Cologno al Serio

Lacrime e grida di dolore ai funerali di Joy, il nipote: "Vogliamo giustizia"

Alle 11 la salma della 49enne nigeriana uccisa dal compagno il 28 marzo è stata tumulata nel cimitero cittadino

Lacrime e grida di dolore ai funerali di Joy, il nipote: "Vogliamo giustizia"
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Straziante l'addio dei parenti di Joy Omoragbon conclusosi alle 11 di questa mattina, sabato 6 aprile. A dare l'ultimo saluto alla 49enne nigeriana uccisa con sei coltellate dal compagno connazionale Osarumwense Aimiose, 45 anni, c'erano anche tanti colognesi e le autorità comunali.

Ai funerali di Joy tanti cittadini colognesi

Disperati. I familiari della 49enne perita sotto i fendenti del compagno, che ora è agli arresti nel reparto psichiatrico dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, non hanno nascosto la loro rabbia mista a un dolore lancinante per la terribile morte che le ha riservato il destino. Non appena il feretro è arrivato sul sagrato della Parrocchiale una delle nipoti ha gridato "Zia, zia" tra le lacrime, riservandole parole d'affetto nella sua lingua, incomprensibili all'orecchio ma chiare ai cuori di tutti. Poi l'ingresso in una chiesa dove erano presenti tanti colognesi, con la prima cittadina Chiara Drago e gli assessori in testa, a mostrare la vicinanza della comunità in questo difficile momento.  I familiari hanno ripreso la cerimonia funebre con i loro cellulari, per consentire ai tre figli della donna, Kennedy, Osarò e Sandra, rimasti in patria, di seguire in diretta social le esequie della madre.

"Questa morte è stata l'Epifania della violenza, come quella di Gesù sulla croce"

A celebrare il rito funebre il parroco don Giuseppe Navoni.

"Il giovedì santo è un giorno prezioso per i cristiani, quello in cui Gesù lava i piedi ai suoi discepoli e lascia la sua presenza nella Storia degli uomini e delle donne in un pane e in un sorso di vino - ha esordito nell'omelia - e mentre preparavamo le celebrazioni arrivavano notizie frammentarie della morte violenta di Joy. Una volta nati non possiamo non morire, ma qui la morte non è arrivata in modo naturale, per un incidente stradale o per una malattia ma procurata da una violenza che fa rabbrividire. Si può morire per mano di una persona a cui si vuole bene? Dentro la casa che è un po' un riconoscimento reciproco del cammino che si fa insieme? Situazioni come queste ci dicono che purtroppo si può morire così. E allora facciamo un parallelismo tra la morte violenta di questa donna e quella di Gesù: il giovedì santo il Signore nell'ultima cena raccoglie tutta la sua vita, perché il suo corpo spezzato lo si vedrà il venerdì santo sulla croce. Certo, lo sgomento, la tristezza, la sensazione di impotenza ci invadono in questa situazione e potremmo dire che l'ombra di Caino non è mai tramontata. Non è un caso che all'inizio delle Scritture sia incastonato il primo omicidio della Storia che avviene tra persone dello stesso sangue, addirittura, nell'ambito familiare. Se agisci male il peccato, la violenza, è accovacciato davanti alla porta di casa ma tu dominalo, dice Dio. L'uomo è un fascio di possibilità, di desideri, di bellezza, di amore ma non dimentichiamo che dentro uomini e donne c'è anche un io violento e se non stiamo attenti emerge in ogni momento: dobbiamo umanizzare questa violenza che ci abita".

Il sacerdote ha fatto un riferimento anche all'attualità dei conflitti nel mondo.

"La morte di Gesù sulla croce diventa l'epifania, la manifestazione del dolore inflitto, quello che è successo anche per Joy, ma quella croce per il suo modo di morire e per tutta la sua vita diventa anche la manifestazione dell'amore - ha continuato - Sembra un paradosso ma è così: Gesù ha interrotto la catena di violenza, perché se rispondiamo alla violenza con altra violenza, come da Caino in poi, non verrà mai conclusa, e gli scenari di guerra di oggi lo evidenziano a chiare lettere. Gesù ci ha insegnato a reagire con l'amore. Questo è pesantissimo da sentire davanti alla bara di una donna ancora giovane uccisa, e tuttavia l'epifania della violenza concentratasi sulla croce diventa proprio l'epifania di un amore fino alla fine. Ecco perché poi i Vangeli ci parlano di resurrezione: ma cos'è questa esperienza? Per noi potrebbe essere il chiamare le cose con il loro nome, lavorare sul nostro io violento, coinvolgere gruppi, strutture, comunità in percorso che mettano giustizia e pace al centro, assicurare percorsi di redenzione verso chi sbaglia".

La rabbia dei parenti, il nipote: "La sfruttava"

Il corteo verso il cimitero cittadino è stato straziante. I familiari hanno pianto e gridato tutta la loro disperazione, la loro rabbia. Poi, al campo santo, qualcuno di loro ha rivolto un pensiero alla cara defunta, prima di una preghiera insieme in inglese. Infine è stata gettata un po' di terra sulla bara, tumulata nel campo comune.

"Mia zia era una donna buona - ha raccontato provato il nipote Victor - era rimasta vedova ed era venuta in Italia da ragazza per lavorare, ogni tanto mandava un po' di soldi a casa. Poi nel 2012 ha conosciuto il compagno, che l'ha sempre maltrattata. Lui ha lavorato fino a novembre dell'anno scorso, poi non ha trovato nulla e la rimbrottava, era lei che doveva pagare l'affitto. La sfruttava: non è solo malato, è una persona cattiva. Deve essere fatta giustizia".

Anche una vicina e un'amica hanno manifestato tutta la loro amarezza.

"Joy era una brava persona, tranquilla - ha detto la vicina - non si sfogava però noi vedevamo... Lui... Un disgraziato, la famiglia le aveva detto di lasciarlo ma lei aveva paura".

"La conoscevo da quasi nove anni, sempre gentilissima, sempre un saluto ma non un bel sorriso - ha detto l'amica - perché era sempre triste. Ogni tanto mi chiedeva qualche soldo e glielo davo volentieri per aiutarla".

Poi ha aggiunto:

"Mi spiace tanto... Fai buon viaggio nella casa di Dio e proteggi da lì i tuoi figli e la tua bambina, prega per tutti noi e per tutti i tuoi parenti. Ciao bella... Ci affidiamo alla Giustizia".

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