Crema

La protesta pacifica dei ristoratori cremaschi

Almeno 50 gli esercizi aderenti, a Crema come a Castelleone e Pandino

La protesta pacifica dei ristoratori cremaschi
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Manifesti in vetrina per portare le istanze della categoria all'attenzione della collettività. Nel giorno della protesta nazionale “Io Apro“, che ha visto molti ristoratori italiani aprire in barba alle disposizioni anti-contagio, bar e ristoranti del Cremasco hanno scelto di adottare una forma di protesta pacifica, a dimostrazione del fatto che sono in grado di lavorare nel pieno rispetto delle norme vigenti.

La protesta pacifica

Per far sentire la propria voce, i ristoratori cremaschi si sono uniti allo scopo di aprire un tavolo con l'Ente. Le vetrine di bar e ristoranti sono state tappezzate dai manifesti con cui gli esponenti della categoria chiedono risposte concrete, misure più morbide che permettano loro di lavorare con continuità. Proprio come accaduto a Cologno.

"Le chiusure di questi mesi dimostrano che il virus non viaggia per tipo di attività - recita il manifesto di protesta - Ci siamo messi in sicurezza a nostre spese, per i nostri clienti e dipendenti, abbiamo seguito le regole che ci hanno dato. Tornare a lavorare è una necessità economica e psicologica per noi, tutti i nostri dipendenti e fornitori. Con le nostre attività diamo lavoro a migliaia di persone, contribuendo a far fronte alla crisi economica in atto. Siamo attività di servizio alla comunità, siamo ospitalità, siamo uno dei migliori settori economici trainanti del paese. Ora siamo in ginocchio, chiediamo di essere equiparati alle altre attività commerciali".

Richiesta di deroga

Alla protesta hanno aderito esercenti di Crema, Castellone, Pandino. Un gruppo in costante crescita che conta già una cinquantina di membri. Venerdì 15 gennaio una delegazione ha incontrato la sindaca Stefania Bonaldi per testimoniare il momento drammatico che la categoria sta attraversando. La sindaca ha espresso loro vicinanza, dichiarando altresì l'impossibilità di allentare qualsiasi restrizione. Nel frattempo però, con lo scattare della zona rossa in Lombardia, l'Amministrazione ha chiesto una deroga delle restrizioni in ragione dei bassi indici di contagio nella Provincia, auspicando una ridefinizione del dpcm.

"Valutare l'opportunità di trattamenti differenziati, nelle misure anticovid, su base provinciale e non regionale - ha spiegato - Con il presidente della Provincia e i colleghi di Cremona e Casalmaggiore abbiamo posto il tema al Ministro Speranza e al Presidente Fontana".

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