A Palazzo Lombardia

“La voce degli occhi”: una scultura in ceramica per le vittime del Covid-19

E' stata realizzata da ceramisti di Deruta (Perugia) e russi.

“La voce degli occhi”: una scultura in ceramica per le vittime del Covid-19
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È stata inaugurata oggi, a Palazzo Pirelli, l’esposizione dell’opera “La voce degli occhi”, realizzata dai ceramisti di Deruta (Perugia) e di Gzhel (Russia) per conto dell’“Associazione Deruta Città del Mondo”. Dedicata alle vittime del Covid 19 e agli operatori sanitari, verrà donata all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo.

Il promotore è il consigliere Malanchini di Spirano

“Si tratta di una struttura di forma circolare – ha spiegato il promotore dell’iniziativa Giovanni Malanchini, Consigliere segretario dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale della Lombardia -, composta da un insieme di volti con mascherina, che gli artigiani di queste due città famose in tutto il mondo per la produzione di ceramiche artistiche hanno voluto dedicare al ricordo di quanti hanno perso la vita a causa del Covid 19 e di quanti l’hanno invece spesa per salvare gli altri. In ogni volto, realizzato da un artista diverso, viene valorizzato lo sguardo, proprio ciò che durante l’emergenza ha sostituito la parola. L’opera resterà a Palazzo Pirelli per un mese prima di essere collocata all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo, simbolo di lotta e resistenza al virus. Ho fortemente voluto questa iniziativa, che nasce dalla grande volontà dell’amica Rossella Pomanti, la quale dalla perdita del marito ha tratto la forza per dare vita a questo bellissimo progetto, che vuole essere un omaggio per tutti gli operatori che hanno combattuto in prima linea questa battaglia”.

La dg: "Una dimostrazione di stima"

"Ringrazio l'Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale, che rappresenta tutti gli eletti di Regione Lombardia, per aver voluto destinare l'opera artistica dei ceramisti di Deruta e Gzhel all'Ospedale Papa Giovanni. Per noi tale gesto costituisce apprezzamento e una dimostrazione di stima che l'istituzione regionale riconosce alla Azienda Socio Sanitaria Territoriale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, tra le prime realtà territoriali in Occidente ad essere colpita dall'emergenza Covid - ha commentato Maria Beatrice Stasi, direttore generale dell'ASST Papa Giovanni XXIII -. Questa attenzione si unisce all'affetto e alla riconoscenza che in questi mesi abbiamo ricevuto da più parti in Italia e nel mondo e che hanno fatto conoscere Bergamo, il suo ospedale e i suoi straordinari operatori su larga scala, proiettando la nostra realtà, fatta di competenze, professionalità e grande dedizione, in una dimensione ancora più internazionale"

Monsignor Dellavite: "Colori dell'arcobaleno come nuova strada di speranza"

Presente all’inaugurazione, in rappresentanza di tutti i bergamaschi che hanno lottato contro il Covid, anche Marco Carrara, di Albino, uscito dalla quarantena dopo ben 5 mesi.

Un messaggio è stato inviato dal romanese monsignor Giulio Dellavite, che a nome e per mandato del Vescovo di Bergamo ha portato il saluto e il compiacimento della Diocesi di Bergamo:

“Una urgenza mi ha impedito di essere presente, ma non di essere vicino. Come dopo ogni tempesta compare un arcobaleno, così anche i colori di queste opere li voglio interpretare come augurio di un arcobaleno che si pone come nuova strada di speranza verso il futuro. Mi piace notare che un arcobaleno compare quando la tempesta sta per finire e il bel tempo sta per arrivare, quindi è nel periodo di passaggio: il brutto è ancora all’orizzonte presente e il bello non c’è ancora del tutto, ma comincia a imporre la sua presenza. Questi colori allora diventano anche segno di una responsabilità dell’impegno alla tutela che siamo chiamati ancora a vivere. Inoltre credo che possano essere anche simbolo di tutte quelle persone che nel mezzo della tempesta hanno saputo unire la terra al cielo, la paura alla speranza, il dolore alla forza, la bassezza della pandemia all’altezza della passione della dedizione. Dio benedice tutto questo, cioè dice-bene di tutte quelle persone che in questo e per questo servizio si sono adoperate come arcobaleno, con colori diversi, come diverse sono state le competenze e le aree di servizio e di donazione. Ora tocca a noi, fare come Dio, e continuare a dire-bene, a benedire, per quanto queste opere ci ricordano, cioè la passione, la dedizione, la speranza, la volontà di vincere che ha tolto al Covid il diritto di avere l’ultima parola”.

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