La vita non si ferma: a Treviglio si continua a nascere FOTO
Sono 240 i bambini nati dall'inizio dell'anno. Ecco le informazioni utili per le donne che devono partorire a Treviglio.
In ospedale si soffre, si combatte. Nelle case si lotta e si piange in solitudine chi non ce l'ha fatta. Ma c'è un luogo anche a Treviglio dove tutto questo resta fuori. Deve restare fuori. E' un luogo quasi magico, dove la vita - soprattutto in questo momento - rinasce.
E' il reparto di maternità dell'Asst Bergamo Ovest, all'ospedale di Treviglio, dove ogni giorno sono al lavoro ostetriche e medici, infermiere e personale che continuano a sostenere tutte le donne in gravidanza e ad accogliere i bambini e le bambine che si affacciano alla vita.
La vita non si ferma
Al quarto piano dell'ospedale trevigliese si continua a gioire per l'unico dolore in grado di regalare poi la gioia più grande.
"Dal 1 gennaio 2020 a oggi sono nati 240 bambini con un aumento di 14 parti rispetto all’anno precedente - ha spiegato Antonella Villa Direttore UOC Ostetricia e Ginecologia - Dall'inizio della pandemia ad oggi i parti sono stati 117, di cui 56 maschi e 61 femmine".
Un’onda di vita che non si ferma e che ha spinto l’intero reparto a inviare un messaggio di speranza a tutti. Lo hanno fatto attraverso uno striscione appeso proprio dalle finestre del quarto piano dell’ospedale. "Dalla nostra sala parto un messaggio di speranza - si legge sul lenzuolo - la vita non si ferma". Poche parole, un arcobaleno e due fiocchi, rosa e azzurro ovviamente, dalla forza straordinaria.
Il reparto lavora a pieno ritmo
Il reparto che ha sempre garantito l’assistenza alle donne in gravidanza, in questo periodo particolare, ha adottato protocolli di sicurezza speciali per garantire la salute delle mamme e dei piccoli.
"Stiamo garantendo in sicurezza il percorso nascita: visite ostetriche, ecografie ostetriche, ambulatori di patologia della gravidanza, gravidanza a basso rischio ostetrico e diagnosi prenatale sia in ospedale che sul territorio, a seconda delle competenze delle diverse strutture - ha aggiunto Villa - Per tutte le gravide viene compilata una check-list di ingresso al reparto con la quale vengono esclusi eventuali segni di sospetta infezione; se segnalati sintomi sospetti, vengono messe in atto tutte le procedure di sicurezza".
Partorire al tempo del Coronavirus: ecco cosa c'è da sapere
Sono tanti i dubbi che attanagliano le donne in gravidanza man mano che si avvicinano al parto. Oggi, con l'emergenza Coronavirus in atto, i dubbi aumentano ancor di più. Sono molte, quindi, le donne in procinto di partorire che si stanno chiedendo se potranno contare sulla presenza del futuro papà in sala parto e se potranno, ad esempio, ricevere visite.
"La presenza del papà al momento del parto è consentita per le pazienti (ed i papà) senza alcun segno sospetto di infezione, dotati di idonei dispositivi DPI. Il papà può fermarsi nelle due ore successive al parto, senza allontanarsi dalla sala parto in cui è in osservazione la puerpera, per poi lasciare il reparto".
Diverso, invece, per le visite di parenti e amici (e anche del papà).
"Non sono consentite visite successive fino alla dimissione della puerpera, tranne casi particolari in cui è necessaria la presenza del papà anche per eventuali comunicazioni riguardante la salute della mamma e del bambino, questo per garantire la sicurezza di mamme e dei bambini - ha concluso - La sicurezza durante tutta la degenza è costantemente monitorata dal personale di reparto che vigila sugli accessi e sul rispetto delle norme di comportamento e prevenzione del contagio, anche da parte delle degenti che indossano le mascherine chirurgiche".
Consentito, invece, il rooming-in dei neonati nelle camere, ovvero la possibilità per la mamma di tenere con sé il proprio bambino o bambina per tutto il tempo che desidera.