La parrocchia di San Michele Arcangelo di Arcene corre in soccorso della famiglia sfollata a causa dell’incendio scoppiato il 15 novembre in via Umberto I, offrendole ospitalità per i prossimi due mesi.
Pur trattandosi di una sistemazione temporanea, l’umile abitazione messa a disposizione dalla chiesa ha consentito alla famiglia originaria del Marocco e composta da due genitori e tre figli, di cui due minori di 11 e 16 anni, di avere quasi subito un tetto sotto cui rifugiarsi dopo il rogo divampato attorno alle 21 dello scorso sabato, che ha distrutto buona parte della loro dimora situata in un caseggiato a pochi metri dal centro del paese.
L’incendio e i soccorsi
Probabilmente causato dal cortocircuito di una lavatrice, lo scorso weekend l’incendio si è velocemente propagato su tutto il terzo piano dell’edificio, dove purtroppo ha trovato terreno fertile per via della struttura interamente in legno del suo tetto.
Poco dopo, l’allarme è stato lanciato proprio dai diretti interessati, che si trovavano al piano inferiore dello stabile quando sono stati investiti improvvisamente da una colonna di fumo che li ha spinti ad abbandonare l’appartamento e a riversarsi in strada. Qui il capofamiglia ha allertato subito i soccorsi, che nel giro di poco tempo sono giunti sul posto.
Oltre a un’ambulanza e a diverse pattuglie di carabinieri provenienti dalle stazioni di Treviglio, Verdello e Caravaggio, sono intervenuti anche sei mezzi dei vigili del fuoco di Bergamo, Treviglio, Romano e Dalmine, a cui in un secondo momento si è aggiunta un’autoscala arrivata da Sesto San Giovanni.
I danni registrati dall’edificio
Il lavoro congiunto di tutti i pompieri ha permesso di domare le fiamme in circa due ore, che purtroppo sono state sufficienti a far registrare conseguenze gravissime sull’intero immobile. La sua copertura in legno infatti, è andata completamente distrutta, così come buona parte dell’ultimo piano, mentre evidenti danni sono stati riscontrati anche alle solette degli altri piani.
In virtù di tali conseguenze, le forze dell’ordine hanno deciso di dichiarare inagibile l’edificio e di far evacuare il resto del caseggiato per motivi precauzionali, obbligando di fatto le restanti 35 persone che abitano al suo interno a trascorrere altrove la notte tra sabato e domenica.
Alcune di loro hanno dormito in macchina, mentre altre si sono divise tra le dimore di qualche familiare e il mini-accampamento allestito dalla Protezione civile nella sala polivalente di Cascina Masciadri.
L’indomani mattina poi, a queste 35 persone è stato concesso di fare ritorno nelle proprie case, a differenza della stessa famiglia marocchina che ha potuto rimettere piede nel suo appartamento soltanto per pochi minuti e sotto l’occhio attento dei vigili del fuoco, per poter recuperare quei pochissimi effetti personali sopravvissuti alle fiamme e constatare gli effettivi danni subiti dalla struttura.
Per porre rimedio a questi ultimi, sarebbe necessario un enorme dispiego di tempo e denaro, di cui al momento la famiglia purtroppo non dispone.
Il commento del sindaco Ravanelli
“Sfortunatamente la casa in cui è divampato l’incendio difficilmente potrà essere recuperata, se non attraverso interventi costosi e di lunga durata – ha commentato il primo cittadino Roberto Ravanelli, che sabato sera e domenica mattina non ha fatto mancare la sua presenza sul luogo della catastrofe, accompagnato dal vicesindaco Vladimiro Poletti – Tuttavia, l’emergenza abitativa è stata risolta grazie al buon cuore del nostro parroco, don Franco Cortinovis, che per i prossimi due mesi ha messo a disposizione della famiglia sfollata un appartamento che si trova nell’oratorio di Arcene e che di solito è utilizzato come residenza dai curati che si succedono nel nostro paese. Nel frattempo, la famiglia dovrà reperire un nuovo alloggio sul mercato immobiliare, in cui trasferirsi al termine dei due mesi, ma per fortuna adesso la situazione si è stabilizzata”.