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Medici di base a Treviglio: basta con il "Si salvi chi può"

Mancano i dottori, ma proprio per questo non possiamo continuare ad assegnarli senza criterio a chi semplicemente arriva primo, senza garantire la priorità ai cittadini più fragili

Medici di base a Treviglio: basta con il "Si salvi chi può"
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Settimana scorsa alcune migliaia di cittadini trevigliesi senza medico di base hanno dovuto partecipare, loro malgrado, ad un «click-day» notturno, per l'assegnazione di un migliaio di posti disponibili sotto le cure di un nuovo dottore che ha preso servizio in città. Occorre fare una certa fatica per mettere da parte la rabbia davanti a questa tragicomica stortura della celebrata sanità lombarda. Eppure è necessario sforzarci: nell'emergenza in cui versa l'assistenza sanitaria di base a Treviglio (e non solo) è più importante immaginare una soluzione, che trovare un responsabile. Anche perché, finora, le modeste contromisure di Ats Bergamo e la tragica comunicazione pubblica che le ha annunciate non hanno sortito grandi effetti nella Bassa: la percezione di molti pazienti (probabilmente sbagliata, ma tant'è) è che a tirare i fili dello spettacolo, da Bergamo o da Milano, chissà, sia una squadra di burocrati sordi e ottusi.

La "Scelta e revoca" e il dito più veloce

Come si è arrivati a tanto? Cominciamo dicendo che «Non ci sono medici» non può essere una risposta: è una premessa. Le soluzioni alla carenza di dottori sono lontane e complesse, e chi vende ricette semplici - ci sono le Regionali, tra poco - vende fumo. Il problema più urgente è oggi quello di riformare l'assegnazione dei pazienti scoperti ai (pochi) nuovi dottori che di volta in volta prendono servizio. Oggi il meccanismo è quello della «Scelta e revoca»,  che si basa su regolamenti di carattere sostanzialmente nazionale.

"Ogni cittadino ha il diritto di scegliere il proprio Medico curante tra i sanitari convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale che non abbiano superato il numero massimo di assistiti e che operino nella zona di residenza", dal sito di Ats Bergamo.

Si basa sul diritto  di ogni cittadino di scegliere il proprio medico curante: un diritto sacrosanto, pilastro del Servizio sanitario, che però l'emergenza trevigliese ha trasformato in una bizzarra fonte di ingiustizia sociale. Si può inoltrare richiesta di cambio online, allo sportello Scelta/Revoca dell'Asst, o in farmacia. Il criterio per ottenere un nuovo medico è però sempre quello del «Chi primo arriva meglio alloggia».

Una gara senza criteri

I posti sono ovviamente limitati: circa quattromila trevigliesi senza medico si arrabattano per accaparrarsi, quando va bene, mille posti. Con il pensionamento del dottor Cilluffo, a breve, saremo da capo a dodici.
Così, inevitabilmente, la richiesta diventa subito una gara al dito più veloce: appena il nuovo medico si rende disponibile sul portale regionale dedicato, anche nelle prime ore della notte, l'assalto online è selvaggio. In moltissimi peraltro, e facciamo finta di non saperlo, si connettono e accedono al servizio per conto terzi, in modo da assicurare un medico a parenti o amici. E nulla importa se a restare escluso è un trentenne tutto sommato in buona salute, o uno qualsiasi delle migliaia di pazienti cronici che hanno bisogno del proprio medico ogni settimana. In sostanza, ogni giro di giostra è un «si salvi chi può».

Uno potrebbe pensare che il problema sia l'eccesso di tecnologia, e sbaglierebbe: la scorsa settimana ad alcune centinaia di pazienti di Zogno (Val Brembana) è andata pure peggio che ai trevigliesi: la stessa gara di velocità per un posto dal medico non si è disputata online, ma «in presenza», davanti alla sede del Presidio socio sanitario territoriale   con gente in coda al gelo dalle 4 del mattino.

Priorità ai pazienti più fragili

Nessun limite, nessun criterio: vince chi arriva primo. Di più: appena un nuovo dottore si rende disponibile, è paradossalmente consentito di chiedere un posto come suo mutuato persino a chi un medico di base già ce l'ha e (legittimamente, ci mancherebbe) vorrebbe cambiarlo.

Sarà democratico, forse, ma non è giusto,  e trovare un meccanismo diverso - temporaneo, si spera -  è una questione di umanità, prima che di legalità.  Una più ragionata e responsabile assegnazione dei nuovi medici, che garantisca la priorità di accesso al servizio ai cittadini più fragili -  anziani, malati cronici, persone con patologie gravi - sembra invece ad oggi un'ipotesi extraterrestre.  Eppure non è impossibile: i Pronto soccorso funzionano già così: un codice giallo entra prima di un codice verde. Perché non dovrebbe valere anche per chi ha bisogno di ricette ed esami più frequentemente, e per ragioni più gravi, di chi invece ha la fortuna di vedere il proprio medico poche volte all'anno?

Non sarà la panacea, ma è difficile pensare che un meccanismo più equo sia peggio di questi distopici click-day. E dovrebbe essere compito della politica quello di elaborarlo, forzando la mano se occorre ma assumendosi la responsabilità di una decisione che certo limiterà la libertà di qualcuno ma garantirà davvero un diritto a chi più ne avrebbe bisogno. Perlomeno, in attesa che sul reclutamento di nuovi medici di base si facciano progressi apprezzabili. Passiamo dal «Si salvi chi può» al «Prima gli anziani, le donne e i bambini», insomma. Altrimenti non sarà solo un naufragio, sarà un fallimento sociale.

Davide D'Adda

 

Articolo aggiornato: Ats Bergamo precisa che "non è nelle sedi di ATS Bergamo che avviene l’attività di scelta e revoca del medico, ma nelle sedi territoriali dell’ASST di competenza, la quale gestisce accessi e orari". "ATS Bergamo invita il cittadino a rivolgersi all’ASST di competenza".

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