali solo per aver generato e che spesso hanno meno buon senso e ragionevolezza dei figli stessi. Adeguiamoci legalmente ai dati di fatto perchè non siano sempre i deboli a pagare il conto di gente irresponsabile, siano essi bambini, genitori o insegnanti o chichessia. E' ora di finirla e stabilire un minimo di rispetto nella convivenza comune.

Rosina

Penso che invece di "soccorrere" la povera piccola avrei dirottato le forze dell'ordine contro il clan di deficienti ragazzini prendendoli uno per uno e facendo loro passare un brutto momento. Sarei poi passata alle rispettive famiglie con moniti e provvedimenti più incisivi e come terzo intervento avrei osservato l'agire scolastico se confirme al compito assegnato agli educatori e insegnanti. Ci vuole più polso o pagheranno sempre i più deboli. Gli interventi pressi i deficientelli devono essere più incisivi ed essere d'esempio a qualcun'altro che vuole seguirne le orme.

Battoste

C'è voluto 1 anno .per capire .la maestra dov'era. In .chat su bado.aaaah h.

Pipolo

L'educazione è compito IN PRIMIS della famiglia , non della scuola. Nell articolo sembra che la squadra punitiva sia composta da orfani? Com'è?

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