La Procura di Bergamo chiude l'inchiesta Covid: 19 indagati
Soddisfazione da parte dell'associazione dei famigliari delle vittime e dei loro legali
La Procura di Bergamo ieri, mercoledì 1 marzo, ha chiuso l'inchiesta sulla gestione della prima ondata Covid. Gli indagati sono diciannove, con diversi nomi noti: l'allora premier Giuseppe Conte e l'allora ministro della Salute Roberto Speranza, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana e l'ex assessore regionale al Welfare Giulio Gallera, ma anche l'allora capo della Protezione Civile Angelo Borrelli, diversi dirigenti e funzionari del Ministero della Sanità, il presidente del Consiglio superiore della sanità Franco Locatelli, il presidente dell'Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro e l'allora coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo.
Chiusa l'inchiesta Covid
Come riportano i lanci d'agenzia, la Guardia di Finanza ha avviato in queste ore le notifiche degli avvisi conclusivi per i reati di epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo e rifiuto di atti di ufficio. Per l’ex premier Conte (accusato di epidemia colposa aggravata e omicidio colposo plurimo) e l’ex ministro Speranza (accusato di epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo e rifiuto di atti di ufficio) si prepara la trasmissione degli atti al Tribunale dei ministri.
Come noto, l'inchiesta, coordinata dalla pm Maria Cristina Rota, ha riguardato tre diversi filoni d'indagine: il principale è quello legato alla mancata istituzione della zona rossa in Val Seriana, misura che, stando alla consulenza del microbiologo (e oggi senatore del Pd) Andrea Crisanti, avrebbe evitato oltre quattromila vittime; il secondo filone è invece quello relativo al mancato aggiornamento e la mancata applicazione del piano pandemico nazionale e regionale, che era fermo al 2006; infine, l'ultimo filone riguarda quanto avvenuto il pomeriggio del 23 febbraio 2020 all'ospedale di Alzano Lombardo, quando furono individuati i primi casi bergamaschi di Covid.
Come riporta Prima Bergamo la chiusura dell'indagine (che era attesa già alla fine del 2022) è solo il primo passo verso un possibile processo, che la Procura di Bergamo si auspica ma che è tutt'altro che scontato.
La soddisfazione dei famigliari delle vittime
Soddisfatti per questo importante passo i famigliari delle vittime che, per ottenere giustizia, hanno dato vita all'associazione #Serenisempreuniti e non hanno mai abbandonato mai la speranza di riuscire a far luce su quei primi giorni di emergenza e sulle decisioni che vennero prese.
“Da oggi si riscrive la storia della strage bergamasca e Lombarda, la storia delle nostre famiglie, delle responsabilità che hanno portato alle nostre perdite. La storia di un’Italia che ha dimenticato quanto accaduto nella primavera 2020, non a causa del Covid19, ma per delle precise decisioni o mancate decisioni”.
Il direttivo dell’associazione dei familiari delle vittime Covid19 #Sereniesempreuniti commenta così la chiusura delle indagini della Procura di Bergamo che nella maxi inchiesta sul Covid19 ha rinviato a giudizio 19 persone.
“Da sempre ci siamo battuti per la verità per i nostri cari - continuano gli esponenti del direttivo dell’associazione - nonostante l’omertà che ha sempre contraddistinto questa storia. Siamo andati avanti senza mai scoraggiarci nel percorso di memoria e di giustizia, confidando nella magistratura, e oggi non possiamo fare altro che ringraziare la dottoressa Rota, il suo team, e il Procuratore di Bergamo Antonio Chiappani”.
“Questa decisione non ci restituisce i nostri cari e non cancella le lacrime che abbiamo versato, ma onora la memoria di chi ha pagato in prima persona. A noi che restiamo dà la forza per continuare a combattere con ancora più determinazione le nostre battaglie: quelle della memoria e della difesa della dignità della vita e della morte, perché il sacrificio dei nostri cari non sia vano e mai più una pandemia o una qualsivoglia emergenza ci trovi così impreparati”.
I legali: "Posata una pietra miliare nel percorso verso la giustizia"
Un ringraziamento poi ai legali che hanno seguito passo passo le famiglie delle vittime: gli avvocati Consuelo Locati, Alessandro Pedone, Luca Berni, Giovanni Benedetto e Piero Pasini che hanno espresso soddisfazione "per il lavoro della Procura di Bergamo a cui va riconosciuto il merito di avere pervicacemente ricercato le risposte da dare ai cittadini, in primis bergamaschi e lombardi, che da quasi tre anni si interrogano per conoscere i fatti e a dare una spiegazione alle migliaia di morti".
"Ora si sa che quelle persone hanno pagato il prezzo della inefficienza e della incompetenza istituzionale, ad ogni livello, e oggi finalmente qualcuno sarà chiamato a rispondere delle sue responsabilità - proseguono i legali - Gli esiti dell'indagine sono anche una risposta ai tanti familiari che si sono affidati alla Magistratura per opporsi ad un sistema e a cui abbiamo e ha cercato di offrire il miglior supporto tecnico, assistendoli durante la posa di questa pietra miliare nel percorso verso la giustizia, verso la dignità dovuta a quei corpi accatastati cui era stata negata anche la dignità della sepoltura”.