La protesta delle onoranze funebri: «Abbiamo dato tutto, ora basta: ci fermiamo»
L'annuncio dato dal presidente della categoria nella Lia: «Le istituzioni non ci hanno ascoltato. Non si tratta di garantire o non garantire un servizio. Si tratta di non contribuire alla diffusione di un virus che sta uccidendo centinaia di persone»
Aggiornamento: Sciopero revocato grazie ad Ats Bergamo LEGGI QUI
Non si ferma la protesta delle onoranze funebri. Dopo tanti appelli inascoltati i membri della categoria hanno preso una decisione che rischia di mettere ulteriormente in ginocchio una città e una provincia allo stremo: le imprese di onoranze funebri, a partire da lunedì 30 marzo, si fermeranno.
La protesta delle onoranze funebri "Ci fermiamo"
A comunicarlo è Antonio Ricciardi, presidente della categoria Onoranze Funebri della Lia (Liberi imprenditori associati) Bergamo, che ha dichiarato: "Dopo aver più volte lanciato l’allarme, siamo chiamati a fare l’unica scelta responsabile per il bene della collettività. Abbiamo dato tutto quello che potevamo sul campo, ogni giorno e ogni notte, perdendo anche amici e colleghi. Vorremmo fortemente continuare con lo stesso impegno, ma in assenza di un intervento delle istituzioni, per noi la priorità è difendere la cittadinanza, della quale anche noi facciamo parte. Chi oggi fa annunci sul garantire il servizio senza protezioni o controlli è un irresponsabile, o non ha ben chiaro a quali pericoli sta esponendo tutta la collettività. Non si tratta di garantire o non garantire un servizio. Si tratta di non contribuire alla diffusione di un virus che sta uccidendo centinaia di persone".
Le richieste degli operatori
Ormai da settimane le singole aziende del settore e la Lia chiedevano che ci fosse maggiore attenzione per l’attività delle onoranze funebri, alle prese con lo spropositato e drammatico aumento di decessi che sta colpendo la Bergamasca. Chiedevano una sorta di tavolo di confronto per poter avere supporto, ma soprattutto materiale di protezione quali guanti, mascherini, camici. La risposta, però, pare sia stata soltanto un imbarazzante silenzio. A poco sono serviti gli appelli sui giornali e i numerosi servizi in televisione.
Le richieste degli operatori sono chiare e comprensibili: il monitoraggio degli operatori tramite tamponi periodici, così come dovrebbe essere per tutti gli operatori sanitari, e un canale di fornitura prioritario (a pagamento) di dispositivi di protezione individuale. Anche perché sono sempre di più, negli ultimi giorni, i dipendenti di società di onoranze funebri che si sono ammalati, anche gravemente. Lo stop annunciato rischia di essere un colpo durissimo per Bergamo e la sua provincia, che stanno faticando enormemente a gestire l’improvvisa e drammatica impennata di morti dell’ultimo periodo.